Giorgia Rossi appare sempre sicura nelle sue dirette televisive, ma ha dovuto fare spesso i conti con l’ansia. Giugno 2018. Iniziano i Mondiali di calcio in Russia, l’Italia non c’è, non è riuscita a qualificarsi. L’evento è ugualmente attesissimo per i tanti fuoriclasse che la competizione vede schierati in campo, da Messi a Ronaldo, da Neymar a Mbappé. L’esclusiva per la trasmissione delle partite nel nostro Paese se l’è aggiudicata per la prima volta nella sua storia Mediaset, che ha interrotto il duopolio Rai-Sky, e io vengo scelta per condurre Mondiali Mediaset Live, il programma su Canale 5 che introduce e, poi, commenta le partite. Insomma, ho su di me gli occhi di milioni di connazionali appassionati della pedata.
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Giorgia Rossi: «L’ansia mi accompagna da quando sono piccola»
Per il primo collegamento è previsto che parli tre minuti. Parte il countdown per la diretta: «Tre, due…». E io sento la bocca improvvisamente asciutta. Allappata. Come se la lingua mi si fosse legata. È sempre stato il mio incubo e ora sta diventando realtà nel momento più importante della mia carriera. Non ho più neanche il tempo di bere un sorso d’acqua, il conto alla rovescia è inesorabile: «… Due, uno, si parte!». Avverto distintamente l’impressione di essere incapace di scandire bene le parole che pronuncio, allora provo a non pensare a quello che mi sta capitando. Peccato che più provo a non pensarci e più ci penso. Insomma, non so nemmeno io come, ma alla fine riesco a lanciare il primo servizio. Al termine della trasmissione ricevo un messaggino sul cellulare dalla mamma: «Sei andata bene, però sei un po’ tesina». Tesina??? Non riuscivo quasi a parlare!
Del resto proprio mia madre è sempre stata una persona molto ansiosa e io ho probabilmente ereditato da lei questo aspetto del carattere. Fin da piccola, infatti, ho sempre avuto difficoltà a gestire questo stato d’animo.
Quella volta che non trovavo papà
Una volta diventata giornalista e conduttrice televisiva è subentrata l’ansia legata alle prestazioni lavorative. All’epoca della prima diretta di Russia 2018 ero già abituata da anni ad andare in onda, ma quello era il Mondiale e io ero una sorta di padrona di casa. L’appuntamento quotidiano, comunque, ha poi risolto il problema, con la routine che ha messo in fuorigioco gli attacchi di ansia.
L’evento che, però, più mi ha mandata davvero nel pallone è capitato cinque anni fa e non riguarda la mia professione, bensì la vita familiare. È successo un giorno nel quale mamma e io eravamo a Milano e mio padre era rimasto a Roma, la nostra città. Ecco, a un certo punto per tre ore non abbiamo più avuto notizie di lui. Non rispondeva al telefono né al campanello di casa, al quale era andata a suonare una vicina che avevamo allertato. Io, completamente in tilt, avevo preso a immaginare le peggiori disgrazie. Invece papà era andato a giocare tranquillamente a calcio con gli amici. E aveva pure avvertito mamma, solo che lei se n’era scordata…
Giorgia Rossi: «Attività fisica e alimentazione mi aiutano a gestire la situazione»
Per riuscire a gestire quest’ansia ho provato la qualunque, ma non è facile. Sai di soffrirne, ma non sai quando e come arriva. Spesso si presenta in momenti imprevedibili e dove ti trovi, ti trovi. Per imparare a dribblarla occorre, allora, esercitare la mente, perché è dalla testa che parte tutto. Forse è proprio non pensando di avercela che riesci a contenere l’ansia. Sul lavoro cerco di non fissarmi sulla portata degli impegni che vado ad affrontare, ma, pur mettendoci sempre tutta la mia professionalità, provo a viverli quasi come un gioco. A prendere le cose più alla leggera. Poi aiuta l’attività fisica, tanto che cerco di camminare il più possibile, mentre in passato mi ha fatto bene il pilates. E anche l’alimentazione è importante: prima di una diretta resto sempre molto leggera a tavola.
Il lavoro mi consente di tenere a bada la mia ansia da Covid
Proprio gli impegni televisivi sono la mia coperta di Linus in questo periodo di emergenza per il Covid-19, che ha portato cambiamenti improvvisi, inaspettati e non voluti nelle nostre vite, i quali hanno inevitabilmente moltiplicato le nostre ansie anche nei confronti delle faccende più banali. E il non sapere quando tutto questo finirà è fonte di ulteriore grande stress assieme alla limitazione della libertà personale imposta dalle regole di contenimento della pandemia. Ma fortunatamente il lavoro mi permette di mantenere una quotidianità, seppure diversa da quella consueta, che ha difeso e difende il mio equilibrio mentale, che altrimenti saprebbe stato messo a dura prova dalla mancanza del contatto con la gente che tanto adoro.
Giorgia Rossi