Ho due armadi, tanti scatoloni e qualche cassettiera piena di cose vecchie. Una felpa di quando avevo 15 anni, i diari segreti sui quali scrivevo quando ero adolescente, i vestitini di mia figlia e poi foto, tante foto. No, non è come sembra: non sono una accumulatrice seriale da reality americano, è che da alcuni ricordi proprio non riesco a separarmi.
Ho bisogno di conservare fisicamente determinati oggetti per «tenere in caldo» alcuni momenti vissuti. Io cerco di buttarli e in questo tentativo ho seguito anche i manuali più famosi come “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo (Antonio Vallardi edizione) e va tutto bene fino a quando davanti al cassonetto mi prende un forte giramento di testa, un crampo al braccio e corro a casa per rimettere tutto dov’era.
Ho paura anche solo di andare dal dentista per una pulizia dei denti
Ma, purtroppo, dal passato emergono anche altri aspetti da cui, invece, non riesco a liberarmi e uno è diventato una vera ossessione. Sono anni, ormai, che vado dal dentista con la sensazione che non ci sarà un giorno dopo! Mi sento male all’idea di doverlo chiamare, anche solo per una semplice pulizia dei denti. Il motivo della paura risale a un’esperienza traumatica di quando ero bambina.
Sono rimasta traumatizzata da bambina
Da piccoli è normale non avere grande simpatia nei confronti del dentista e per questo mi facevo accompagnare da mia nonna, con la quale mi sentivo più al sicuro. Una volta, probabilmente avevo un dente cariato, nulla di più, ma provavo un dolore lancinante. Mi portò dal suo specialista di fiducia (e ancora adesso mi chiedo come facesse a esserlo).
Dopo una una breve visita il dentista disse qualcosa di non molto rassicurante sulle sorti del mio dente e non so cosa dovesse farmi, ma era necessario intervenire con quelle cose orribili che aveva nel suo studio, tipo bisturi, trapani e siringhe. Ma, mentre mi terrorizzava sadicamente notavo che tutte le sue attenzioni non erano rivolte solo al mio dente, ma anche a mia nonna ed erano pure ricambiate, secondo me.
Come nei peggiori incubi, mentre il dentista infieriva su di me, mia nonna non faceva che risatine civettuole con lui, sminuendo le mie urla di dolore. Un macellaio: l’anestesia probabilmente non fece effetto, io iniziai a piangere e pregai mia nonna di andare via. Ma dovetti tornare tante altre volte da lui.
Ora, a distanza di quasi quarant’anni, ho seri problemi quando devo recarmi dal dentista, ma ho capito che non posso andare avanti così e serve una soluzione a livello psicologico.
Affronto il ricordo e cerco di razionalizzare
Ebbene sì, vado dallo psicologo anche perché ho la paura del dentista. Nella vita di tutti i giorni sono una persona serena ed equilibrata e proprio per questo non sopporto vedermi così irrequieta o addirittura in preda al panico quando penso di dovermi sedere sulla famigerata poltrona.
Pertanto, ho iniziato un percorso con uno psicologo che mi sta aiutando ad affrontare il ricordo e, quindi, a trovare il modo più efficace per vincere questa paura. Già dalla prima seduta il lavoro del terapista è stato quello farmi rivivere quello che era successo quando ero piccola, cercando di razionalizzare ogni emozione.
Cosa mi fa davvero paura
Porsi domande semplici ma mirate: c’è l’effettiva probabilità che possa riaccadere ancora? Che cosa mi fa davvero paura? Pian piano, con lui sto trovando le risposte che mi fanno vedere, in un’ottica più realistica, questa situazione che fino a poco tempo fa era viziata dal mio ricordo. A differenza del dentista, dallo psicologo vado molto volentieri. Non solo perché mi sta aiutando a risolvere questo problema, ma anche perché mi ha dato gli strumenti per affrontare momenti difficili di varia natura.
Per esempio, quando ho una prima di un film è normale che sia un po’ agitata, e allora prima di uscire di casa mi siedo, faccio due respiri profondi e mi pongo le stesse domande che lui fa a me durante la seduta. Razionalizzo positivamente quel momento che genera ansia o nervosismo: come una sorta di autocontrollo. E devo dire che sono anche diventata brava, tanto che gli impegni professionali non sono più così traumatici.
Quando, invece, riuscirò a entrare dal dentista senza aver voglia di scappare due minuti dopo, allora sì quello sarà un vero e proprio evento. Però ci siamo quasi, la «prima» sta per arrivare.
Margherita Buy
Testimonianza raccolta da Cinzia Galleri per OK Salute e Benessere dicembre 2016
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