Il lipedema è una patologia cronica e progressiva, che colpisce all’incirca 7 milioni di italiani, prevalentemente di sesso femminile. Si tratta di una malattia genetica a carattere ereditario, caratterizzata dall’accumulo di grasso bilaterale simmetrico nella parte inferiore del corpo, soprattutto su arti inferiori, glutei e fianchi. «Come dicevamo, nella maggior parte dei casi, interessa le donne di qualsiasi “taglia”: questa patologia, infatti, non è in alcun modo correlata e non va assolutamente confusa con l’obesità o con altre problematiche di adiposità localizzata. La formazione di grasso tipica del lipedema non si riduce né con diete restrittive né con l’attività fisica», interviene Pietro Antonio Antonuzzo, Coordinatore dell’area di Medicina e Riabilitazione Ambulatoriale e del Centro Lipedema di Palazzo della Salute – Wellness Clinic e Policlinico San Donato.
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All’origine del lipedema c’è una mutazione genetica (ma non solo)
Il lipedema, che ha diversi gradi di gravità – 1° grado, 2° grado, 3° grado e 4° grado – è causato dal mutamento di un enzima, Aldo-Keto Reductase 1C1, che riduce gli effetti dell’ormone femminile progesterone, che in condizioni normali interviene sul tessuto adiposo della persona. La patologia colpisce soprattutto le donne ma a trasmettere la mutazione sono anche gli uomini, portatori sani. Se, ad esempio, nella storia familiare materna non ci sono casi di lipedema, la paziente ha ricevuto l’anomalia genetica dal padre, nella cui famiglia sono certamente presenti donne con il medesimo problema. «La malattia, però, è legata anche alle variazioni ormonali-metaboliche e all’assetto posturale-vascolare», commenta Antonuzzo. «Anche questi fattori, infatti, contribuiscono all’abnorme crescita di adipe, intorno al quale si forma una matrice extracellulare dal contenuto iperproteico. Questi cuscinetti di grasso, crescendo, si induriscono e iniziano a dolere».
Oltre all’accumulo di grasso, si avverte anche dolore
Spesso il lipedema, che può insorgere già negli anni dell’adolescenza, viene inizialmente scambiato con cellulite e adiposità localizzate. «In realtà questi due disturbi non compaiono quasi mai bilateralmente e in maniera simmetrica, come accade invece con l’accumulo di grasso tipico del lipedema. A differenza dell’obesità, ove la cellula adiposa è numericamente molto aumentata, nel lipedema abbiamo un tessuto adiposo fibrotico, tipicamente colonnare bilaterale agli arti inferiori», spiega il professore. «Inoltre questa patologia è caratterizzata, fin dal suo esordio, da dolore: la paziente sente male soprattutto quando cammina e nelle ore serali. Si verificano anche l’ipotermia e la perdita di elasticità della pelle e l’eccessiva mobilità articolare. Il gonfiore peggiora soprattutto in piedi e nei mesi più caldi». Per poter formulare la diagnosi «il medico deve analizzare da quanto tempo è presente questo dolore e quali sono le sue caratteristiche nell’arco della giornata, durante l’esercizio fisico e l’attività lavorativa. Oltre a ciò bisogna raccogliere i dati sulla storia familiare della paziente e le informazioni sul regime alimentare e su eventuali problematiche gastro-intestinali. Anche l’ecografia è utile per studiare le peculiarità dello strato adiposo in questione».
Bisogna affidarsi a chi sa riconoscere la patologia
Tuttavia il lipedema è, ancora oggi, una patologia difficile da diagnosticare, anche perché i medici non sono adeguatamente preparati a riconoscerne i campanelli d’allarme. D’altronde fino a pochi anni fa non era neanche considerato una patologia dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma solo una condizione. Soltanto nel 2018 il lipedema è stato incluso nell’undicesima edizione dell’International classification of deseases (Icd), la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall’OMS.
«Ecco perché è fondamentale affidarsi a mani esperte. Nel nuovo Centro Lipedema del Palazzo della Salute – Wellness Clinic e Policlinico San Donato di Milano, ad esempio, si possono effettuare diagnosi puntuali e intraprendere terapie mirate per combattere questa malattia. Qui si può essere seguiti da un team multidisciplinare e da specialisti internazionali con esperienza decennale, in percorsi di diagnosi e trattamenti personalizzati», spiega Antonuzzo. Lo staff del dottore, infatti, collabora da anni con medici e terapisti dell’Università Complutense di Madrid, della Clinica Planas di Barcellona e dell’International Oncotherapies Institute Chile, realtà che vantano un’ampia esperienza in questo campo e in particolare nella fisioterapia dermatofunzionale per lipedema, linfedema post chirurgia oncologica e cicatrici aderenziali disfunzionali.
I trattamenti? Diversi e personalizzabili
Poiché la patologia è multifattoriale, anche i trattamenti possono variare da persona a persona e in base alla serietà della stessa malattia. «Ad esempio, per ripristinare l’assetto ormonale e metabolico e correggere un’eventuale disbiosi viene stabilita una nuova igiene alimentare, con una dieta alcalina e chetogenica personalizzata, e una ripopolazione della flora batterica intestinale, con lactobacilli», spiega lo specialista. Per migliorare l’aspetto posturale-vascolare, invece, il medico «può dare delle indicazioni sulla corretta postura e sui metodi di respirazione, anche avvalendosi di terapie manuali e strumentali e di mesoterapia». Per migliorare la circolazione vascolare e linfatica e detossinare l’organismo e i tessuti «si possono fare massaggi drenanti linfatici, attraverso tecniche manuali, bendaggi e l’uso di apparecchiature, come le pedane vibranti. Molto importante, poi, è l’esercizio fisico costante, utile a non peggiorare il quadro clinico e a mantenere in azione la pompa cardiaca».
Qualora i risultati non fossero soddisfacenti, si può procedere con la chirurgia. Si interviene con la liposuzione: oggi ci sono due nuove tecniche, la Water assisted liposuction e la Power assisted liposuction, in grado di rimuovere più quantità di tessuto in un’unica seduta e tutte le cellule nelle varie concatenazioni del tessuto stesso, garantendo stabilità di risultato nel tempo.