Non esistono alimenti a calorie negative. Diversi giornali e blog stanno dando largo spazio ad articoli che sottolineano come sia possibile tornare velocemente in forma dopo il periodo estivo, grazie all’assunzione di cibi a calorie negative.
In questo articolo
Alimenti a calorie negative: i più citati sono gli ortaggi come sedano e cetriolo
In pratica l’idea è che ci siano alimenti che forniscono così poche calorie, che tra masticazione e digestione impiegherebbero più calorie di quelle ingerite. Il concetto sembra semplice. Basta mangiare i cibi a bassa densità calorica, che contengano pochi macronutrienti, quindi carboidrati, grassi e proteine e che al contrario siano ricchi di fibre e acqua. Tra gli alimenti indicati ci sono il sedano, che fornisce appena 16 calorie ogni 100 grammi, e il finocchio, che ne apporta una trentina. Anche il cavolfiore è un alimento ipocalorico, con un apporto di 25 calorie ogni 100 grammi, il cetriolo solo venti.
La dieta catabolica
Il primo a parlare di alimenti a calorie negative è stato il dietista americano Victor Hugo Lindlarh. È stato lui nel 1929 a indicare la “dieta catabolica”. Si basava su un regime alimentare con cibi che richiedono grandi quantità di energia per essere digeriti. A cento anni di distanza alcuni esperti sono ancora convinti che i processi di masticazione e digestione di questi alimenti richiederebbero un dispendio energetico superiore alle calorie fornite dall’alimento.
Sono comunque spezza fame preziosi
Ovviamente mangiare questi cibi aiuta a stare in forma e a perdere peso, pur non esistendo gli alimenti a calorie negative. Assumere un cetriolo o un finocchio ad esempio come spezzafame è una scelta ideale. Contengono molta acqua, che gonfia la fibra contenuta in questi cibi, facendoci sentire sazi e apportando pochissime calorie.
Alimenti a calorie negative: cosa dice la scienza
Dal punto di vista chimico però non si può affermare che esistano cibi di questo tipo. La cosiddetta termogenesi indotta dalla dieta (TID) è l’energia necessaria all’organismo per scomporre e rendere utili i nutrienti ingeriti. In realtà però è solo una parte dell’energia assunta con quell’alimento. È maggiore per i cibi ricchi di proteine (25-30%), minore con i grassi e i carboidrati. Comunque non supera mai il valore calorico dell’alimento. In medi si stima che la termogenesi indotta dalla dieta arrivi a bruciare il 10% del totale delle calorie introdotte. In più va ricordato che masticare un chewing per un’ora secondo la Mayo Clinic, uno dei centri di ricerca più importanti del mondo, fa bruciare non più di 11 calorie all’ora.
L’unico studio a supporto è fatto sulle lucertole
A sostegno della tesi dei cibi a energia negativa c’è un unico studio, eseguito sul modello animale e non sottoposto neanche al controllo di esperti indipendenti, come in genere avviene prima della pubblicazione sulle riviste scientifiche. Tra l’altro anche le dosi usate sono improponibili nella vita di una persona. Nel modello animale utilizzato si faceva mangiare una quantità di sedano pari al 5 per cento. Come se una persona media di 70 chili potesse mangiare 3,5 chilogrammi dell’ortaggio.