Sicuramente sono belli, nessuno lo mette in dubbio. Ma non so come facciano alcune donne a portarli tutto il giorno: per andare a lavoro, per fare la spesa, per uscire la sera. Classico sinonimo di femminilità, i tacchi per me non sono mai stati una passione. Anzi, sono un vero tormento. Nonostante questo mio scarso feeling con le scarpe alte, per lavoro sono costretta a indossarli e anche per diverse ore al giorno. Nel 2004 ho iniziato a condurre Unomattina e il tacco 12 faceva parte del mio look quotidiano: lo portavo per sei ore di fila e per tutto il tempo della diretta rimanevo in piedi.
In un primo momento avvertivo il solito fastidio collaterale all’utilizzo di calzature non salutari, ma poi la situazione ha iniziato a peggiorare fino a causarmi un acuto mal di schiena, tanto che alcune volte dovevo ricorrere alle iniezioni di antidolorifico e mettere le scarpe basse. Ma così attenuavo gli effetti del problema senza risolverne la causa. Mi sono rivolta a diversi specialisti e attraverso la risonanza magnetica è emersa una protrusione, ovvero la sporgenza del disco che, non riuscendo più a sopportare i carichi delle vertebre, tocca i nervi, causando dolore. Un dolore talmente costante che ti impedisce di vivere bene la giornata.
Ero totalmente contraria a qualsiasi tipo di operazione e allora iniziai con cicli di fisioterapia e sedute di massaggi. Questo tipo di cura ha mostrato sin da subito effetti positivi ma non ha eliminato del tutto la protrusione, perché alla base del problema, oltre all’uso nocivo dei tacchi, vi era uno stile di vita sbagliato.
Durante quegli anni avevo, infatti, smesso di fare attività fisica e inoltre seguivo un regime alimentare che è già un delitto definirlo regime: due cornetti la mattina e aperitivi dopo il lavoro, che sono per niente salutari. Per questo motivo ho chiesto anche l’aiuto di una nutrizionista, non che fossi in sovrappeso e avessi bisogno di dimagrire, ma era necessario che imparassi a mangiare bene. Lo specialista mi consigliò di limitare il più possibile il consumo di carboidrati raffinati, come le pizzette e i cracker, e di zucchero. E io, di quest’ultimo, ne abusavo perché prendevo diversi caffè nell’arco della giornata e per ognuno mettevo due cucchiaini, ovvero circa 30 grammi di zucchero contro i 25 totali raccomandati dal Ministero della Salute.
Ora bevo il caffè amaro e, tra l’altro, mi piace molto di più. Ma è con la fine della conduzione a Unomattina e l’inizio di quella Linea Verde che la mia salute, e quindi la mia vita, è profondamente migliorata. Non perché fosse migliore il secondo programma tv, ma erano cambiate radicalmente le abitudini di vita. La sveglia non era più all’alba e ho potuto sostituire quei temuti «trampoli», elemento determinante del mio problema, con delle comodissime sneakers.
Ho ripreso l’attività fisica, dalle semplici camminate agli sport veri e propri. Ultimamente mi sono appassionata alla boxe, che pratico due volte alla settimana, e al paddle, un’attività a metà strada tra tennis e squash. Insomma, sono rinata: scarpe basse, corretta alimentazione, sport e non solo. Fondamentale in questo processo di guarigione è stato anche il supporto di un osteopata. Attraverso specifiche tecniche manuali, ha operato sulle disfunzioni della colonna vertebrale riequilibrando l’armonia dell’organismo.
Eleonora Daniele
Testimonianza raccolta da Cinzia Galleri per OK Salute e benessere novembre 2016
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