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Aurora Ruffino: «Il mio viaggio per superare la paura di volare»

Con un fidanzato in Francia l'attrice di Noi, fiction in onda su Rai1, era costretta a prendere l’aereo nonostante fosse terrorizzata. Grazie a un corso di una compagnia di linea oggi è diventata un’esperta del mondo dell’aviazione

Aurora Ruffino interpreta Rebecca Peirò nella fiction di Rai1 Noi, remake della fortunata serie americana This is us. L’esordio al cinema è del 2010, nella pellicola La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo ma si è affermata al grande pubblico nel ruolo di Cris nella serie Braccialetti Rossi, grazie al quale ha vinto il Roma Fiction Fest nel 2014. Nel 2019 ha interpretato il ruolo di Ludovica nel film di Alberto Gelpi La mia seconda volta e in precedenza è stata Bianca De’ Medici nella serie anglo-italiana I Medici, prodotta da Rai e Lux Vide. A OK Salute e Benessere racconta di come sia riuscita a superare la paura di volare.

Paura di volare: ogni volta che prendevo un aereo mi ripetevo che quel volo sarebbe stato l’ultimo

Solo chi ce l’ha comprende fino in fondo cosa si provi in quei momenti. La paura di volare toglie il respiro, innesca una serie di reazioni incontrollabili e annichilenti e costringe, talvolta, a rinunciare a esperienze personali o a nuove opportunità lavorative. Per anni mi sono sentita intrappolata in questa fobia tanto che, pur sapendo che l’aereo è uno dei mezzi più sicuri per spostarsi, a ogni viaggio la ragione mi abbandonava per lasciare spazio a uno stato di angoscia estrema. Superato il portellone e varcata la soglia della cabina mi ripetevo continuamente che quel volo sarebbe stato l’ultimo… L’ultimo perché l’aereo sarebbe sicuramente precipitato e, nel caso in cui fossi sopravvissuta, l’ultimo che avrei preso nella mia vita.

Gruppo San Donato

Prima trascorrevo ore e ore su mezzi alternativi

Avendo però una relazione con un ragazzo che vive in Francia e dovendomi spostare spesso per lavoro, a quel viaggio ne seguiva sempre un altro, poi un altro ancora. A scegliere un mezzo alternativo ci ho anche provato, ma trascorrere 15 ore su un pullman o nove su un treno, magari avendo a disposizione solo un weekend, era a dir poco sfiancante. L’ho fatto qualche volta, poi ho dovuto abbandonare questa folle idea.

Iniziavo a stare male già una settimana prima del decollo

Prendere l’aereo mi creava problemi già una settimana prima della partenza. Pensavo ripetutamente al volo, immaginavo scenari catastrofici, piangevo improvvisamente e iniziavo ad avvertire un malessere fisico che poi andava a esasperarsi fino a esplodere il giorno del viaggio stesso. Arrivavo in aeroporto già con la tachicardia e le mani sudate, superavo i controlli con le gambe tremolanti ed entravo nel velivolo reggendomi in piedi a fatica. È pazzesco come il corpo manifesti il suo disagio di fronte all’impalcatura di ansia, terrore e suggestione costruita dalla mente.

Paura di volare: il momento più duro era il decollo

Al momento del decollo, e in generale durante l’intera tratta, mi girava la testa, avevo le palpitazioni, il fiato veniva a mancare, mi sentivo svenire, iniziavo a sudare. In caso di turbolenza mi veniva sempre un forte attacco di panico, che mi costringeva a chiedere aiuto al personale di bordo. Spesso le hostess mi allontanavano dagli altri passeggeri e mi accompagnavano nell’area a loro dedicata, dove potevo accomodarmi, tirare un sospiro di sollievo e cercare di tranquillizzarmi senza avere i riflettori puntati addosso.

Alla fase della fobia ne è seguita un’altra, quella dell’ossessione

Provavo a gestire l’ansia, ma questa riusciva sempre ad avere la meglio su di me e avevo bisogno che qualcuno – chi viaggiava con me o l’assistente di cabina – mi rassicurasse e mi facesse ragionare. Alla fase della fobia ne è seguita un’altra, quella dell’ossessione. L’angoscia di volare ha assunto, col tempo, anche una connotazione diversa: continuavo sì ad avere paura, ma contestualmente non potevo fare a meno di informarmi sugli incidenti aerei del passato, fare ricerche sulle compagnie di linea più importanti, visitare i musei dedicati, leggere libri e guardare documentari ambientati ad alta quota. Probabilmente lo facevo perché avevo bisogno di «capire» questo mezzo di trasporto che tanto mi creava disagio. D’altronde, se ingegneri e matematici concordano nel dire che l’aereo è il veicolo più sicuro, anche più dell’automobile o di una metropolitana, un motivo (o più di uno) ci sarà, no?

Mi sono decisa a seguire un corso online di una nota compagnia aerea

Durante le mie indagini, chiamiamole così, sono incappata nel corso online di una nota compagnia, pensato proprio per tutti quei passeggeri che, come me, hanno sviluppato una forte paura di volare e vogliono affrontarla una volta per tutte. Ho deciso di iscrivermi perché, piuttosto che imparare a convivere con questa fobia, preferivo di gran lunga superarla definitivamente.

Paura di volare: come funzionava il corso?

Alle sessioni di psicologia, nelle quali uno specialista forniva delle strategie per gestire l’ansia in volo, si alternavano lezioni più tecniche curate da alcuni piloti, che spiegavano tutto ciò che succede abitualmente in un aereo. Cosa accade quando c’è turbolenza? E come si interviene quando un motore va in avaria? E se ci dovesse essere un calo di tensione nel velivolo e si rimanesse senza corrente elettrica, qual è la procedura da seguire? Gli esperti rispondevano nel dettaglio a ogni quesito, prevedendo anche gli scenari più assurdi e improbabili (quelli che, a conti fatti, scatenavano le mie ansie maggiori).

Sono riuscita a vincere il panico ad alta quota e oggi amo volare

Grazie a questo corso e alla pazienza del mio ragazzo, che per tre anni ha lavorato in una multinazionale produttrice di aeromobili svelandomi i «segreti» e i retroscena di questo mondo, sono riuscita a vincere il panico ad alta quota, trasformando l’ossessione che avevo sviluppato in una passione. Conosco i modelli degli aerei e mi piace documentarmi sulla storia della fondazione delle diverse compagnie ma, rispetto al passato, cerco le informazioni in modo sano, solo per arricchire il mio bagaglio (è proprio il caso di dirlo!) e non per alimentare ansie e paure.

Oggi amo volare, lo dimostra anche il fatto che, diversamente da prima, riesco a leggere, ascoltare la musica, guardare giù dal finestrino e, talvolta, anche ad assopirmi se il viaggio è particolarmente lungo. Non ho più avuto attacchi di panico in volo, niente gambe tremolanti o mani sudate, nessuna richiesta d’aiuto al personale di bordo. Riuscire a guardare in faccia la mia paura, superandola, è stato un viaggio lungo, personale e formativo, che mi ha permesso di considerare l’esperienza del volo attraverso un’altra prospettiva. Adesso non vedo l’ora di staccare i piedi da terra. Insomma… A quando il prossimo viaggio?

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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