I vaccini sono i farmaci che hanno salvato il maggior numero di vite umane nella storia. Un dato su tutti fa riflettere: prima del loro arrivo la mortalità infantile oscillava tra il 20 e il 30 per cento. Oggi siamo al tre per mille. Ogni anno infatti le vaccinazioni prevengono circa 2.500.000 di morti tra i bambini, contando solo il morbillo, la difterite, la pertosse e il tetano. Se non ci fosse il siero per il vaiolo, ancora oggi, ogni 12 mesi morirebbero 5 milioni di persone tra bambini e adulti.
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Perché si chiama vaccino?
Vaccino nella lingua italiana significa che deriva dalla mucca, come ad esempio il latte vaccino. Allora perché questi farmaci si chiamano così? Per l’origine del nome bisogna risalire alla fine del 1700, quando il medico britannico Edward Jenner scoprì il vaccino contro il vaiolo. Lo scienziato partì dall’intuizione che le mungitrici a contatto con le pustole del vaiolo delle mucche diventavano immuni da questa malattia. Il medico iniettò il liquido delle pustole di una mucca malata a un bambino di 8 anni che diventò immune alla malattia. Ecco perché si chiama vaccino: il primo siero arrivava proprio dalle mucche.
Proprio grazie a questo vaccino il vaiolo è stato eradicato nel 1980. Ecco perché gli ultimi ad avere la caratteristica cicatrice del vaiolo sono i bambini nati nei primi anni Settanta.
Bisognerà aspettare gli studi di Louis Pasteur però per dare una metodologia al sistema delle vaccinazioni. In questo modo gli scienziati hanno studiato vaccini contro tutte le malattie infettive, riuscendo a sconfiggere delle piaghe come la difterite e la poliomielite.
Come agiscono i vaccini?
I vaccini fanno leva sulle nostre difese immunitarie. Stimolano i meccanismi naturali del corpo, simulando un contatto con un virus. In questo modo quando il virus vero e proprio entrerà nell’organismo il sistema di difesa lo riconoscerà e lo distruggerà. In genere i vaccini si servono di un virus vettore, di solito quello del raffreddore, per entrare nelle cellule. Il virus da cui ci si vuole immunizzare è invece inattivato, quindi non può farci ammalare, ma solo stimolare le nostre difese. Alcune volte il siero contiene solo una proteina del virus, che è comunque capace di stimolare le difese immunitarie. Grazie alla ricerca scientifica ora si è messa a punto una nuova strategia, utilizzando l’mRna.