Lo avete appena fatto. Il tempo di leggere questa frase e forse lo farete di nuovo. E ancora. Sbattere le palpebre è un gesto del tutto automatico che facciamo migliaia di volte ogni giorno. Tra un battito di ciglia e l’altro passano pochissimi secondi, eppure neanche ce ne accorgiamo, perché riusciamo a vedere il mondo che ci circonda in modo continuo, senza interruzioni.
Super lavoro per il cervello
Quando chiudiamo gli occhi per un istante non cala il buio sulla nostra vista e, quando li riapriamo, fissiamo esattamente quello che stavamo vedendo prima. Come è possibile? Tutto merito del cervello, che si impegna costantemente in un super lavoro per regolare i muscoli degli occhi in modo da stabilizzare la vista. Lo dimostra uno studio pubblicato su Current Biology da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università della California a Berkeley, negli Stati Uniti.
L’esperimento
I ricercatori hanno chiesto a una dozzina di volontari di rimanere seduti in una stanza al buio fissando un punto su uno schermo, mentre i movimenti dei loro occhi venivano tracciati in tempo reale da una telecamera a infrarossi. Ad ogni battito di ciglia, il puntino sullo schermo veniva spostato di un centimetro più a destra, per osservare le loro reazioni.
Il cervello sa
Sebbene nessuno dei volontari si sia mai accorto dello “scherzetto”, il loro cervello è riuscito ogni volta a reagire prontamente, riposizionando i bulbi oculari sul pallino ogni volta che le palpebre si riaprivano. «I partecipanti allo studio non erano consapevoli dello spostamento, ma il loro cervello sì e ogni volta ha aggiustato il tiro con movimenti correttivi degli occhi», spiega Gerrit Maus, coordinatore dello studio presso la Nanyang Technological University di Singapore.
Super lavoro per correggere la mira
«I nostri muscoli oculari sono alquanto lenti e imprecisi – continua il ricercatore – per cui il nostro cervello deve costantemente adattare i suoi segnali motori per assicurare che gli occhi puntino esattamente dove dovrebbero. La nostra scoperta indica che il cervello valuta le differenze di ciò che vediamo prima e dopo aver sbattuto le palpebre e, di conseguenza, comanda i muscoli oculari in modo che facciano le dovute correzioni».
Il cervello lavora come una steadycam
Se non avessimo questo meccanismo, a ogni battito di ciglia vedremmo il mondo circostante in modo confuso e alquanto movimentato. «Abbiamo una certa continuità visiva e non sperimentiamo un momento di cecità perché il cervello “unisce i puntini” al posto nostro», aggiunge David Whitney, co-autore dello studio presso l’Università della California. «Il cervello – sottolinea il ricercatore Patrick Cavanagh, del Dartmouth College – fa continue previsioni per compensare il modo in cui ci muoviamo nello spazio: agisce come una vera steadycam», il supporto indossato dagli operatori video per stabilizzare la telecamera.
di Elisa Buson
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