Se siete appassionati di due ruote, probabilmente starete pensando a degli strani fanali d’epoca per illuminare la strada. Errore.
Questi aggeggi sono dei tubi radiogeni, usati agli inizi del Novecento per la produzione di raggi X in medicina.
La storia
I tre reperti nella foto appartengono alla collezione di strumenti sanitari storici della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, che comprende oltre duemila pezzi raccolti dal Seicento fino alla prima metà del Novecento: alcuni sono stati donati, altri invece sono stati usati dai medici dell’antico ente ospedaliero milanese.
Qui la radiologia si è sviluppata subito dopo la scoperta dei raggi X fatta nel 1895 dal fisico tedesco Wilhelm Conrad Rontgen: due anni dopo, nel 1897, l’Ospedale Maggiore aveva già istituito un gabinetto radiologico e nel 1898 diede vita alle prime applicazioni di radiologia interventistica per curare i feriti dei moti milanesi repressi dal generale Fiorenzo Bava Beccaris.
Come si usavano
Questi tubi radiogeni non venivano usati in ortopedia per fare radiografie di ossa rotte, bensì nel reparto di dermatologia, nel cosiddetto gabinetto fotoradioterapico, per curare le lesioni cutanee, ad esempio tumori della pelle ed esiti di patologie infettive come la sifilide.
La curiosità
La radiologia dell’Ospedale Maggiore di Milano annovera tra i suoi pazienti illustri anche lo scrittore Ernest Hemingway, che nel suo romanzo “Addio alle armi” ricorda di essersi sottoposto a radiografia proprio nel nosocomio milanese.
Elisa Buson
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