Stressata, nostalgica del passato e alla ricerca di conforto nella musica. È questo il profilo della Generazione Z tratteggiato dalla quarta edizione di Culture Next, il report annuale di Spotify sulle tendenze che definiscono le nuove generazioni. Dai dati raccolti dall’indagine, emerge che il 67% dei nati tra la fine degli anni Novanta e i primi dieci anni del Duemila (contro il 48% dei Millennial, che invece sono la generazione precedente, tra l’inizio degli Ottanta e la fine dei Novanta) fa costantemente i conti con lo stress.
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Una generazione stressata
«Questo sentimento è legato a doppia mandata con la pressione che viene esercitata dalla società moderna sui giovani», commenta Giampaolo Perna, responsabile Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X e direttore scientifico Humanitas Psico Medical Care. «L’aumento di velocità che il mondo social e digitale, in costante evoluzione, impone, costringe i giovani a esserci sempre e subito. Questo però ha un prezzo da pagare, che è quello di una vita vissuta superficialmente, senza poter davvero fermarsi per alzare la testa e guardare il proprio futuro».
Eppure il loro desiderio è farlo: i giovani d’oggi non vogliono rinunciare ai valori, vogliono fare qualcosa che conta, per loro, per l’ambiente e per il domani di entrambi. «Il loro è uno stress figlio della crisi esistenziale. Sono ragazzi in bilico tra i valori e la semplicità del passato e la velocità e la virtualità del presente e del futuro».
Lo sguardo nostalgico al passato
E infatti oltre un terzo della Generazione Z ritiene di essere nato nel decennio sbagliato. E guarda al passato con occhi nostalgici, con la convinzione che un tempo le cose fossero meno complicate e che la vita (lo pensa il 59% del campione) fosse migliore prima dei social media. «Sono ragazzi più pragmatici. Cresciuti in un’epoca di crisi economiche e ambientali in cui la quotidianità e le prospettive future si presentano più complicate e meno solide del passato. Per questo è una generazione ecologista, preoccupata dell’ambiente», prosegue l’esperto.
«Il sentimento nostalgico di un passato che non hanno vissuto nasce probabilmente dalla sensazione che il presente sia più complesso e non ben radicato nei valori». Se le vecchie generazioni guardano ai decenni passati come a qualcosa di statico, semplicemente da ricordare, la Generazione Z sembra rimpiangerli, pur non avendoli mai vissuto.
Generazione Z e i social: odio e amore
In questo quadro è come se tra gli adolescenti di oggi e i social network, con cui sono praticamente nati e cresciuti, si sia instaurato un rapporto di amore-odio. «C’è amore verso il mondo che i social hanno permesso, e l’odio verso i limiti che le interazioni digitali hanno imposto ai rapporti umani», osserva Perna.
Dopotutto, «i social hanno allargato il campo delle interazioni, favorendo le persone timide e ansiose. Ma anche creato relazioni oligosensoriali, cioè che crescono sulla base di pochi sensi, essenzialmente vista e udito. La sensazione è che i rapporti polisensoriali del passato, che si basavano molto sul contatto fisico, sul tatto, sull’olfatto e sul gusto, fossero più completi». Il 58% dei più “adulti” tra i ragazzi appartenenti alla Generazione Z ha infatti dichiarato di sentirsi stremato dalle continue sollecitazioni della cultura tecnologica e dei social. Allo stesso tempo, però, i contenuti audio, come la musica e i podcast, sono utilizzati per affrontare e gestire alcuni stati emotivi.
Musica e podcast: fonte di conforto e risposte
Dalla ricerca emerge che il 67% degli Z ascolta ed utilizza musica e altri contenuti audio per affrontare stress e ansia, mentre il 57% per trovare conforto o rilassarsi. «La musica è uno straordinario strumento per ridurre lo stress e suscitare emozioni positive. Uno strumento che va al di là delle generazioni, ma che nel presente digitale assume un ruolo ancora più importante» conclude Perna. «Perché il mondo della generazione Z è molto visivo, digitale, ma quello della musica permette una profondità e una tranquillità che nell’esterno non trova spazio».
Per quanto riguarda gli altri contenuti audio, il 61% del campione tra i 18 e i 24 anni ascolta i podcast per trovare le risposte a domande difficili o personali prima di parlarne con la propria famiglia. Il genere dedicato alla salute mentale, non casualmente, è proprio quello preferito dalla Generazione Z, tanto che nei primi mesi del 2022 l’ascolto di questi contenuti ha registrato un incremento notevole (di oltre il 70%) rispetto all’anno precedente.