Quante volte il medico vi avrà posato una mano sulla spalla pronunciando la fatidica frase: «per migliorare la salute dovrebbe mangiare meglio e fare più attività fisica, glielo dico col cuore in mano».
Ecco, c’è un ospedale in Texas dove questo non è soltanto un modo di dire. Accade al Baylor University Medical Center di Dallas, dove i pazienti trapiantati hanno la possibilità di vedere e toccare il proprio “ex cuore” malato per capire meglio l’importanza della prevenzione cardiovascolare.
L’idea
Tutto è cominciato per iniziativa del patologo William C. Roberts che, dopo il suo arrivo in istituto nei primi anni Novanta, ha cominciato a conservare ogni cuore espiantato: questa attività, molto costosa, gli ha permesso di pubblicare uno studio scientifico dettagliatissimo sulla malattie cardiache, realizzato analizzando tutti gli organi prelevati dai pazienti tra il 1997 e il 2015.
Il programma cuore a cuore
Come ricorda il quotidiano britannico Daily Mail, qualche paziente informato di questa attività ha cominciato a chiedere di poter vedere il proprio ex cuore malato e Roberts non ha saputo tirarsi indietro. La voce però si è sparsa velocemente e, visto il continuo aumentare delle richieste, l’ospedale stesso ha deciso di formalizzare questa procedura mettendo a punto un programma specifico chiamato proprio “cuore a cuore” (Heart-to-heart), di cui hanno usufruito finora più di 70 persone.
Per la prevenzione
Avere il proprio cuore fra le mani è un’esperienza emotiva fortissima, come raccontano gli stessi pazienti. L’organo, un po’ ingrigito dalle sostanze chimiche usate per la conservazione, appare ad alcuni come un pezzo di arrosto sul piatto, per altri invece è molto più grande di quanto immaginassero. L’impressione è tanta, ed è proprio su questo impatto scioccante che i medici puntano per spiegare ai trapiantati come prendersi davvero cura del loro nuovo cuore.
di Elisa Buson
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