Sono numeri impietosi quelli che circondano il tumore al polmone. Ogni anno circa 1.59 milioni di persone in tutto il mondo muoiono per colpa sua. In Italia, il carcinoma polmonare rappresenta la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne, con quasi 34 mila morti in un anno. Nel 2020 ci sono state circa 41 mila nuove diagnosi, cioè il 14,1% di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 7,3% nelle donne.
La causa principale è il fumo, compreso quello passivo, ma non solo. Basti pensare che vengono diagnosticati circa 270 mila nuovi casi di carcinoma polmonare all’anno non correlati al fumo di sigaretta. Tra le altre cause, precedenti casi di tumore al polmone in famiglia, l’esposizione ad agenti cancerogeni (come amianto, radon e metalli pesanti), la presenza di altre patologie polmonari e l’inquinamento atmosferico. Tutto il mese di novembre è dedicato a questa patologia, un’occasione per conoscerla meglio e per parlare delle nuove terapie a disposizione.
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Tipologie di tumore al polmone
Da un punto di vista clinico, a seconda della tipologia di cellule coinvolte e rilevate dall’esame istologico, si possono infatti distinguere due diverse categorie di tumore del polmone. Il carcinoma a piccole cellule o microcitoma (Small-Cell Lung Cancer – SCLC) e carcinoma non a piccole cellule (Non-Small-Cell-Lung Cancer – NSCLC).
Carcinoma a piccole cellule
Il tumore al polmone a piccole cellule (SCLC) è presente nel 15% dei casi e ha origine nei bronchi. Colpisce soprattutto persone anziane, forti fumatori o ex fumatori, con altre malattie concomitanti, di tipo polmonare e cardiovascolare. È la forma più aggressiva e le possibilità di sopravvivenza sono limitate, nonostante esistano innovative strategie di cura rispetto al passato. Il SCLC è noto per la sua rapida crescita e la diffusione precoce in altre parti del corpo: circa il 60%-70% dei pazienti presenta metastasi già al momento della diagnosi, congiuntamente a sintomi gravi come difficoltà respiratorie, tosse, affaticamento e perdita di peso. Ecco perché è necessario agire velocemente e tempestivamente, iniziando il prima possibile il trattamento più appropriato.
Carcinoma non a piccole cellule
Il tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC), invece, è la forma più diffusa e si presenta nell’85% dei casi. Si divide a sua volta in tre sottotipi:
- Adenocarcinoma, presente nel 40% dei casi, con origine nelle ghiandole endocrine;
- Carcinoma a grandi cellule, il sotto-tipo più aggressivo, presente nel 10-15% dei casi, con origine nel polmone;
- Carcinoma a cellule squamose, presente nel 25-30%, con origine nell’epitelio bronchiale.
Ad oggi, la maggior parte delle modificazioni genetiche sono state descritte nel tumore al polmone non a piccole cellule. Riguardano in maniera particolare gli oncogeni (quei geni che potenzialmente possono indurre una trasformazione neoplastica nelle cellule) come ad esempio ALK, ROS1 e RET.
Il tumore polmonare RET+
Il tumore al polmone non a piccole cellule positivo alla fusione di RET colpisce ogni anno circa 37.500 persone in tutto il mondo ed è diagnosticato spesso in pazienti più giovani rispetto all’età media delle persone che ricevono diagnosi di tumore al polmone, e in persone senza una forte abitudine al fumo.
La nuova terapia target
Di recente, la Commissione Europea per i medicinali ha approvato la prima terapia target per il trattamento di prima linea dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato positivo alla fusione del gene RET. La nuova molecola si chiama pralsetinib ed è prevista in monoterapia orale. A dimostrare l’efficacia e la sicurezza di questo nuovo farmaco lo studio Arrow pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology su 471 pazienti, condotto in Europa, Stati Uniti e Asia.
«Si tratta della prima terapia target autorizzata in Europa per il trattamento di prima linea di questa tipologia di tumore polmonare» è il commento di Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «Assume pertanto sempre più importanza la necessità di poter effettuare già alla diagnosi una profilazione genomica completa, per indirizzare i pazienti, spesso giovani e non fumatori, verso il trattamento di prima linea più appropriato per il carcinoma polmonare RET-positivo».
Una diagnosi sempre più precisa
Distinguere le tipologie di tumore e i sotto-tipi legati alle mutazione genetiche è fondamentale per intraprendere il miglior percorso terapeutico, proprio come le targeted therapies. L’introduzione di innovative tecniche di diagnosi, come il test di profilazione genomica di nuova generazione (Next Generation Sequencing), va in questa direzione perché consente di identificare contemporaneamente le alterazioni di diversi geni dando subito ai medici un’indicazione puntuale (e tempestiva) su quale trattamento mirato adottare. I test diagnostici volti all’identificazione delle fusioni di RET rappresentano il modo più efficace per identificare pazienti con NSCLC avanzato eleggibili per il trattamento con la nuova terapia target pralsetinib.