Se c’è una cosa che la pandemia ci ha fatto comprendere, una volta per tutte, è l’importanza della tecnologia a servizio e a difesa della salute umana. L’emergenza Covid-19, infatti, non solo ha messo a dura prova il sistema sanitario del nostro Paese ma ha anche comportato alcune radicali trasformazioni all’interno degli ospedali, degli studi e degli ambulatori polispecialistici, modificando di fatto quel rapporto medico-paziente a cui siamo sempre stati abituati da tempi immemorabili. Tra i cambiamenti più eclatanti, richiesti già da diverso tempo dalla comunità scientifica ma impensabili fino all’avvento del Sars-CoV-2, c’è sicuramente l’applicazione della telemedicina nei molteplici servizi sanitari.
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Com’è cambiato il rapporto medico-paziente durante e dopo la pandemia?
La pandemia ha accelerato processi già in atto, come la dematerializzazione delle ricette, ma ha soprattutto incentivato le procedure a distanza, nell’ottica di ottimizzare tempi, risorse e spazi per il bene e la salute dei cittadini. Tanto è stato fatto, è vero, ma si può ancora migliorare. Quel che è certo è che l’assistenza sanitaria da remoto ha ridotto la mobilità dei pazienti, evitando il sovraffollamento delle strutture già sotto pressione e riducendo significativamente il rischio di contagio. Ciò ha favorito soprattutto le persone più fragili, come gli anziani e i malati cronici, che sono stati monitorati da casa con le telefonate, i videoconsulti e le piattaforme di messaggistica.
Spesso, poi, i disturbi sono tali da poter essere risolti anche con un colloquio vocale, almeno inizialmente. Ciò non si traduce in una riduzione delle attenzioni verso i pazienti ma in un alleggerimento del sistema, ancora piuttosto macchinoso. Molte strutture, inoltre, si sono attrezzate per garantire una migliore fruizione dei propri servizi, mettendo a disposizione piattaforme per la prenotazione di appuntamenti e la consultazione dei referti medici.
Telemedicina, teleconsulto e telemonitoraggio oggi: la ricerca del Politecnico di Milano
Un’indagine svolta dall’Osservatorio per l’innovazione digitale in sanità della School of Management del Politecnico di Milano ha confermato che il digitale è un canale sempre più usato dai cittadini per reperire informazioni sanitarie: il 73% ha cercato in rete informazioni sui corretti stili di vita (rispetto al 60% del 2020) e il 43% si è informato online sulla campagna vaccinale. La tecnologia è fondamentale anche per la prevenzione e il monitoraggio della propria salute, con il 33% dei pazienti che usa le app per controllare il proprio stile di vita e più di uno su cinque che le utilizza per ricordarsi di prendere un farmaco (22%) o per monitorare i parametri clinici (21%). La telemedicina è entrata a tutti gli effetti nella quotidianità dei medici, fra i quali la percentuale di utilizzo è passata da poco più del 10% pre-pandemia a oltre il 30% durante la crisi sanitaria. «L’emergenza Coronavirus ha evidenziato l’importanza del digitale per rendere più sostenibile, efficace e resiliente il nostro sistema sanitario. Una rivoluzione necessaria che si potrà attuare soltanto sviluppando la cultura e le competenze digitali di professionisti sanitari, cittadini e pazienti», commenta Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità.
Il servizio di telemedicina più utilizzato è il teleconsulto con medici specialisti (lo usa il 47% degli specialisti e il 39% dei medici di medicina generale), che attira anche l’interesse in prospettiva di 8 medici su 10. Seguono la tele-visita (39% degli specialisti e dei MMG) e il telemonitoraggio (28% specialisti e 43% MMG). La telefonata o la videochiamata di controllo con il medico sono, però, la modalità più utilizzata per il monitoraggio a distanza dello stato di salute (23% dei pazienti). Secondo i medici specialisti, le soluzioni di telemedicina consentirebbero di organizzare da remoto circa il 20% delle visite di controllo ai pazienti cronici. Idea condivisa anche dai pazienti, per i quali la percentuale di visite da remoto supera il 40% per molte patologie. «L’accelerazione imposta dalla pandemia e dall’evoluzione normativa ha aumentato anche l’interesse e l’impiego di applicazioni di telemedicina da parte dei medici. Se prima dell’emergenza il livello di utilizzo superava di poco il 10%, durante l’emergenza è triplicato, superando il 30% per molte applicazioni», afferma Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità.
La nuova Area Consulti di OK Salute
Anche OK Salute e Benessere crede fortemente nelle potenzialità della telemedicina. Ed è per questo che la testata mette a disposizione dei medici una nuova Area Consulti, un servizio gratuito rivolto agli utenti che desiderano chiedere un parere online a specialisti qualificati. Quindi, attenzione: tutti i medici che vogliono entrare a far parte del team di OK Salute e Benessere devono compilare questo form con i propri dati. In questo modo potranno essere inseriti nel programma, iniziare a ricevere richieste di consulto dai lettori e decidere se prenderle in carico. Rispondendo agli utenti gli specialisti potranno promuovere la propria figura professionale sulle pagine del sito consulti e, previo consenso esplicito, le risposte potranno essere pubblicate all’interno della rivista cartacea, delle pagine social e del sito web della testata. Inoltre i medici che entreranno nel team consulti di OK Salute e Benessere riceveranno mensilmente e gratuitamente una copia della rivista per tutta la durata della collaborazione. Per qualsiasi richiesta, dubbio o informazione si può contattare l’indirizzo medici@ok-salute.it, indicando un orario e un recapito telefonico per essere ricontattati.