I contagi in Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti stanno creando preoccupazioni tra i leader di tutto il mondo. Questo nonostante tutti gli studi confermino la validità dei vaccini, soprattutto nel limitare le complicanze gravi di Covid. La vaccinazione è un’arma importante, perché più il virus riesce a circolare, più è facile che colpisca le persone più fragili con conseguenze sugli ospedali.
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Contagi in Gran Bretagna: il confronto con l’anno scorso
La Gran Bretagna in particolare è tra i Paesi europei più colpiti da questa nuova ondata. Negli ultimi tre mesi, ci sono stati all’incirca tanti casi quanti ce ne sono stati lo scorso inverno. Tra luglio e ottobre di quest’anno, ci sono stati poco più di 3.000.000 di casi, con 79.000 persone che sono finite in ospedale.
Tra ottobre e gennaio dello scorso anno, ci sono stati poco più di 2.700.000 di casi, ma più di 185.000 persone hanno avuto bisogno di cure ospedaliere. Questa è l’ennesima conferma che i vaccini funzionano.
Colpa del non uso di mascherine e del non rispetto delle distanze?
I cittadini britannici hanno da sempre mostrato una certa ritrosia nell’indossare le mascherine. Anche le persone anziane e fragili hanno spesso scelto di non indossarle. Diverse ricerche hanno dimostrato che le mascherine sono un buono scudo contro la diffusione del virus tra le persone. Non è ancora chiara la sua efficacia nel ridurre i focolai. Sono troppe le variabili: in quanti nello stesso luogo sono vaccinati o sono guariti dalla malattia? C’è distanziamento fisico? Com’è l’areazione? Bisogna rispondere a tutte queste domande. Tra l’altro Paesi che hanno usato poco le mascherine come la Svezia hanno un numero di casi sensibilmente inferiore rispetto al Regno Unito. In Scozia, dove la mascherina è più usata, i numeri non sono troppo diversi dall’Inghilterra.
Regno Unito tra i primi Paesi a riaprire
Sicuramente la Gran Bretagna è tra i Paesi europei che ha allentato prima e più rapidamente le restrizioni contro la pandemia. Hanno aperto prima i locali, i pub, i ristoranti già dall’estate scorsa. Inoltre i sudditi di Sua Maestà utilizzano di più i mezzi pubblici rispetto alla media europea e hanno uno stile di vita che li porta a uscire molto più spesso.
Contagi in Gran Bretagna: colpa dell’immunità che cala?
Il Regno Unito è stato il primo Paese europeo a procedere con la vaccinazione. I dati dimostrano che questa scelta ha salvato migliaia di vita umane. La protezione del vaccino però diminuisce progressivamente dopo i primi mesi. Avendo iniziato per primi sono quindi più vulnerabili. La stessa situazione è avvenuta in Israele. Solo l’iniezione della terza dose nelle persone più fragili ha migliorato la situazione.
I vaccini funzionano bene contro i sintomi gravi anche dopo sei mesi
La protezione contro i sintomi gravi della malattia resta comunque alta con i vaccini anche dopo sei mesi dall’iniezione. È però normale che se ci siano molti contagiati, si alza anche la possibilità di nuove infezioni anche tra i vaccinati. Questo è probabilmente il motivo per cui i ricoveri ospedalieri nel Regno Unito sono più alti ora di quanto non fossero all’inizio dell’estate, quando i casi erano più bassi. Va sottolineato che comunque i numeri dei ricoveri in ospedale sono inferiori in modo significativo rispetto a quello che accadeva senza vaccini.
Contagi in Gran Bretagna: piano vaccinale in stallo
È vero che il Regno Unito ha cominciato subito la vaccinazione, ma poi il piano vaccinale è molto rallentato. Il tasso di persone completamente vaccinate non si colloca più tra i primi 10 Paesi con una popolazione di almeno un milione di residenti. Nelle ultime settimane sono pochissimi i cittadini britannici che si sono vaccinati.
Anche nella popolazione più giovane i numeri sono bassi. I vaccini per i giovani di 12-15 anni nel Regno Unito sono iniziati il 20 settembre. Finora, il 15% dei giovani ha ricevuto un’iniezione. In Italia siamo vicini al 70 per cento con due dosi.