Perché abbiamo le unghie fragili? Forse le abbiamo sottoposte a trattamenti estetici sbagliati oppure la loro debolezza è sintomo di una specifica malattia. A spezzarsi o a sfaldarsi è la lamina ungueale, ovvero una lastra multistrato, dalla consistenza dura e a allo stesso tempo flessibile, che ricopre l’intera estremità del dito, dalla matrice fino alla fine della falange. «Composta di cheratina, molto simile a quella del capello, la lamina, o l’unghia comunemente intesa, fa parte dell’apparato ungueale che comprende una piega ungueale prossimale e le pieghe laterali che la circondano, la matrice (la struttura che produce l’unghia), il letto ungueale (dove si stende la lamina) e l’iponichio, meglio conosciuto come cuticola», spiega Sandra Lorenzi, dermatologa dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano.
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Unghie fragili: cautela con gel semipermanenti e solventi
La fragilità ungueale può manifestarsi in vari modi: la lamina può rompersi orizzontalmente o longitudinalmente, può presentarsi stratificata, assottigliata, con fissurazioni. «Per prima cosa è necessario indagare sulle cause della fragilità», continua Lorenzi. «Spesso è proprio l’eccessivo ricorso a trattamenti di bellezza a rendere le unghie fragili, deboli e visibilmente non sane. Nonostante abbiano un importante valore estetico, è sbagliato considerarle semplicemente come un accessorio da abbellire: rappresentano un apparato vero e proprio con una struttura articolata e con compiti ben precisi, esattamente come succede per gli altri apparati del nostro organismo».
Difficile non pensare all’aumento esponenziale, negli ultimi anni, al ricorso a gel semipermanenti e ricostruzioni chimiche. A differenza degli smalti normali, quelli che durano di più sono, infatti, ritenuti più nocivi, sia perché per la loro applicazione è necessario l’uso della lampada a raggi UV, sia perché queste tinte entrano a contatto con la pelle per un periodo di tempo molto più lungo. Per quanto riguarda i solventi, invece, seppure non contengano più la formaldeide, sono realizzati con sostanze tossiche e per questo motivo sarebbe meglio limitarne l’uso. Non ha senso prediligere quelli con diciture come «senza acetone» perché, comunque, devono contenere sostanze in grado di togliere un prodotto chimico come la tinta. Non sono indicati, inoltre, quelli «a immersione»: introdurre tutto il polpastrello nel barattolo rischia di irritare e disidratare la pelle attorno all’unghia.
Attenzione a rimuovere le cuticole
Si chiamano linee di Beau e sono dei solchi trasversali, che rappresentano la traccia lasciata da ripetute alterazioni dell’accrescimento dell’unghia. «Nonostante sia un inestetismo riscontrabile anche in alcune patologie come la psoriasi, il più delle volte è dovuto a un’errata cura dell’unghia, in particolare alla rimozione della cuticola», spiega la dermatologa. «Quest’ultima, la cui funzione è quella di proteggere la lamina ungueale, deve essere costantemente idrata e “abbassata” tramite l’uso di appositi bastoncini. Ogni qual volta la si rimuove, invece, la radice subisce un trauma e cessa di crescere. Quando la lamina riprende lo sviluppo lo fa con un solco che corrisponde al momento in cui si è tagliata la cuticola».
Tra un’applicazione di smalto e l’altra devono passare 30 giorni
Se da un lato è importante essere informati su rischi e limiti dei trattamenti dedicati alle unghie, è altrettanto importante non creare falsi allarmismi perché, come tiene a precisare la specialista, «non sono un’applicazione di smalto ogni tanto oppure una o due ricostruzioni all’anno a mettere a rischio la salute delle nostre unghie. A incidere è piuttosto la frequenza». La prima informazione che si deve tenere bene a mente, allora, se si vogliono avere delle mani non solo belle ma anche sane, è che «l’unghia ha necessità di respirare e che, tra un’applicazione e l’altra di tinta, dovrebbero trascorrere almeno 30 giorni».
Unghie fragili: le principali patologie che le causano
In alcuni casi non sono le abitudini scorrette a provocare la fragilità, ma alcune malattie che colpiscono l’apparato ungueale, il quale non è più in grado di produrre una lamina compatta, per via della minore o disordinata produzione di cheratina. Spesso rotture e sfaldamenti si verificano sia sulle unghie delle mani, sia su quelle dei piedi e in alcuni casi a farne le spese sono anche i capelli. Per individuare una patologia delle unghie è necessaria una visita dermatologica: lo specialista potrà avvalersi anche di strumenti diagnostici come il dermoscopio e consiglierà gli eventuali esami di approfondimento. Ecco le principali patologie illustrate da Sandra Lorenzi.
Psoriasi ungueale
È estremamente importante monitorare lo stato di unghie di mani e piedi e consultare il dermatologo alle prime avvisaglie della psoriasi, malattia infiammatoria a carattere cronico e recidivante che colpisce, oltre alle unghie, pelle e cuoio capelluto e si manifesta con chiazze rosse e squamose. Chi soffre di psoriasi a livello epidermico può riscontrare la stessa patologia anche sulle unghie ma non è detto il contrario. La psoriasi ungueale può, infatti, colpire persone che non presentano alcuna problematica sul resto del corpo e che si ritrovano ad avere unghie deformate nella struttura e alterate nel colore. In particolare, si assiste alla formazione di creste, scanalature, piccoli fori simili a una punta di spillo e al cambiamento del colore (giallognolo). L’unghia si stacca dal letto ungueale, causando dolore e complicazioni funzionali.
➜ La cura. Il trattamento della psoriasi ungueale varia a seconda della gravità dello stato infiammatorio. In linea generale, però, si propende verso trattamenti topici a base di corticosteroidi e analoghi o derivati della vitamina D3.
Alopecia areata
Si tratta di una patologia autoimmune che causa la perdita improvvisa e irregolare di capelli e peli, formando delle chiazze. Nella maggior parte dei casi l’alopecia areata si associa ad alterazioni delle unghie molto caratteristiche, definite «pitting». Appaiono come piccole depressioni puntiformi nella porzione più superficiale della lamina, tali da conferire all’unghia un aspetto descritto come «a ditale da sarta». Il ditale è la conseguenza di una anomalia del processo di cheratinizzazione della matrice ungueale.
➜ La cura. Non esistono rimedi fai-da-te o trattamenti estetici in grado di curare le malformazioni della lamina. Queste, infatti, potrebbero anche peggiorare se non sottoposte all’occhio di un esperto. La terapia è in genere a base di farmaci che riducono l’infiammazione e sopprimono il sistema immunitario.
Lichen planus
Quello ungueale può essere l’estensione o addirittura l’unico sintomo della patologia originale: il lichen planus. Si tratta di una dermatite cronica, diagnosticabile grazie alla presenza di papule, lesioni rossastre e pruriginose su tutto il corpo. A livello delle unghie si manifesta con assottigliamento della lamina, che si presenta percorsa da striature e fissurazioni longitudinali. Può esserci anche il pterygium dorsale, una profonda scanalatura centrale della lamina.
➜ La cura. L’opzione terapeutica più adottata è quella che fa ricorso a farmaci a base di cortisone, sia topici sia per bocca.
Le unghie fragili possono essere un segnale dell’anemia
La fragilità delle unghie può essere il campanello d’allarme anche di problematiche non dermatologiche. Per esempio, è uno dei sintomi, insieme a caduta dei capelli, pallore e stanchezza, dell’anemia sideropenica, ovvero una forte carenza di ferro, oligominerale importante nel processo di formazione della lamina, che comporta un indebolimento della struttura dell’unghia.