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Alcol e pandemia: il Covid-19 ci ha fatto bere (molto) di più

Durante l'isolamento i consumi di alcolici hanno subito un'impennata. Tra i consumatori a rischio tanti giovani, soprattutto ragazze, e anziani

Tra le bottiglie comprate durante la spesa online e le casse ordinate sull’e-commerce preferito, nel 2020 gli acquisti di alcolici hanno subito un’impennata tra il 181 e il 250 per cento. Con un ovvio aumento dei consumi domestici. Birra, vino e cocktail hanno fatto da cornice all’isolamento domestico. Spesso, scrivono gli esperti, per compensare la tensione creata da quarantena e lockdown. Ai timori generali dovuti alla paura del contagio e all’incertezza, in molti casi, si sono aggiunte anche “problematiche economiche, lavorative e relazionali”. Il quadro emerge dai nuovi dati relativi al consumo di alcol durante la pandemia diffusi all’Istituto Superiore di Sanità in vista dell’Alcohol Prevention Day.

Il consumo di alcol pre-pandemia

Nel 2020 la relazione tra gli italiani e gli alcolici è dunque peggiorata. Ma già prima della pandemia le cose non andavano benissimo e l’alcol rappresentava già uno dei più temibili fattori di rischio e di malattia per 8 milioni e mezzo di italiani. Tra cui 2 milioni e mezzo di anziani, oltre 4 milioni di binge drinker e 600 mila consumatori con diagnosi suggestiva di alcol dipendenza in necessità di trattamento.

Gruppo San Donato

Alcol e pandemia: tanti giovani, donne, anziani

Il dato più preoccupante, secondo gli esperti, è che nel gruppo dei binge drinker, cioè quelle persone che si abbuffano di alcolici e ne bevono cinque o più (di svariate tipologie) in un breve lasso di tempo, ci sono 830 mila giovani, di età compresa tra gli 11 e i 25 anni.

Anche questo dato è peggiorato nel corso del 2020. Secondo i dati dell’Iss, “si è registrato un incremento al 23,6% per i maschi e al 9,7% per le femmine“. A preoccupare soprattutto l’aumento delle giovani consumatrici a rischio, le 14-17enni, che superano per numerosità, per la prima volta, i loro coetanei maschi.

Colpiti da un consumo eccessivo di alcolici anche gli anziani: tra loro la prevalenza dei consumatori dannosi è aumentata in maniera statisticamente significativa del 22,7%.

Parola chiave: sensibilizzare e intercettare

“Alla luce dei dati riportati”, ha dichiarato Emanuele Scafato, direttore del Centro dell’Organizzazione mondiale della sanità per la ricerca sull’alcol e dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Iss, “il day after della pandemia deve potersi connotare per attivazione di risorse e strategie che mirino all’era post Covid-19. Sono necessari nuovi modelli d’intercettazione dei rischi da alcol, favorendo la formazione del personale sanitario e attivando nuove strategie di prevenzione. Anche attraverso un rinnovato Piano Nazionale Alcol”.

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