Lo sport è il mio pane quotidiano. Da bambina mi informavo per fare bella figura con papà, che mi portava con lui tutte le domeniche a vedere gare e partite, poi quando a 22 anni sono entrata per la prima volta nella redazione di Sky Sport, ho iniziato a farlo per lavoro. E non ho mai smesso, perché lì sono nata e cresciuta professionalmente: prima con la pallavolo, poi con il calcio internazionale, seguito dalle Olimpiadi di Londra e da quelle di Sochi, e infine con la Formula 1. Per me il lavoro è una comfort zone, non solo perché rispecchia il mio carattere e le mie passioni, ma anche perché – e chi condivide con me la redazione e le trasferte lo sa bene – non mi ha mai stressato.
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Una mattina mi sono ritrovata il viso pieno di sfoghi e di brufoli
O almeno, così pensavo fino a una decina d’anni fa. Sì, se ricordo bene era proprio il 2012, quando ho iniziato a volare da una parte all’altra del mondo per seguire manifestazioni internazionali. Ero in un frullatore, con pochi momenti di pausa e un costante jet lag, ma tutto sommato felice e soddisfatta, come sempre, di fare il lavoro che avevo sempre desiderato.
Eppure, mentre la mia mente viaggiava a 800 chilometri all’ora con gli aerei e inseguiva atleti e sportivi di tutto il mondo, il mio fisico sarebbe rimasto volentieri a letto a riposarsi. Ho sempre pensato che sia stato per questa sofferenza di fondo che una mattina, all’improvviso, mi sono ritrovata il viso pieno di sfoghi e di brufoli a 27 anni. Per me l’acne è stata una sorpresa, perché da adolescente non ne avevo mai sofferto, ma anche la scoperta di una sensibilità del mio corpo che ancora non conoscevo. Il segnale era inequivocabile.
All’inizio l’acne mi metteva a disagio
Prendere confidenza con l’acne non è stato immediato. Anzi, posso dire senza remore che è stato un percorso lungo e ancora non perfettamente concluso. All’inizio era un disagio, non solo per il mio lavoro, che mi richiede ogni giorno grande visibilità, ma in generale per la società in cui viviamo, dove l’apparenza conta più che in ogni altro periodo storico. Un tempo a essere perfetti erano solo gli attori e le modelle, oggi possiamo esserlo tutti, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Basta fare una foto, mettere un filtro e condividerla. E perché io, all’interno di questo panorama, dovrei mettere in mostra la mia acne? Perché i brufoli non dovrebbero crearmi disagio?
È ovvio che sia così ed è un punto importante su cui riflettere, perché a me è capitato da adulta, con la consapevolezza e la sicurezza di una donna che fa la giornalista televisiva e ha passato da tempo le turbe adolescenziali, senza contare la possibilità di avere un team di persone che ogni giorno mi trucca per andare in onda, ma quando accade a 12, 15 o 16 anni, chi ci viene in aiuto? In quell’età di passaggio le insicurezze sono amplificate, non sappiamo ancora chi siamo e quale sia il nostro posto nel mondo, e un viso tempestato di pustole e punti neri può alimentare il malessere. Io lo capisco perché in piccola parte, persino da adulta, è capitato anche a me.
Dalla pillola ai prodotti topici: ho provato diversi rimedi ma non mi hanno soddisfatta
A ripensarci mi viene da ridere, ma i primi tempi, quando parlavo con le persone, mi sembrava che tutti guardassero i brufoli. Nella mia testa gli sfoghi erano giganti, dei mostri che chiunque notava immediatamente e osservava con disgusto! La situazione, in realtà, non era così drammatica, ma dal mio punto di vista sì. E più ci pensi, più ti stressa, e più ti stressi, più il tuo corpo si sfoga con altri brufoli. Ed ecco che il circolo diventa vizioso.
Ovviamente la comparsa dell’acne ha coinciso con l’inizio di un percorso di ricerca della cura più adatta al problema. Inizialmente ho riposto le mie speranze nella pillola contraccettiva, che avevo iniziato a prendere per regolarizzare il ciclo in quel periodo sballato dai continui viaggi, ma è stata pressoché inutile. Così mi sono affidata a diversi dermatologi, ho provato prodotti topici e poi anche antibiotici, ma non ero mai completamente soddisfatta.
Una skin therapist mi ha insegnato che per curare l’acne ci vuole pazienza
La svolta è arrivata circa un anno fa, quando ho conosciuto una skin therapist, Alice Lastrato, di cui mi avevano parlato delle amiche. Alice non è un medico, la definirei piuttosto un’esperta della pelle e in particolare della risoluzione dell’acne. Con lei ho iniziato un percorso di accettazione che, per prima cosa, mi ha insegnato a non avere fretta: per far crescere i capelli lunghi ci vuole pazienza, per dimagrire ci vuole pazienza, per curare l’acne ci vuole pazienza.
La prima volta che ci siamo viste è stata quasi una chiacchierata psicologica, introspettiva. Mi ha chiesto se conoscevo la mia pelle, se avrei saputo descriverne le caratteristiche e quale beauty routine seguivo. Perché le terapie che prescrivono i dermatologi sono basilari, soprattutto per risolvere il problema acuto, ma ancora di più lo sono i trattamenti, le creme e il modo in cui ci prendiamo cura della pelle tutti i giorni, nel lungo periodo.
Ho modificato la mia beauty routine
Io ho scoperto di sapere davvero poco sulla mia cute e di sbagliare tante cose. Ad esempio, facevo spesso degli scrub perché pensavo fossero utili per la pelle grassa, ma Alice mi ha spiegato che esfoliare non era l’ideale. La mia pelle non era grassa, era sensibile! E quindi andava anche nutrita con una crema idratante, prodotto che non acquistavo temendo di appesantirla. Così, mese dopo mese, ho imparato metodicamente la mia beauty routine, con latte detergente, tonico, siero e crema.
Una volta al mese faccio una pulizia del viso e ogni tanto delle maschere calmanti. Poi ho imparato a non rimanere truccata dopo il lavoro, mentre pratico sport: prima tornavo a casa da Sky, facevo una bella coda e via, andavo a correre. Invece ora ho iniziato a struccarmi per far respirare la pelle. E anche se all’inizio l’idea di eliminare il make up non mi allettava, timorosa di mettere in mostra i brufoli se incontravo qualcuno, poi ho imparato a non darci peso.
L’acne mi ha insegnato la pazienza
Accettare che ci vuole del tempo per curare l’acne e nello stesso tempo accettarsi sono state le due lezioni principali di questo percorso. Oggi non ho ancora eliminato del tutto le imperfezioni, ma non le vivo più con il disagio dell’inizio. L’acne mi ha insegnato a prendermi maggiore cura della pelle e a ritagliarmi dei momenti intimi e rilassanti. Struccarsi con calma, massaggiarsi il viso, guardarsi da vicino, sono delle coccole che dobbiamo concederci. Allo stesso modo dobbiamo concederci di non essere sempre in ordine. Credo che la condivisione degli inestetismi cutanei da parte di chi ha visibilità e gode di un’aura di perfezione sia fondamentale per metterci tutti sullo stesso piano ed evidenziare che chiunque può aver sofferto per la sua presenza e che quello che vediamo in televisione o sui social media non è sempre reale.