L’uomo ha imparato, osservando la natura, che mischiando argilla e acqua da sorgenti termali o dal fondo di mari, laghi e fiumi può plasmare delle cure. La fangoterapia (o peloidoterapia) ha una tradizione millenaria che riporta fino a oggi le formule per ottenere poltiglie che sfiammano articolazioni, distendono i muscoli, smorzano i dolori e rigenerano gli epiteli. Molte addirittura brevettate.
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Fango: una combinazione di argilla, acqua termale e microorganismi
Il fango Doc, preparato solo negli stabilimenti termali, rispetta specifici requisiti: è costituito da una parte solida, argille o torbe, amalgamata con acqua termale, da quella sulfurea alla salsobromoiodica, e da una componente biologica «viva» di microrganismi, alghe e batteri, che proliferano nel lungo processo di maturazione. Sono loro a fare da principio attivo. Il fango maturo contiene al suo interno sostanze prodotte da questi microrganismi come fosfolipidi, acidi grassi, steroidi di origine vegetale, vitamine. Conserva anche le proprietà dell’acqua termale, con ioni come zolfo, bromo o iodio che si trasferiscono alla pelle a contatto con il fango. Anche quando naturale, ovvero che sgorga direttamente dalla sorgente termale è necessario far maturare per sei mesi il fango in apposite vasche per consentire la cosiddetta trasmineralizzazione, il processo con cui l’acqua termale modifica l’argilla e la crescita di microrganismi.
In Italia sono pochi i centri con fanghi naturali a maturazione secolare, per disponibilità di risorse. Più spesso si preparano fanghi artificiali, facendo scorrere acqua a 40-50 gradi su argille selezionate e lasciandoli maturare fino a un anno prima di utilizzarli. Hanno le stesse proprietà di un fango terapeutico, non sono trattati. Un esempio di fango a esclusiva maturazione secolare in un laghetto naturale si può trovare alle Terme dei Papi di Viterbo.
Il fango svolge un’azione antalgica e miorilassante
Spalmato sulla schiena dolorante o un ginocchio artrosico, il fango termale scalda come una borsa dell’acqua calda dall’azione più intensa e duratura. È la capacita calorica dell’impacco, con cui argilla e acqua trattengono i gradi centigradi a quota 40-50, a svolgere l’azione antalgica locale e miorilassante. L’alta temperatura è direttamente responsabile anche di un benessere generale. Si verifica un’attivazione neuroormonale che libera nel sangue peptidi oppiodi, come le endorfine, che attenuano immediatamente il dolore e con un effetto prolungato nelle settimane successive alla terapia. Così come avviene quando ci si
immerge nelle vasche di acqua termale, il calore stimola la vasodilatazione e la diffusione di nutrienti ai tessuti, favorendo anche l’eliminazione di mediatori coinvolti nei processi infiammatori e stimolando il sistema immunitario.
Fangoterapia: quando è sconsigliata?
La fangoterapia sottopone però l’organismo a uno stimolo più intenso rispetto ad altre cure termali e non è adatta a tutti. Va eseguita solo in periodi di malattia reumatica o infiammazione non acuta, ed è sconsigliata a chi soffre di disturbi cardiocircolatori, perché abbassa la pressione e mette cuore e polmoni sotto sforzo. Non vi sono limiti di età, possono farla anche i bambini, alle donne si sconsiglia nei primi tre giorni del ciclo mestruale e in gravidanza il fango non va applicato direttamente sulla pancia.
Come funziona un ciclo di fangoterapia?
In genere un ciclo di cure dura 12 giorni consecutivi, con riposo a metà ciclo (settima giornata) e con tali modalità, grazie al suo riconosciuto valore terapeutico, può essere fatto in convenzione con il Servizio sanitario nazionale con la semplice richiesta rossa del proprio medico di famiglia. Si possono abbinare altri cicli termali, quali, per esempio, i percorsi vascolari, le cure inalatorie, le irrigazioni vaginali per problemi ginecologici o le cure idropiniche (si beve acqua termale) per calcoli e disturbi alle vie biliari.
Il fango fa bene a ossa, muscoli e articolazioni
Artrosi, osteoartrosi, dolori alla cervicale, tendiniti, lombalgie: sono ossa, muscoli e articolazioni a beneficiare maggiormente dei fanghi termali. Non solo per il potere riscaldante. La fangoterapia incide molto sul metabolismo dei lipidi e degli zuccheri. Alla base di molte malattie reumatologiche vi è un’alterazione del metabolismo, che esaspera i sintomi. Pubblicato sulla rivista Rheumatology, uno studio condotto dagli atenei italiani di Cagliari, Napoli, Siena e Padova ha dimostrato che due cicli di fangoterapia l’anno possono
ridurre significativamente il ricorso ai farmaci alle donne affette da sindrome fibromialgica. In caso di infiammazioni acute, come il classico colpo della strega, può essere utilizzato il fango a freddo con buona efficacia antinfiammatoria locale. Alcune evidenze cliniche confermano che quelli caldi, le cui proprietà penetrano più in profondità, stimolano anche la rigenerazione ossea.
Il fango rigenera l’epidermide e le mucose
Parlare di fanghi a molti rimanda l’immagine di una pelle luminosa e levigata. Il primo effetto osservato dell’applicazione topica dei peloidi, sin dagli antichi Egizi, è proprio la capacità rigeneratrice sull’epidermide e le mucose. Merito dell’acqua contenuta, quella sulfurea è un noto antisettico naturale. Ma anche dei composti prodotti dalla flora batterica che abita nella fanghiglia. I fosfolipidi, che abbondano nei fanghi, si aggregano formando i cosiddetti liposomi, alla base di molti prodotti di dermatocosmesi: sono strutture che penetrano facilmente nella pelle veicolando altre molecole e migliorandone l’idratazione.
Maschere purificanti, fanghi per gli inestetismi della cellulite, creme per assottigliare la linea: sono molti i prodotti in commercio che sfruttano la popolarità dei fanghi termali. Si tratta di prodotti ricostituiti, in cui l’acqua termale è evaporata e non possiedono la parte “viva” di microrganismi, e al massimo conservano le proprietà solo dell’argilla. Non si devono confondere con i fanghi curativi che si trovano soltanto nei centri termali e che possono essere applicati esclusivamente da personale qualificato.