Le malattie che colpiscono il cervello, come demenza e Parkinson, si associano più che altro alla tarda età. Ma mantenere un cervello sano in tutte le fasi della vita è fondamentale. Soprattuto perché in questi anni si sta assistendo a un progressivo aumento della diffusione delle patologie neurologiche anche tra i giovani. È proprio questo il punto su cui si concentra la Società Italiana di Neurologia (Sin) in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello, la campagna di sensibilizzazione in programma dal 14 al 20 marzo. Durante questi sette giorni i neurologi apriranno le porte delle cliniche neurologiche. Le iniziative gratuite e il calendario degli eventi della settimana mondiale del cervello è disponibile su questo sito.
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Parkinson giovanile
Sempre più studi scientifici indicano, per esempio, che la malattia di Parkinson inizia a svilupparsi circa dieci anni prima della comparsa dei suoi sintomi, che in genere si manifestano fra i 50 e i 60 anni. Inoltre, è in crescita il cosiddetto Parkinson giovanile che compare fra 21 e 40 anni. Negli ultimi 60 anni è passato da una frequenza dell’1 fino a punte del 18,5 per cento.
«Sicuramente i fattori degenerativi collegati all’età giocano un ruolo. Ma sebbene l’eziologia della malattia non sia del tutto nota, è ormai accettata l’ipotesi di un’origine multifattoriale. Una complessa interazione tra fattori genetici e una combinazione di fattori di rischio e di protezione contribuisce allo sviluppo della malattia» sottolinea Alfredo Berardelli, presidente della Società Italiana di Neurologia e professore ordinario di Neurologia presso l’Università Sapienza di Roma. «Un gran numero di studi epidemiologici osservazionali suggerisce infatti che i fattori di rischio di natura non-genetica, come stile di vita, farmaci, abitudini alimentari, comorbidità, possono contribuire allo sviluppo di malattia». Perciò anche in età giovanile è importante fare attenzione a questi aspetti della vita quotidiana in ottica preventiva.
Demenze giovanili
Discorso simile per le forme di demenza giovanili, conosciute anche con la definizione inglese Young Onset Dementia. Che comprendono Alzheimer, demenza vascolare e demenza frototemporale. «Si possono manifestare già dai 30 anni. Ma in genere il loro quadro clinico è atipico e vengono scambiate per problemi psichiatrici» spiega Amalia Cecilia Bruni, presidente della SINdem, Associazione Autonoma Aderente alla SIN per le Demenze. Le Yod possono essere legate a forme ereditarie di mutazioni genetiche, eppure la prevenzione è più importante di quanto si pensi. «Nella età di mezzo vanno combattuti i fattori di rischio cardio-cerebro-vascolari, l’obesità, l’abuso di alcol, la depressione e la sordità. Nell’età più avanzata la solitudine, l’inattività fisica, l’isolamento sociale, il fumo e il diabete» precisa l’esperta.
Ictus giovanile
Fa riflettere, infine, il sensibile aumento di casi di ictus in soggetti di età inferiore ai 45 anni. Attribuibile anche alla maggiore diffusione di alcol e droghe. L’insorgenza di ictus nei giovani adulti, tra l’altro, si associa a un tasso maggiore di mortalità e a un aumento di disabilità permanente. Che risulta più grave anche in ragione della più lunga aspettativa di vita.
È quindi fondamentale iniziare la prevenzione sin da giovani. Mantenere il cervello in buone condizioni e più resistente è fondamentale per arrivare all’età adulta con un profilo di rischio più basso. «Quando si ha a che fare col sistema nervoso», sottolinea ancora Berardelli, «occorre sempre considerare la sua straordinaria capacità di neurogenesi e di neuroplasticità che si mantiene anche in età avanzata. E che, se accompagnata soprattutto da corretti stili di vita, può aiutare il cervello a contrastare e rallentare anche alcune malattie neurodegenerative». Sin dalla giovane età va quindi posta una particolare attenzione a uno stile di vita adeguato che dia spazio a una attività fisica costante, alimentazione equilibrata, riposo notturno adeguato e controlli medici.