Intelligenza Artificiale e Alzheimer. Da tempo si sta studiando l’impatto che nuove metodologie possano influire sulla predizione e sulla progressione delle malattie neurodegenerative. L’intelligenza artificiale al servizio della diagnosi di Alzheimer. È questo in estrema sintesi il risultato di uno studio condotto sull’argomento da un team internazionale che ha visto la presenza di ricercatori dell’Università di Chieti-Pescara, dell’Irvine University e dell’Università della California. La loro ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer’s Disease.
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Alzheimer destinato a diventare una delle malattie più diffuse in Occidente
La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza. Questa patologia neurodegenerativa interessa solo in Italia circa 600.000 persone. Le stime sostengono che entro il 2050 questa cifra potrebbe triplicarsi, con costi sociali altissimi. In genere chi convive con Alzheimer dipende in larga parte dai familiari o comunque da un caregiver. L’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe aiutare a sviluppare nuovi metodi di diagnosi.
Intelligenza Artificiale e Alzheimer: lo studio internazionale
Il gruppo di lavoro ha attinto da una imponente banca dati per poter avere molte informazioni a sua disposizione. Questo database internazionale raccoglie notizie su migliaia di pazienti affetti da malattie neurodegenerative. I ricercatori si sono concentrati sull’analisi del valore che hanno alcuni fattori presenti fuori e dentro il cervello che portano al declino cognitivo lieve. Questa condizione iniziale quando è agli esordi è trattabile.
Enorme la mole di dati esaminati
“L’algoritmo che abbiamo messo a punto è andato ad analizzare centinaia di dati di risonanza magnetica cerebrale, neuropsicologici, liquorali ed ematici raccolti da una coorte di centinaia di pazienti presenti nel database internazionale dell’Adni (Alzheimer Disease Neuroimaging Initiative)”. Stefano Sensi è direttore del Dnisc, il dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell’Università di Chieti e dal Cast, il Centro di Studi e Tecnologie Avanzate. È il coordinatore della ricerca.
Intelligenza Artificiale e Alzheimer: algoritmo preciso al 98%
L’Intelligenza Artificiale ha stupito gli stessi ricercatori. Sappiamo da alcuni studi che esiste la “gut-brain collection”. Si tratta cioè dello stretto legame che c’è tra il sistema nervoso e quello gastrointestinale. Tanto che l’intestino viene definito il nostro secondo cervello. In questa dimensione l’intelligenza artificiale ha potuto identificare alcune associazioni fra le variazioni di fattori extracerebrali, tra cui ad esempio i livelli di alcuni acidi biliari, e la possibilità di sottostanti processi neurodegenerativi.
Davide Nardini e Giorgio Maria Mandolini sono gli esperti che hanno elaborato l’algoritmo. “Il nostro modello, grazie all’uso di nuove variabili individuate dall’intelligenza artificiale, ha raggiunto in alcuni casi una precisione del 98 per cento. Le applicazioni ipotizzabili sono molte di più nel campo medico e bioinformatico e diventeranno molte pervasive negli anni a venire. Questo è un buon motivo per investire capitali e conoscenze in questo settore”.