L’aneurisma aortico addominale è una patologia della terza età legata a fattori di rischio come l’aterosclerosi, e colpisce più gli uomini delle donne. Abbiamo approfondito l’argomento, e chiesto consiglio, al professor Gianluca Faggioli, chirurgo vascolare. Professore associato di chirurgia vascolare all’Università di Bologna (puoi chiedergli un consulto qui). Lavora come chirurgo vascolare presso il Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna e presso la casa di cura M.F. Toniolo di Bologna.
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Aneurisma aortico: di che cosa si tratta e qual è la tipologia più frequente?
L’Aneurisma aortico è una dilatazione permanente della parete dell’aorta addominale, che è la localizzazione più frequente nell’80 per cento dei casi, o toracica. Questa dilatazione ha come conseguenza, con l’andare del tempo, una rottura della parete aortica con sanguinamento addominale massivo e conseguente shock emorragico. La rottura della parete dell’aorta rappresenta un fenomeno molto pericoloso perché causa il decesso della persona colpita da aneurisma nella maggior parte dei casi.
Quali sono i sintomi con cui si manifesta e i soggetti a rischio?
Il problema principale dell’aneurisma è rappresentato proprio dal fatto che, finché non vi è la rottura della parete aortica, è del tutto asintomatico. È una patologia che colpisce prevalentemente le persone sopra i 50 anni di vita, più i maschi delle femmine, e rappresenta una causa di morte molto significativa in caso di rottura.
Essendo asintomatico, questo disturbo richiede uno screening specifico per essere localizzato e riconosciuto. Le persone a rischio, che hanno fattori di rischio cardiovascolare per esempio i fumatori, i diabetici, gli ipertesi e i cardiopatici dovrebbero quindi sottoporsi a ecografia addominale e, nel caso si riscontrasse la dilatazione della stessa, ripeterlo annualmente.
Un altro fattore di rischio importante è la predisposizione genetica, perché si evidenzia una incidenza nettamente maggiore nei soggetti che hanno famigliari colpiti da questa patologia.
Che cosa si deve fare quando si scopre di avere un aneurisma?
Proprio perché l’aneurisma non è accompagnato da sintomi evidenti, spesso si scopre per caso durante altri esami di routine come un’ecografia eseguita per altri motivi. La prima cosa da fare è rivolgersi a uno specialista per essere seguiti nel decorso della patologia nel modo più attento e corretto. Se l’aneurisma ha dimensioni ragguardevoli, cioè superiori ai 4 centimetri, è prudente eseguire una tac per approfondire la diagnosi e valutare anche l’aorta toracica, che non si visualizza nel corso dell’ecografia addominale.
E per prevenirne lo sviluppo?
In caso di aneurisma aortico che non ha ancora raggiunto le dimensioni a rischio, cioè che non superi i 5/5,5 centimetri, per prevenirne l’aumento e la conseguente rottura, si devono ridurre al massimo i fattori di rischio: controllare la pressione, smettere di fumare, tenere sotto controllo il diabete e tutte le patologie cardiovascolari che rappresentano la causa primaria dell’insorgenza di un aneurisma dell’aorta.
Come s’interviene?
Essendo asintomatico, la presenza di un aneurisma va monitorata attentamente. Le linee guida internazionali raccomandano il trattamento preventivo, proprio per evitare la rottura, nelle forme che superano i 5,5 centimetri di diametro.
Questi limiti però non sono tassativi: l’indicazione all’intervento va posta anche in relazione ad altri fattori, come le condizioni generali del paziente, la velocità di accrescimento e le caratteristiche della parete aortica. Nella maggior parte dei casi questo trattamento è oggi di tipo endovascolare: s’inserisce cioè, per via arteriosa, una endoprotesi all’interno dell’aorta in modo tale da escludere l’aneurisma dal flusso sanguigno. In questo modo se ne evita la rottura perché il sangue viene fatto scorrere all’interno delle endoprotesi e non preme più sulla parete aortica. Quando questo trattamento non è possibile per motivi tecnici, allora s’interviene per via chirurgia tradizionale, sostituendo l’aorta con una protesi sintetica.
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