Un vaccino contro Alzheimer: è questa l’ottima notizia che arriva dalla ricerca per contrastare questa malattia neurodegenerativa che solo nel nostro Paese colpisce 600.000 persone. A metterlo a punto un team di ricercatori inglesi dell’Università di Leicester e tedeschi del Centro medico universitario di Göttingen. Con loro hanno collaborato anche gli esperti di LifeArc, una fondazione britannica che si occupa di scienza e medicina. I risultati del loro lavoro sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Psychiatry. Individuato negli USA anche un anticorpo monoclonale, che se confermato, potrà essere utile anche dopo l’esordio dei primi sintomi.
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Vaccino contro Alzheimer: sarebbe in grado di “sciogliere” le proteine beta amiloidi
Secondo i primi dati il gruppo di studio ha identificato un farmaco capace di limitare i danni della proteina beta-amiloide, che contribuisce insieme ad altri fattori al declino cognitivo del cervello. Attenzione: siamo al primo livello di test, quindi occorreranno ancora ulteriori studi prima di poter affermare che il vaccino sia efficace e sicuro sull’uomo.
Alzheimer: entro il 2030 forte aumento dei casi
La malattia di Alzheimer è il tipo più comune di demenze. È una patologia progressiva del cervello. La situazione peggiora lentamente ma inesorabilmente, distruggendo la memoria, il pensiero e le abilità linguistiche. Purtroppo, attualmente non esistono trattamenti efficaci per prevenire, rallentare o invertire la malattia.
Uno dei segni distintivi della malattia di Alzheimer è l’accumulo di strutture anormali chiamate “placche amiloidi” nel cervello.
Il nuovo vaccino colpisce le diverse forme solubili della proteina beta amiloide, che a detta di molti esperti potrebbero essere la variante più dannosa per le cellule cerebrali.
Vaccino contro Alzheimer: approccio completamente nuovo
«Negli studi clinici, nessuno dei potenziali trattamenti fino ad oggi ha mostrato molto successo in termini di riduzione dei sintomi dell’Alzheimer. Alcuni hanno persino causato effetti collaterali negativi. Quindi abbiamo deciso per un approccio diverso. Abbiamo identificato un anticorpo nei topi che neutralizzerebbe le forme troncate di beta amiloide solubile, ma non si legherebbe né alle forme normali della proteina né alle placche». Il professor Thomas Bayer fa parte del Centro medico universitario di Göttingen.
La novità straordinaria è che se questi risultati saranno confermati da nuovi studi non solo si potrà curare chi abbia la malattia con l’articorpo monoclonale, ma anche vaccinare contro questa patologia prima che compaiano i sintomi.
Continua la strada anche del farmaco monoclonale
Nelle settimane scorse la Food and Drug Administration, l’ente regolatore del farmaco USA, ha dato il via libera condizionato a un farmaco monoclonale. Sono arrivati nuovi dati sugli studi richiesti proprio dalla FDA che sono molto promettenti. Aducanumab, se usati agli esordi della malattia, sarebbe in grado di migliorare in modo significativo la qualità di vita dei pazienti.