Covid e immunità di gregge: è realizzabile, come tornano a sostenere alcuni scienziati e uomini politici? L’immunità di gregge si realizza quando all’interno di una comunità la stragrande maggioranza delle persone che la compone è immunizzata contro un virus o per essere guarito dalla malattia o per essersi vaccinato. In questo modo si limita la circolazione di un agente patogeno, riuscendo a garantire la protezione anche a chi non può essere vaccinato per problemi di salute o è immunodepresso. Si tratta di un meccanismo fondamentale per ridurre la circolazione e la trasmissione di malattie infettive contagiose. In realtà molti esperti sono scettici sulla reale possibilità di raggiungere l’immunità di comunità con Covid. Il coronavirus che la provoca è già mutato diverse volte, rendendo abbastanza frequente anche la reinfezione.
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Covid e immunità di gregge: i vaccini limitano i casi gravi, Omicron colpisce milioni di persone
Ora il governo israeliano sostiene che sia possibile raggiungerla, proprio sfruttando l’enorme capacità di contagio di Omicron. In pratica visto che almeno i primi dati confermano che questa variante sia meno pericolosa della variante Delta, si continuerebbe a vivere senza particolari restrizioni. In questo modo milioni di persone potrebbero contrarre la malattia, sviluppando anticorpi specifici. I molti vaccinati stanno limitando i sintomi gravi e il ricorso alle cure degli ospedali. Una volta che una larga fetta della popolazione è diventata infetta, l’immunità metterà un freno all’infezione.
Sarà con Omicron il passaggio da pandemia a endemia?
Da giorni molti esperti sostengono che proprio la variante Omicron permetterà il passaggio da pandemia a endemia. Si parla di endemia quando il virus continua a circolare ma il livello di protezione immunitaria è forte e quindi ci sono pochi ricoveri in ospedale.
Una importante ricerca svolta dall’Università di Maccabi in Israele ha dimostrato che la combinazione tra la protezione data dai vaccini e quella della guarigione dalla malattia hanno una grande efficacia nel prevenire delle infezioni future. Quindi se Omicron continuerà a infettare tante persone senza gravi danni, ecco che si riuscirà ad evitare nuove ondate significative del coronavirus.
Covid e immunità di gregge: se ne parla da sempre
Di immunità di gregge o di comunità si parla dall’inizio della pandemia. Il primo ministro britannico Boris Johnson ne parlò in un drammatico discorso alla nazione, salvo poi fare marcia indietro. Un Paese come la Svezia ha preferito non chiudere tutto, come invece ad esempio abbiamo fatto noi in Italia. In realtà il cosiddetto modello svedese non sembra aver funzionato. Tutto questo accadeva però prima che milioni di persone in tutto il mondo fossero vaccinati e che i sintomi della malattia nella gran parte della popolazione non siano gravi, come invece era all’inizio. Questo discorso vale anche per long Covid, visto che diversi studi hanno confermato che i vaccini agiscono positivamente anche su questo problema.
Dati rassicuranti da Gran Bretagna e Sud Africa, ma bisogna ragionare su quelli italiani, perché ogni Paese fa storia a sé
La premessa di un approccio possibile per il raggiungimento di una immunità di gregge o di comunità è che i contagi continuino ad aumentare, senza che questo comporti un aumento eccessivo dei ricoveri in ospedale, soprattutto quelli in Terapia Intensiva. Ma diciamo che più che un progetto al momento può essere solo una speranza.
I dati che arrivano dalla Gran Bretagna e dal Sud Africa, che sono stati i primi due Paesi ad affrontare Omicron, suggeriscono che questa variante produca meno sintomi gravi rispetto alle precedenti mutazioni. La Gran Bretagna ha rivelato che ci sono tra il 50 e il 70% di possibilità in meno di finire in ospedale.
Covid e immunità di gregge: massima attenzione a ospedali e decessi
Queste parziali buone notizie però non significa che gli ospedali non saranno comunque sottoposti a sforzi importanti. Del resto è una questione di semplice matematica. Se anche Omicron è due volte meno grave di Delta, ma è quattro volte più contagiosa, alla fine avremo il doppio delle persone in ospedale.
Poco utile affidarsi anche a Paesi come il Sud Africa che sono profondamente diversi dal nostro. Lì poche persone hanno ricevuto il vaccino e molte hanno avuto la malattia. Sappiamo che chi ha avuto la malattia in caso di reinfezione generalmente ha sintomi più leggeri. Quindi potrebbe anche essere che non è vero che Omicron sia meno aggressiva di Delta, ma semplicemente che i sudafricani si sono reinfettati.
Quindi si può anche pensare all’idea della immunità di comunità, ma stando bene attenti ai dati italiani. Capire nel nostro contesto quanto saranno alti i tassi di ospedalizzazione e i decessi. In questo sistema il ruolo dei vaccini resta determinante, perché capace di limitare i sintomi della malattia.