Il rientro dalle vacanze e la ripresa del lavoro possono essere eventi propizi al desiderio di cambiare alimentazione. Non necessariamente per ritrovare la forma dopo gli eccessi vacanzieri, ma anche solo per riportare un po’ di equilibrio sulla tavola. Anche nel rispetto dell’ambiente e della salute, temi ormai sempre più centrali quando si pensa a cosa mangiare o acquistare.
Proprio per aiutare gli italiani a cambiare alimentazione in modo corretto, gli esperti dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica e quelli di Slow Medicine hanno stilato cinque raccomandazioni per identificare le pratiche scorrette, e allo stesso tempo più diffuse, associate alla nutrizione, prive di benefici per la salute e per l’ambiente.
Ecco i consigli degli esperti se si vuole cambiare alimentazione:
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Seguire diete «senza» o digiunare
I regimi alimentari free from oppure quelli che prevedono giorni di digiuno sono approcci nutrizionali specifici per determinate patologie e solo il medico può consigliarne uno schema corretto e sicuro per la salute.
Gli esempi sono molti e diffusi. Ci sono le diete che escludono determinati alimenti (carboidrati, glutine, grassi, lattosio, proteine animali, e così via), approcci dietetici basati su presunte intolleranze alimentari (non diagnosticate da metodiche scientificamente validate) e sui gruppi sanguigni. Oppure ci sono le diete paleolitiche, i digiuni intermittenti e quelli continuativi.
Questi approcci dietetici possono provocare danni alla salute e carenze nutrizionali e non risolvono il problema dell’obesità. Anzi, favoriscono i disturbi alimentari.
Rivolgersi a persone non esperte di alimentazione
Se il bisogno di cambiare alimentazione (per te o una persona cara che vuoi aiutare) non nasce dal desiderio di rimettersi in forma o modificare lo stile di vita, ma perché si ha bisogno di trattare un disturbo del comportamento alimentare, bisogna individuare con precisione l’esperto a cui rivolgersi.
Evita di rivolgerti a professionisti non esperti nella diagnosi e cura dei disturbi alimentari. Perché solo team specializzati o sanitari competenti afferenti a diverse discipline possono prendere in carico con modalità multidisciplinare queste gravi patologie.
I disturbi alimentari sono infattu malattie mentali gravi che intaccano in modo importante la salute psichica e fisica della persona, alterandone la sfera sociale e relazionale. I comportamenti alimentari anomali più frequenti in queste malattie sono: la restrizione alimentare (ridurre drasticamente l’alimentazione, come nell’anoressia nervosa); l’abbuffata (come nel disturbo da alimentazione incontrollata) e l’utilizzo di pratiche per compensare le calorie assunte, come il vomito autoindotto, l’abuso di farmaci e l’eccessivo esercizio fisico (come nella bulimia nervosa).
Si tratta di malattie mentali complesse, che attraverso un malessere fisico esprimono un disagio psicologico. E purtroppo in tempo di pandemia Covid la loro incidenza tra i giovani è aumentata. Da notare che, tra i disturbi mentali, sono quelli con il tasso di mortalità più alto tra i giovani.
L’approccio ai disturbi alimentari deve prevedere il coinvolgimento di differenti figure. Tra questi psichiatri/neuropsichiatri infantili, medici con competenze nutrizionali, internisti, pediatri endocrinologi, dietisti, psicologi, infermieri, educatori professionali, tecnici della riabilitazione psichiatrica e fisioterapisti. Il trattamento non è infatti limitato all’aspetto nutrizionale ma deve comprendere anche il versante psicosociale.
Utilizzare integratori vitaminici o minerali in eccesso
L’abitudine dell’utilizzo di integratori vitaminici e minerali per una presunta prevenzione di patologie oncologiche o cardiovascolari è estremamente diffusa. In particolar modo in Italia, con una spesa non indifferente a carico dei cittadini.
Tuttavia sono disponibili solide e recenti evidenze scientifiche che non hanno documentato un reale effetto protettivo sul rischio oncologico relativo a numerose neoplasie derivante dall’utilizzo di supplementi nutrizionali di micronutrienti. La supplementazione con integratori vitaminici e minerali non produce nemmeno benefici nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Né sulla mortalità per tutte le cause nella popolazione generale.
La vera prevenzione efficace è quella rappresentata dalle corrette abitudini di vita. Quindi aana alimentazione, attività fisica, astensione dal fumo e limitazione dell’uso di alcolici. In più, se si assumono integratori è molto importante comunicarlo ai medici durante le visite perché possono alterare i risultati di esami di laboratorio anche in modo rilevante.
Stigmatizzare l’obesità
I soggetti obesi non devono essere colpevolizzati. Questa raccomandazione riguarda sia l’approccio che una persona ha verso se stessa. Sia quello che hanno le altre persone, le istituzioni e gli operatori sanitari nei confronti di chi ha chili in eccesso.
Colpevolizzare i soggetti obesi può avere un impatto negativo sulla loro salute fisica, psicologica e sociale tanto più che se appartengono a categorie fragili. Quando lo stigma proviene da istituzioni e operatori sanitari può avere anche effetti negativi sulla accessibilità, appropriatezza e qualità delle cure. La persona affetta da obesità deve essere accolta e trattata con la dignità ed il rispetto che si ha per tutte le altre patologie.
Seguire diete ad alto impatto ambientale
Solo modelli alimentari salutari (healthy diets) come, ad esempio, la dieta mediterranea possono garantire la salute fisica degli individui e del pianeta.
Il cibo ha un peso sulle risorse ambientali, in termini di consumo di acqua, suolo, energia, oltre che di produzione di gas, acidificazione ed eutrofizzazione. Le “diete occidentali” (ricche di alimenti raffinati, grassi animali, zuccheri e povere di fibra) sono quelle che comportano il maggior peso ambientale. Oltre ad essere quelle che favoriscono la comparsa di malattie metaboliche, cardiovascolari, oncologiche.
Viceversa, “diete salutari” (a prevalente base vegetale – cereali integrali, legumi, verdure, frutta – con buon contenuto di pescato, apporti moderati di carni – preferendo quelle bianche alle rosse – e con grassi vegetali) hanno il vantaggio di essere protettive per la salute degli individui. E anche maggiormente rispettose delle risorse ambientali.
Riducendo il consumo di carne e aumentando quello di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e pesce apportiamo dunque importanti benefici sia alla nostra salute sia a quella del pianeta.