Solo alcuni mesi fa una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora aveva rivelato che il declino cognitivo in un caso su tre è legato alla perdita dell’udito. Sforzarsi per capire suoni e voci, infatti, genera un forte stress nel cervello e impoverisce quelle aree che sono legate al linguaggio e alla memoria operativa, le stesse coinvolte nell’insorgenza dell’Alzheimer.
Ora arriva la notizia che in un futuro prossimo l’Alzheimer potrebbe essere diagnosticato utilizzando un semplice test dell’udito: consisterà nella registrazione della risposta di una persona delle sue onde cerebrali in base all’ascolto di alcuni suoni attraverso un elettroencefalogramma.
La scoperta arriva da un team spagnolo e italiano: il cervello del paziente di Alzheimer risponde infatti diversamente a una sequenza di toni acustici intervallati in modo casuale e inaspettato da un suono diverso. Questo esame potrebbe funzionare anche quando la malattia di Alzheimer non si è ancora manifestata con sintomi specifici.
Lo studio, diretto da Manuela Ruzzoli dell’Università Pompeu Fabra a Barcellona, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Reports. «Questo lavoro – spiega Ruzzoli – è il risultato di una fruttuosa collaborazione fra Brescia, Barcellona e Trento. Infatti i dati sono stati raccolti presso la sezione di Neuroscienze Cognitive dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio (BS). Inoltre ha visto la collaborazione del Centro Interdipartimentale Mente e Cervello di Trento con Veronica Mazza e Carlo Miniussi».
Gli esperti hanno registrato le risposte neurali di tre gruppi di individui (sani, con lieve declino cognitivo, con Alzheimer) a una serie di toni acustici e hanno osservato che quelle dei pazienti con Alzheimer sono significativamente diverse e riconoscibili rispetto alle reazioni neurali di un soggetto sano e di uno con lievi deficit cognitivi. «Portare questo test a routine clinica sarebbe uno step abbastanza agile – conclude Ruzzoli – perché non è invasivo e non richiede un’altra specializzazione tecnica».
Poiché questo test uditivo è del tutto passivo (si registra la reazione cerebrale ai suoni uditi e l’anziano non deve fare assolutamente nulla se non sottoporsi all’EEG) e semplice da svolgere, se questi risultati saranno riprodotti su un campione maggiore di individui si potrebbe davvero giungere allo sviluppo di un pratico e non invasivo test diagnostico che scopre la demenza già al suo esordio.
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