Va al giapponese Yoshinori Ohsumi il premio Nobel per la medicina. Lavora al Frontier Research Center di Tokyo e nel 2012 aveva già vinto il Kyoto Prize for Basic Science, il più prestigioso riconoscimento per uno scienziato in Giappone. Il premio, in denaro, conferito dall’Accademia delle Scienze della Svezia è di 830.000 euro.
Il biologo 71enne ha dedicato la sua vita al fenomeno dell’autofagia, il processo con cui una cellula sacrifica alcune sue parti per fornire energia alle funzioni indispensabili. (Scopri qui cos’è l’autofagia) Esattamente come avverrebbe in un processo di smaltimento dei rifiuti, le nostre cellule sono in grado di distruggere le sue componenti che sono diventate inutili e di trasportarle all’esterno della loro membrana.
L’autofagia è un meccanismo alla base del mantenimento di tutti i tessuti dell’organismo: il suo compito è quello di indurre la distruzione di alcune componenti cellulari per prevenirne l’accumulo in eccesso e consentire alla cellula di produrre l’energia richiesta per affrontare situazioni di stress.
L’autofagia interviene anche come meccanismo di autodistruzione quando una cellula è gravemente danneggiata, rischiando una deriva tumorale o un pesante accumulo di sostanze dannose, come avviene in alcune malattie neurodegenerative.
L’autofagia cellulare è il principale fenomeno che garantisce l’equilibrio tra la sintesi, la degradazione e il riciclaggio dei prodotti della cellula, ma si attiva in maniera particolarmente significativa in alcune circostanze critiche. Agisce anche quando la cellula è infetta, o quando i ribosomi e i mitocondri, sono gravemente danneggiati e disfunzionali.
I difetti nei processi di autofagia sono stati associati a diverse patologie, dal cancro e alle malattie neuro degenerative, come il morbo di Parkinson, ma anche ai processi di invecchiamento per accumulo di danni cellulari.
Francesco Bianco
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