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Un’iniezione ogni due mesi per controllare l’HIV

Si sta parlando molto di questa nuova terapia dopo l'intervista dello scrittore milanese Jonathan Bazzi in cui spiegava quanto gli sia migliorata la qualità della vita

Basta un’iniezione per controllare l’HIV e basta farla una volta ogni due mesi. Diventano sempre migliori le terapie contro l’HIV. Già con quella antiretrovirale la qualità della vita è decisamente buona e l’aspettativa di vita è la stessa delle persone sane.

Un’iniezione per controllare l’HIV: quali sono i farmaci?

La necessità però di assumere giornalmente la terapia oggi può essere evitata, grazie alla disponibilità di nuove terapie a lungo termine. Gli esperti hanno confermato i vantaggi della terapia a lunga durata d’azione per il controllo dell’HIV con nuovi dati sull’associazione di due farmaci, cabotegravir e rilpivirina. Si somministra  ogni due mesi ed elimina la necessità di assumere quotidianamente una terapia antivirale contro il virus. Va da sé che i vantaggi per la qualità di vita dei pazienti siano davvero notevoli. Dopo l’approvazione da parte dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, i primi antiretrovirali in una formulazione iniettabile a lunga durata d’azione sono disponibili da alcuni mesi anche in Italia.

Gruppo San Donato

Iniezione per controllare l’HIV: a chi è indicato? Come funziona?

I medici prescrivono questa terapia iniettiva a pazienti che sono in soppressione virale, con l’infezione già sotto controllo. Il farmaco è sicuro e ben tollerato. Negli studi che ne hanno portato alla commercializzazione, pochissimi pazienti hanno deciso di tornare alla terapia orale. L’effetto collaterale più diffuso è un po’ di arrossamento e di dolore nella zona dell’iniezione. Questo problema si risolve fortunatamente in breve tempo.

Occorre recarsi in ospedale una volta ogni 60 giorni

Uno dei limiti di questa nuova terapia è che serve la presenza di un operatore sanitario. I pazienti devono recarsi quindi in ospedale, anche se ogni due mesi. Sono in corso studi per poter arrivare alla autosomministrazione del farmaco. L’adesione alla terapia è più semplice, perché ce ne si può dimenticare per otto settimane. È però fondamentale che i pazienti si impegnino a rispettare il calendario di somministrazione. È necessario per mantenere la soppressione virale e ridurre il rischio di rialzo viremico e il potenziale sviluppo di resistenza associato alla mancata assunzione delle dosi.

Iniezione per controllare l’HIV: chiesta a gran voce dai pazienti

«La riduzione del carico farmacologico e del carico di malattia derivante dall’utilizzo costante dei farmaci oggi sono temi all’ordine del giorno. Bisogna potere incidere sugli esiti di salute e sul miglioramento della qualità della vita delle persone con HIV». Giovanni Guaraldi è Infettivologo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena. La riduzione dell’impatto a lungo termine delle cure sull’organismo appare fondamentale per una persona su quattro. Il 22% ritiene fondamentale una riduzione degli effetti collaterali. Il 17% punta ad avere trattamenti a lunga durata d’azione per evitare di dover assumere i trattamenti giorno per giorno. Il 14% chiede che i farmaci siano ridotti, ma senza perdere efficacia.

La voglia di non far sapere la propria condizione

Lo stress derivante dalla possibile percezione della positività all’HIV da parte delle altre persone appare particolarmente significativa nella popolazione femminile: il 54% considera di avere un elevato stress se qualcuno trovasse le compresse anti-HIV, contro il 40% del campione maschile. 

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