No Taboo, Only Love

No Taboo, Only Love: la malattia di La Peyronie

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No Taboo, Only Love: benvenuti in questo spazio intimo e accogliente, dedicato alla sessualità, alle problematiche ad essa correlate e al benessere di coppia. In questo podcast cerchiamo di rispondere, in maniera semplice e schietta, a tutte quelle domande che nessuno osa porre sul sesso perché considerate, ancora oggi, tabù. A dialogare con Chiara Caretoni, giornalista e conduttrice radiofonica, troviamo Gaia Polloni, psicologa, psicoterapeuta, sessuologa clinica ed esperta in andrologia e Andrea Cocci, specialista in urologia, andrologia e chirurgia robotica.

Nella puntata di oggi parliamo della malattia di La Peyronie, patologia caratterizzata dalla formazione di tessuto fibroso cicatriziale all’interno dei corpi cavernosi che si trovano localizzati nella parte centrale del pene.

Gruppo San Donato

Malattia di La Peyronie: di che cosa si tratta

È una malattia a origine sconosciuta che contempla lo sviluppo di una calcificazione o placca nel pene. All’interno del pene ci sono due strutture elastiche e impermeabili che si chiamano corpi cavernosi che, irrorate di sangue, si gonfiano e diventano rigide in modo da dare l’erezione. La malattia di La Peyronie è un indurimento di queste strutture e quindi l’origine di quella che volgarmente viene chiamata “placca”. In taluni pazienti può portare all’origine di una curvatura, ad altri ad una diminuzione della lunghezza del pene e ad altri ancora una disfunzione erettile. La fascia di età più colpita va dai 55 ai 65 anni, anche se purtroppo colpisce in generale tutte le fasce d’età, in particolare chi ha già una familiarità con questa malattia.

Patologia e malattia sistemiche: c’é correlazione?

La letteratura ci dà delle info in merito, dicendo che i pazienti con malattie metaboliche, come per esempio il diabete o l’ipertensione, hanno una predisposizione maggiore allo sviluppo della malattia di La Peyronie. Va anche detto che i pazienti che hanno subito interventi pelvici (al pene, alla prostata, alla vescica), che possono in qualche modo aver stimolato negativamente il pene, hanno più possibilità di sviluppare severamente questa patologia.

I segni distintivi

Ha un suo ciclo: nasce come una dolenzia al pene, senza alcun segno diverso. Successivamente col tempo il paziente inizierà a percepire una placca sul pene che porterà in seguito ad una vera e propria curvatura che purtroppo è degenerativa. Questo è solitamente il percorso classico ma una buona parte di pazienti, tra il 30/40%, manifestano una curvatura del pene diretta, repentina e che non cambia nel tempo. Questo dovrebbe far comprendere quanti lati oscuri sono ancora presenti su questa malattia.

Malattia di La Peyronie e rapporti sessuali: i rischi

L’impossibilità ad avere rapporti sessuali può verificarsi e può essere la conseguenza di due fattori: la disfunzione erettile o l’incapacità a penetrare per via della curvatura. La disfunzione erettile negli uomini con malattia di La Peyronie, può essere correlata alla curvatura ma anche alla progressione della malattia, alla compressione dei vasi sanguigni e anche al dolore. L’impossibilità di penetrare è invece prettamente correlata alla severità della curvatura: le curvature cosiddette “ventrali”, ovvero quelle che vanno verso il basso, rendono la penetrazione più difficoltosa rispetto a quelle “dorsali”, verso l’alto. Un altro fattore importante è il grado della curvatura, questo per sottolineare come solo le curvature severe rappresentano un effettivo impedimento alla penetrazione. Ovviamente la penetrazione anale, eterosessuale o omosessuale, sarà ancora più difficile perché lo sfintere anale è più stretto e rigido rispetto alla vagina. Bisogna però prendere in considerazione altre cose: chi ha un incurvamento importante può provare fastidio e dolore durante la penetrazione, alcuni anche in fase di erezione. Poi ci sono dei pazienti che non riescono ad avere rapporti penetrativi, non tanto per un dolore reale, ma per la paura di provare dolore o provocarlo. La disfunzione e l’impossibilità di penetrazione non sono gli unici risvolti di questa malattia: alcuni uomini riportano una diminuzione della sensibilità peniena, altri sviluppano un’eiaculazione precoce, che è sempre conseguente ad una disfunzione erettile. Infine la malattia di La Peyronie può intaccare il desiderio sessuale per via dei cambiamenti fisici e dei risvolti psicologici.

Curvature peniene: l’urologo ne individua 3 principali

Sotto i 30 gradi si definisce una curvatura che in alcun modo dovrebbe essere corretta farmacologicamente o chirurgicamente, salvo che questa non vada ad impattare sull’aspetto psicologico del paziente. La seconda è una curvatura definita “moderata”, che va dai 30 ai 45 gradi: ha un’indicazione all’intervento chirurgico, piuttosto che a delle terapie farmacologiche precise. La successiva è la “moderato-grave”, tra i 45 e 90 gradi. In questo caso l’indicazione è piuttosto perentoria, urge sicuramente una terapia farmacologica di qualche tipo. Oltre queste esistono le curvature “severe”, sopra i 90 gradi, che hanno solo indicazione chirurgica. Queste nello specifico, sono quelle che hanno poi le conseguenze più gravi.

