È giusto fare il paragone tra vaiolo delle scimmie e Covid? È la domanda che l’Agenzia Dire ha rivolto a Barbara Gallavotti, biologa e divulgatrice scientifica. “Non ci dev’essere nessun allarme e tra l’altro esiste già un vaccino. Non siamo nella condizione di avere a che fare con un nemico sconosciuto come lo era il Covid. E questo fa veramente la differenza”.
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Paragone tra vaiolo delle scimmie e Covid: c’è già un vaccino
“È una situazione completamente diversa. Qui abbiamo a che fare con un virus che è ben conosciuto, che può essere anche una variante. Al momento però non c’è alcun motivo per pensare che sia diverso dalle varianti di vaiolo delle scimmie circolate in precedenza. Ci sono dei vaccini disponibili. C’è il vaccino contro il vaiolo umano che funziona in maniera soddisfacente anche contro il vaiolo delle scimmie. Negli Stati Uniti esiste ed è stato approvato un vaccino specifico contro il vaiolo delle scimmie”.
Normale avere cautela, ma niente panico
“Ovviamente si parla di prestare attenzione. Il vaiolo delle scimmie è un virus “nuovo” ma per noi già conosciuto in precedenza, che si è manifestato in circa un centinaio di casi in diversi Paesi dove normalmente non si trova. Tutto questo produce attenzione da parte delle autorità sanitarie. La nostra attenzione deriva invece dal fatto che si chiama ‘vaiolo’, una parola che evoca paure molto antiche.
Paragone tra vaiolo delle scimmie e Covid: questo non è un virus sconosciuto
“È stato identificato nel 1958 nelle scimmie, da qui il nome. È però un nome improprio perché in realtà questo virus colpisce le scimmie, gli esseri umani e altre specie. Non è chiaro quale sia l’animale, si pensa a dei roditori, forse degli scoiattoli delle foreste equatoriali africane. Il primo caso di trasmissione all’uomo risale al 1970. C’è già stato un focolaio abbastanza importante di una cinquantina di persone nel 2003 negli Stati Uniti”.
I dubbi sul vaiolo delle scimmie
“Ci sono oggettivamente delle domande aperte su questo particolare fenomeno che sta avvenendo. Non è facile ricostruire la catena di trasmissione. Non sappiamo quindi ricollegarla a un contagio iniziale chiaro, a un contatto con un animale infetto o con delle persone che vivono in zone in cui questa malattia circola. Per questo qualcuno ha suggerito che il virus potrebbe essere un po’ cambiato e aver acquisito una maggiore capacità di infettare. Questo sarebbe un motivo di allarme. Per adesso, però, a cominciare dallo studio del patrimonio genetico emerso fino ad ora e rispetto a tutti i dati a disposizione, questo è un sospetto che non si avvicina neanche lontanamente alla certezza”.
Paragone tra vaiolo delle scimmie e Covid: inutile vaccinare tutti
“Per il momento il numero di casi è molto limitato. In più buona parte della popolazione è probabilmente protetta dal vaccino contro il vaiolo che abbiamo fatto, gran parte di noi da piccoli. Quindi in caso può essere ipotizzabile arginare i focolai, casomai si sviluppassero, vaccinando le persone che sono state a contatto con chi è risultato positivo. C’è una finestra di tempo tra il contatto e la manifestazione dei sintomi in cui questo si può fare”.