Con la riapertura di molti istituti, le autorità hanno la grande preoccupazione che i contagi possano salire, ma una ricerca conferma che la scuola è tra i luoghi più sicuri in assoluto. Naturalmente questo non significa che non ci siano contagi all’interno delle classi, ma che non è stato utile chiuderle. La ricerca è stata coordinata da Sara Gandini, responsabile dell’Unità Molecular and Pharmaco-epidemiology dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e docente di Statistica medica all’università Statale del capoluogo lombardo. Con lei ha collaborato Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia cognitiva e delle decisioni della Statale di Milano e direttore di Psiconcologia allo Ieo.
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Scuola è tra i luoghi più sicuri: sotto la lente di ingrandimento oltre 250.000 ragazzi
I ricercatori hanno analizzato tutti gli studi svolti finora sui dati di screening, tracciamento e le indagini sierologici tra gli studenti. Il team di lavoro ha messo sotto osservazione le informazioni di più di 250.000 persone, con dati estrapolati da decine di studi internazionali. I risultati sono stati pubblicati sulla piattaforma pre-print MedRxiv.
Scuola è tra i luoghi più sicuri: ecco cosa dicono i dati
Tra i risultati più significativi c’è il fatto che i ragazzini positivi avevano il 74% in meno di probabilità rispetto agli adulti di favorire la diffusione del virus. Inoltre gli studenti hanno un rischio contagio inferiore del 40% rispetto agli adulti. I ricercatori hanno evidenziato come il tracciamento sia più efficace dei test a tappeto. Le misure di prevenzione adottate nei Paesi in cui le autorità hanno scelto di lasciare aperte le scuole hanno avuto una buona efficacia nel limitare la circolazione del coronavirus che causa Covid.
Di conseguenza “in assenza di prove evidenti dei vantaggi della chiusura delle scuole, il principio di precauzione a nostro parere indica di mantenere le scuole aperte per prevenire danni irreversibili ai bambini e adolescenti, alle donne e alla società intera”, sottolinea Gandini.
Cos’è EuCcare?
Questo progetto di ricerca ha ricevuto i finanziamenti dell’Unione europea all’interno del programma EuCcare, European Cohorts of Patients and Schools to Advance Response to Epidemics. Si tratta di un progetto europeo che si occupa della diffusione delle epidemie nelle scuole. Il grant fa parte di un consorzio internazionale coordinato da EuResist Network, formato da 18 team di 10 Paesi (Belgio, Germania, Georgia, Israele, Italia, Lituania, Olanda, Portogallo, Svezia, Regno Unito), che analizzerà i dati di pazienti ospedalieri, personale sanitario vaccinato e scuole.
Obiettivo: capire la strada migliore contro la pandemia a scuola
Gli obiettivi principali di questo progetto sono molteplici. Si va dalla valutazione dell’efficacia delle misure di sorveglianza nel controllo dei focolai Covid-19 al confronto di queste misure adottate nei vari Paesi. Mira anche a identificare le differenze nell’incidenza dei casi di Covid-19 considerando stato socio-economico e problemi di trasporti. Altro punto qualificante è la valutazione della didattica a distanza, tenendo conto anche della situazione familiare. Infine un punto qualificante è tenere sotto controllo eventuali problemi psicologici negli studenti a causa della pandemia.