Come confermato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi mentali sono in crescita tanto che l’impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo inizia a farsi sentire in maniera significativa. Stando ai dati rilevati dal Sistema informativo salute mentale del Ministero della Salute, infatti, nel 2017 in Italia le persone con patologie psichiatriche assistite dai servizi specialistici sono state più di 850.000. Tuttavia il numero potrebbe essere di gran lunga più alto se si considera che spesso la depressione – che è la patologia psichiatrica più frequente, con 39,2 persone colpite ogni 10.000 – l’ansia e le sindromi nevrotiche e somatoformi non sono riconosciute o vengono deliberatamente ignorate. Ciò, ovviamente, comporta una mancata presa in carico della patologia.
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Il pregiudizio condiziona la possibilità di curarsi e impatta sulla qualità della vita
Nell’immaginario collettivo il disturbo mentale, qualunque esso sia, è espressione di debolezza interiore e rappresenta un disagio da affrontare e combattere da soli, mettendo in campo solo le proprie energie, tanto che la possibilità di affidarsi a uno specialista è spesso vissuta – dagli altri ma anche dalla persona stessa – come una sconfitta personale, una mancanza di volontà nel risolvere il problema. In questo contesto di diffidenza e vergogna, l’individuo con sofferenza psicologica o anche psichiatrica rifiuta l’idea di aver bisogno di una terapia e, di conseguenza, si allontana sempre di più dalla cura stessa. I pregiudizi, però, non solo condizionano la possibilità di curarsi, ma impattano anche sulla qualità della vita di queste persone, sulle loro opportunità sociali, educative e prospettive di lavoro attuali e future.
Insieme per la salute mentale, la campagna per “rompere il pregiudizio”
Per superare queste disparità e far sì che coloro che soffrono di disturbi mentali e i loro cari siano pienamente integrati in tutti gli aspetti della vita è necessario “rompere i pregiudizi”. È in questa direzione che va “Insieme per la salute mentale”, la campagna promossa da Lundbeck Italia in vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre. Un’iniziativa preziosa che intende accendere i riflettori sulla necessità di mettere al centro le persone che vivono con questi disturbi, favorendone l’integrazione, il rispetto e l’inclusione sociale. Per l’occasione sui social (LinkedIn, Twitter, Instagram, Facebook e Tik Tok) ha preso il via la challenge per abbattere i pregiudizi, rappresentati metaforicamente dalle bolle di sapone che, proprio come i preconcetti, vengono generate con facilità, sono poco visibili e inconsistenti. Usando gli hashtag #rompiamoilpregiudizio e #insiemeperlasalutementale chiunque può dare il proprio contributo e far sentire la propria voce. In che modo? Scopritelo cliccando sul sito della campagna.
In aumento il numero di giovani colpiti da disturbi mentali
Una campagna, dunque, che vedrà nei social il suo palcoscenico principale e nei giovani il suo interlocutore privilegiato. Proprio questi ultimi, infatti, rappresentano la fascia di popolazione allo stesso tempo maggiormente esposta e da proteggere. «Negli ultimi 10 anni si è assistito a un aumento del 18% dei casi di depressione e i dati raccolti testimoniano che a essere più colpiti da questa tendenza sono i ragazzi», interviene Claudio Mencacci, Direttore Emerito del Dipartimento Neuroscienze e Salute mentale dell’ASST Fatebenefratelli – Sacco di Milano e Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia.
«Stando ai numeri diffusi dal Ministero della Salute, infatti, il 10-20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali e le condizioni neuropsichiatriche sono la principale causa di disabilità nei giovani di Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo Orientale, Pacifico Occidentale e Sud-Est Asiatico. Il dato sull’esordio precoce dei disturbi mentali rispetto al passato può essere ricondotto a diversi fattori, come i cambiamenti dello stile di vita, il contesto socio-economico-familiare, l’alterazione sempre più frequente del ritmo sonno-veglia, l’uso spregiudicato di dispositivi digitali e di social network, la diffusione di sostanze psicoattive e l’abuso di alcol».
Le ripercussioni del Covid-19 sulla salute mentale
La vulnerabilità psichiatrica dei giovani, dunque, era già presente ancora prima che il Covid-19 entrasse nelle case delle persone ma, dal canto suo, la pandemia non ha fatto altro che amplificare questa condizione. «Nei mesi scorsi abbiamo assistito a un aumento piuttosto marcato – si parla addirittura di una crescita del 30% – dei disturbi mentali, come depressione, ansia, insonnia, sindromi psichiche, che oltre agli anziani hanno interessato soprattutto le fasce più giovani della popolazione», continua Mencacci.
«I ragazzi e gli adolescenti hanno sperimentato, complici l’incertezza del futuro e la paura del virus, l’esperienza della “volatilità”, cioè si sono trovati esposti a un’infinità di cambiamenti quotidiani in circostanze ambientali in continuo mutamento. Tendenzialmente il nostro cervello mette in campo piccole strategie giornaliere per risolvere i problemi e limitare al massimo gli imprevisti ma se l’ambiente circostante è instabile non siamo più in grado di far fronte alle difficoltà che possono insorgere nella nostra vita. A ciò si aggiungono i sistemi relazionali, che durante la pandemia sono venuti meno, e l’alterazione del ciclo sonno-veglia, che nei mesi scorsi ha fortemente impattato sul benessere dei ragazzi. Di conseguenza i giovani – così come tanti adulti – sono andati incontro a depressione, ansia, timore di perdere il controllo, malessere e disagio interiori, fino a fenomeni di autolesionismo e disturbi alimentari».
L’importanza di fare un’informazione chiara e puntuale
L’appello ai giovani e agli adolescenti è di non vergognarsi e di non sentirsi in colpa, ma di chiedere aiuto e di confrontarsi con gli altri. Ecco perché campagne di sensibilizzazione come quella promossa da Lundbeck Italia e sostenuta dalle principali società scientifiche, fondazioni e associazioni pazienti aiutano a divulgare un’informazione corretta, chiara e trasparente e creare unità di intenti in modo che le persone con disturbi mentali e le loro famiglie si sentano pienamente integrate nella vita sociale della comunità di cui fanno parte.