Focus sui partner: provano dolore?

È possibile certo, ma solo in caso di curvatura severa. Ci sono certe donne che riportano di provare dolore anche quando non sembra classificabile rispetto alla severità della curvatura, ma in questi casi questo dolore può essere riconducibile ad una scarsa eccitazione, e quindi lubrificazione, da parte della donna.

Estetica del pene compromessa: i risvolti psicologici sulla coppia

Questa malattia va ad incidere il più delle volte sull’identità sessuale del paziente che in questo contesto identifichiamo come la sua seduttività, appetibilità, la sua capacità sessuale. Tanti degli uomini che hanno questa malattia sentono di avere un brutto pene, deforme, anormale e di conseguenza di sentirsi meno uomini . Questa percezione negativa del proprio corpo va ad influenzare la sicurezza di se e quindi anche il modo di porsi, mettersi in gioco. Chi è single può fare molta più fatica a trovare un* partner, mentre chi è in una relazione può sviluppare la paura del tradimento, arrivando ad evitare totalmente i rapporti sessuali per proteggersi da eventuali fallimenti. Bisogna menzionare anche una parte considerevole di questi uomini che sviluppa una “dismorfofobia peniena”, ovvero una percezione distorta e non veritiera del proprio pene. È come se queste persone si ossessionassero con l’aspetto del loro pene, non riuscendo a vedere null’altro oltre la curvatura peniena, anche quando questa è di minima identità. Questi uomini continuano a fare quello che gli specialisti chiamano “surgeon shopping”, ovvero lo shopping dei chirurghi, continuando a richiedere pareri da molteplici specialisti di settore sperando di trovare quello che possa rimuovere quella che è un’impercettibile curvatura. In questi casi sarebbe indispensabile l’intervento di uno psicoterapeuta.

Malattia di La Peyronie: tutte le terapie disponibili

Non è soltanto una malattia organica, ma impatta molto anche sulla psicologia del paziente. È opportuno quindi, quando si parla di terapie, prendere in considerazione tre fattori: il primo è il desiderio del paziente, quello che è disposto a fare per avere di nuovo una silhouette soddisfacente del pene. Il secondo è quello che realmente possiamo fare con tutti i mezzi a nostra disposizione. Come ultimo bisogna sempre considerare cosa dicono le linee guida e i trattamenti disponibili e approvati, perché spesso il paziente si presenta in ambulatorio con la speranza di avere il pene di prima, nonostante sia impossibile. La placca presente resterà a vita ma si può intervenire in maniera soddisfacente sulla curvatura ad essa correlata. Con le curvature sotto i 30 gradi cerchiamo di convincere il paziente a non sottoporsi a nessun trattamento, trattandosi di una malattia totalmente benigna. Su curvature moderate, invece, si propone al paziente trattamenti conservativi tramite iniezioni nella placca, affiancate da esercizi di “trazionamento” del pene. Su curvature superiori, la chirurgia è l’unica possibilità che il paziente deve considerare. Bisogna però sottolineare che quando si parla di chirurgia può essere di due tipi: quella conservativa, in cui si va a creare delle trazioni con i punti di sutura, in modo da riallineare la curvatura del pene. È un intervento molto semplice che però ha uno scotto da pagare: la perdita di lunghezza del pene, poiché l’intervento è proprio un “accartocciamento” della parte sana opposta alla curvatura. Se invece la placca è molto grande e la curvatura molto accentuata, bisogna considerare l’intervento di asportazione della placca, con posizionamento di cerotti in sostituzione di essa È un intervento che non fa perdere cm ma purtroppo è aggravato da un 20% di possibilità di disfunzione erettile. Ultimo, i pazienti che hanno sia una curvatura sia una disfunzione acquisita per la malattia, bisogna considerare interventi radicali come la sostituzione completa del tessuto cavernoso interno con delle protesi.

Oltre all’urologo, interviene lo psicoterapeuta

Come per altri problemi sessuali, un percorso di coppia è indicato e potrà sicuramente portare beneficio. Può essere anche utile per accompagnare sia il paziente, che la coppia, a dei trattamenti o interventi chirurgici. È utile anche nei casi in cui la malattia di La Peyronie sia una conseguenza di un trauma penieno, ovvero la rottura del pene, avvenuta durante un rapporto sessuale, che tipicamente vede la donna in posizione sovrastante. In queste situazioni il terapeuta può lavorare sull’evento traumatico, al fine di ridurre la paura che si sviluppa nella coppia, ma anche prendere in considerazione quel senso di colpa che le donne possono avere essendo in posizione sovrastante al momento dell’incidente. Un lavoro di psicoterapia individuale è fortemente consigliato invece per tutti quei pazienti citati prima che sviluppano una dismorfofobia peniena oppure che fanno fatica ad accettare la propria immagine corporea.

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