Esiste un rapporto tra primavera e bruciori di stomaco? La primavera è iniziata e il nostro corpo lo percepisce più di quanto possiamo immaginare. La stagione delle fioriture e dei primi caldi, infatti, influisce sull’organismo sia direttamente che indirettamente. Molti si sentono meglio grazie alla maggiore luce, altri iniziano a starnutire per colpa delle allergie ai pollini, altri ancora potrebbero accusare fastidi alla pancia. Sì, perché, come spiega il gastroenterologo Silvio Danese, che ha trattato l’argomento nel suo libro La pancia lo sa. Interpretare i messaggi di stomaco e intestino per vivere meglio (Sonzogno), «a partire dalla bella stagione cresce la quantità di acidi prodotti dalle pareti dello stomaco».
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Primavera e bruciori di stomaco: il ruolo della luce
Il motivo va ricercato nel nostro passato. «Si tratta di un’eredità dei nostri progenitori, che in inverno avevano meno cibo a disposizione. Di conseguenza usavano poco l’apparato digerente, pronto a riprendere a funzionare a pieno regime con il caldo. Ma l’incremento della produzione di acidi gastrici può innescare più facilmente bruciori e rigurgiti acidi». Lo zampino lo mette anche il sole. In primavera tramonta sempre più tardi rendendo le nostre giornate più lunghe e, a quanto pare, anche più lente nella pancia. «L’aumento delle ore di luce favorisce la produzione di cortisolo, l’ormone dell’allerta, che ci tiene svegli e attivi. Allo stesso tempo, però, rallenta i naturali movimenti dello stomaco e può portare a una digestione più lenta e difficile».
Primavera e bruciori di stomaco: quali sono i cibi che peggiorano la situazione?
Alcuni alimenti possono contribuire al peggioramento della dispepsia. Tra questi i cibi particolarmente grassi. Questi alimenti richiedono tempo per essere digeriti e rimangono a lungo nello stomaco, rendendo più numerosi gli episodi di reflusso. Gli altri sono:
- arance, limoni, pomodori, che sono alimenti di per sé acidi e possono aumentare l’acidità nell’esofago e svolgere un’azione irritante;
- caffè e bibite che contengono caffeina, un irritante gastrico e potente stimolante della secrezione gastrica;
- bibite gassate, la cui anidride carbonica tende a gonfiare lo stomaco;
- alcune spezie, come pepe, peperoncino o chiodi di garofano, che sono irritanti per la mucosa.
Oltre all’alimentazione, anche alcune abitudini scorrette possono peggiorare il bruciore di stomaco, ad esempio sdraiarsi subito dopo i pasti oppure fumare a ridosso di pranzo e cena. «Mi raccomando», è il consiglio finale di Guarino, «il bruciore di stomaco non va trattato con farmaci da banco e con una dieta del nutrizionista. Necessita di una diagnosi differenziale che solo il gastroenterologo può fare».
Quali sono gli altri fattori di rischio?
Quando un paziente lamenta un bruciore di stomaco, il medico deve individuare altri potenziali fattori di rischio per capire se si trova di fronte a una dispepsia funzionale (problemi digestivi anche cronici) oppure a una dispepsia organica, quindi causata da una patologia a carico dell’apparato gastrointestinale.
«Questi fattori sono:
- un’età superiore ai 45 anni,
- familiarità con patologie tumorali dello stomaco,
- perdita di peso improvvisa,
- anemia,
- disfagia, cioè difficoltà a deglutire,
- dolore e bruciore epigastrico anche notturno,
- persistenza del bruciore dopo l’assunzione di farmaci antiacidi, procinetici o gastroprotettori,
- utilizzo abituale o abuso di medicinali antinfiammatori da banco, i cosiddetti Fans, che bloccano la produzione di prostaglandine, sostanze importanti per il benessere dello stomaco perché stimolano la produzione di muco a protezione della parete gastrointestinale».
Il dettaglio del sintomo presente anche di notte è importante «perché una patologia più severa, come una gastrite o un’ulcera, è in grado di svegliare il paziente per il fastidio, cosa che invece non avviene se si è di fronte a un disturbo funzionale», sottolinea Guarino.