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In questo articolo parleremo di induzione del parto, in alcuni casi infatti allo scadere dei nove mesi di gravidanza l’équipe medica può decidere di indurre il parto della futura mamma accelerando i tempi naturali.
Esistono situazioni e motivazioni per le quali il ricorso a tecniche farmacologiche per avviare il travaglio è più che mai indispensabile per preservare la salute della donna e del nascituro. Quali sono lo spiega Sara Moretti Montefusco, ginecologa di Humanitas San Pio X di Milano.
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Induzione al parto: le cause più frequenti
Innanzitutto è necessario specificare che l’induzione del parto può essere dato sia per cause fetali che per cause materne. Le cause fetali più frequenti sono la gravidanza oltre il termine, quindi a meno dieci giorni dopo la data presunta del parto, oppure a causa di una condizione quasi para-fisiologica dovuta ad una riduzione del liquidò amniotico, un termine medico detto oligoidramnios. Altre condizioni sono quelle di un buon compenso fetale, in cui il feto ha più vantaggi dall’essere fuori dall’utero rispetto a dentro l’utero, quindi un arresto della crescita fetale oppure per una semplice flessione della crescita.
Cause materne più frequenti sono invece una pressione borderline della mamma oppure semplicemente una gravidanza anche in questo caso oltre il termine.
Il travaglio del parto indotto è più doloroso o comunque ci sono delle differenze con quello naturale? Il travaglio che insorge con induzione non deve considerarsi diverso da un travaglio che insorge spontaneamente. In questi casi l’epidurale può essere fatta? Assolutamente sì e anzi spesso nell’induzione viene utilizzato come strumento per far rilassare un po’ di più il collo dell’utero.