Quando sembrava stessimo riconquistando una parvenza di normalità, ecco che lo spettro del Covid torna a far paura e a paralizzare la sanità. Quello che sta succedendo in Campania e in Piemonte ne è la dimostrazione più eclatante: nella prima regione è appena scattato lo stop ai ricoveri programmati e alle attività di specialistica ambulatoriale non urgenti nelle strutture sanitarie pubbliche, nella seconda le visite non urgenti erano già state sospese a dicembre. In realtà all’Osservatorio Malattie Rare giungono continuamente segnalazioni provenienti da tutto il territorio nazionale.
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Sono 13 milioni le visite specialistiche sospese e 300.000 i ricoveri non effettuati a causa del Covid-19
Insomma, a causa della situazione pandemica attuale, le prestazioni sanitarie tornano a essere a rischio e a farne le spese sono e saranno soprattutto i pazienti più fragili. Basti pensare che, dai dati diffusi a ottobre 2021 da Cittadinanzattiva, a oggi sono 13 milioni le visite specialistiche sospese, 300.000 i ricoveri non effettuati, 500.000 gli interventi chirurgici rimandati e 4 milioni gli screening oncologici posticipati. Una situazione di ritardo endemico, destinata ad aggravarsi sempre di più. «Le denunce dei ritardi a danno dei pazienti sono tante, troppe, e sembra che nessuna regione italiana sia risparmiata. Il Governo ha stanziato 500 milioni ad agosto e altri 500 milioni sono stati approvati dalla legge di bilancio, ma i malati rari e cronici non hanno tempo di aspettare e rischiano che la propria situazione peggiori irreversibilmente. È tempo che le risorse siano riallocate in maniera definitiva, creando percorsi dedicati in tutti i presidi», interviene Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare-OMaR.
I reparti sono stati riconvertiti per la gestione dei pazienti Covid
Come sostiene Massimo Chiaromonte, Presidente dell’Associazione Nazionale Porpora Trombotica (ANPTT), i pazienti stanno riscontrando difficoltà di accesso alle visite di follow-up in tutta Italia. Si tratta di ritardi delle visite programmate ma anche dell’impossibilità di accedere a prestazioni in convenzione, di liste d’attesa infinite, di disagi di varia natura che si susseguono da Nord a Sud, senza eccezioni. «La disabilità gravissima necessita di risorse straordinarie anche per la gestione dei controlli di routine. Considerate che per fare una tac, in questi casi, è necessario il ricovero in terapia sub-intensiva per almeno una notte, ma i reparti sono stati riconvertiti per la gestione dei pazienti Covid. Di conseguenza i controlli per i nostri bambini e ragazzi sono rimandati a data da destinarsi. Ma le nostre indifferibilità sono diverse da quelle generali, i nostri ragazzi non hanno tempo, non possiamo aspettare», commenta Fortunato Nicoletti, Vicepresidente dell’Associazione Nessuno è Escluso.
Liste d’attesa lunghissime e carenza di specialisti
«Anche dalla Sardegna arrivano notizie pessime. Parliamo di liste d’attesa lunghissime anche per pazienti oncologici, di attese di quattro o cinque mesi per una visita specialistica dopo la diagnosi. Quando sappiamo bene che nella lotta al cancro il tempismo è tutto. Parliamo però anche della carenza ormai endemica di specialisti, ma anche di medici di medicina generale e pediatri di base, ci sono intere comunità prive di continuità assistenziale. Si tratta di una tragica generale carenza di presa in carico che sta aggravando le condizioni di salute dei pazienti sardi. Le segnalazioni che abbiamo ricevuto sono davvero numerose, tra i molti disservizi abbiamo appreso che lo sportello malattie rare di Sassari di fatto non riesce a garantire attività continuativa. Anche in questo caso non per mancanza di buona volontà ma perché i pochi medici che ci sono devono compensare la carenza generale», riporta Giorgia Tartaglia, Vicepresidente VIPS Onlus e Direttivo Coordinamento Lazio Malattie Rare.
Una denuncia importante arriva anche dai malati reumatologici piemontesi, relativa proprio alle recenti disposizioni della Regione in tema di emergenza Covid-19 relative alla riprogrammazione delle attività ospedaliere e di specialistica ambulatoriale. «Così si escludono di fatto tutte le attività di assistenza ai malati reumatologici creando disuguaglianza nell’assistenza a malati cronici e con disabilità spesso gravissime», si legge nella lettera firmata dal CReI-Collegio reumatologi Italiani e dalla SIR-Società Italiana di Reumatologia e da una lunga serie di specialisti e Associazioni dedicate a patologie reumatologiche immunologiche e rare coordinate da Silvia Tonolo e Maddalena Pelagalli. «[…] La sospensione delle attività specialistiche nella prima ondata di infezione ha determinato un ulteriore aumento delle tempistiche delle liste di attesa per i pazienti reumatologici con danno grave nella loro assistenza. L’adeguata gestione delle cronicità è fondamentale per contenere l’impatto della pandemia».