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Tosse nel bambino: perché viene e come curarla

Lo specialista Ahmad Kantar spiega quali condizioni o patologie possono scatenare la tosse nei più piccoli e come affrontare questa problematica

Sebbene crei disagio e fastidio in chi ce l’ha, sia per lo sforzo che comporta sia per l’espulsione rumorosa, la tosse è un sintomo piuttosto frequente in età pediatrica e, nonostante spinga spesso il genitore a consultare subito il pediatra, nella maggior parte dei casi non deve destare particolari preoccupazioni. «Si tratta di un riflesso fisiologico che l’organismo mette in atto per difendersi e ripulire le vie aeree da muco e secrezioni in eccesso, agenti irritanti o corpi estranei inalati accidentalmente» interviene Ahmad Kantar, Responsabile dell’Unità Operativa di Pediatria e del Centro pediatrico dell’asma e della tosse del Policlinico San Pietro (struttura che fa parte del Gruppo San Donato) a Ponte San Pietro, Bergamo. «Con questa esplosiva e involontaria espulsione d’aria, accompagnata dall’emissione di muco (tosse grassa) o priva di qualsiasi espettorato (tosse secca), si espellono, dunque, gli addensamenti e le sostanze estranee alle vie aeree».

Tosse acuta nel bambino

Se si risolve nel giro di due settimane, la tosse viene definita acuta. «In questi casi il disturbo è causato, il più delle volte, da infezioni virali o batteriche che colpiscono le alte o basse vie respiratorie, riducendo il normale flusso dell’aria, e provocano anche altri sintomi, come febbre, mal di gola, rinite, naso che cola, cefalea. Purtroppo gli agenti patogeni, come quelli responsabili di raffreddori e influenze, sfruttano il naturale meccanismo della tosse, attivato proprio per difendere l’organismo dagli agenti infettivi e dei loro processi flogistici, per propagare e diffondere ulteriormente l’infezione» continua il dottore. Gli episodi acuti possono ripetersi con una certa frequenza, prolungando quindi la durata della tosse stessa, specialmente in ambiente scolastico dove i bambini sono continuamente esposti a microbi e virus.

La terapia

Non esiste una terapia specifica in grado di curare la tosse acuta da raffreddore comune, anche perché solitamente il problema tende a risolversi spontaneamente. «Per attenuare il fastidioso riflesso della tosse e favorire l’attività mucociliare, ossia la funzione naturale di pulizia svolta dalla mucosa delle vie respiratorie, si può trarre giovamento da agenti mucoattivi o sostanze che influenzano l’attività del riflesso della tosse, che possono essere assunti per brevi periodi e sempre sotto controllo medico.

Per agevolare poi lo scioglimento del muco in eccesso, si consiglia l’assunzione di bevande calde, prodotti a base di marshmallow, cioccolato, foglie di edera o miele. Quest’ultimo è controindicato nei bambini di età inferiore a un anno. Sono ottimi anche i lavaggi nasali con soluzioni fisiologiche o ipertonica, in grado di liberare le cavità nasali e aumentare l’attività mucociliare, mentre gli antibiotici, preziosi in caso di infezioni batteriche, sono totalmente inutili per debellare i virus» spiega il dottor Kantar.

Quando una tosse improvvisa deve preoccupare?

Quando la tosse sopraggiunge all’improvviso, magari mentre il piccolo sta giocando o mangiando, è piuttosto vigorosa e non è accompagnata da altri sintomi, potrebbe essere stata scatenata dall’inalazione di un corpo estraneo, come un giocattolino, una moneta o un pezzetto di cibo, che richiedono intervento medico immediato poiché possono manifestarsi sintomi gravi dovuti all’ostruzione delle grosse vie aeree. Purtroppo in alcuni casi l’evento può essere accompagnato da scarsa sintomatologia e la tosse insorge gradualmente.

Tosse cronica nel bambino

Diversamente da quella acuta, la forma cronica tende a perdurare per più di quattro settimane, senza interruzione. «In questo caso, mamme e papà devono rivolgersi allo specialista, che raccoglie un racconto anamnestico dettagliato del paziente con particolare attenzione alla modalità di insorgenza, caratteristiche della tosse, gli eventuali sintomi associati e patologie pregresse. Dietro a una tosse che non passa, infatti, possono celarsi diverse patologie, come il reflusso gastroesofageo, la bronchite batterica protratta, la pertosse, l’asma bronchiale, una rinosinusite ma anche deficit immunitari e la fibrosi cistica» prosegue il pediatra.

Come si individua la patologia sottostante e quali sono le terapie

Cosa fare dunque se, grazie all’anamnesi, si sospetta che alla base della tosse persistente del bimbo si nascondano un disturbo o una malattia più o meno seri e non una banale infezione? «Il pediatra può prescrivere una radiografia del torace e una spirometria, importanti accertamenti in grado, nella gran parte dei casi, di individuare la causa scatenante. In alcuni casi è necessario ricorrere ad ulteriore accertamenti come la TAC del torace o la broncoscopia. Risalire all’origine del disturbo è fondamentale per poter impostare una terapia adeguata. Di fronte a una bronchite batterica protratta, ad esempio, si opta per un ciclo di antibiotici, mentre in caso di asma bronchiale il trattamento vira verso i broncodilatatori e i cortisonici. Insomma, il trattamento varia (e di molto) a seconda della patologia in corso» puntualizza il dottor Kantar.

Tra le cause della forma cronica c’è anche la tosse somatica

È possibile che, dopo la visita, gli esami e gli accertamenti, lo specialista abbia escluso patologie alla base della tosse cronica che, tuttavia, non accenna a passare. In questi casi la tosse può essere sintomo di un disagio psicologico, cioè rappresenta la somatizzazione (di qui la definizione di “tosse somatica”) di condizioni emotive che provocano stress, ansia e tensione nel giovane.

«A insospettire lo specialista sono alcune caratteristiche di questa tipologia di tosse: oltre a non aver individuato alcuna patologia sottostante, questa tosse è secca e di gola, scompare quando il bambino si addormenta o è impegnato o distratto e spesso segue un’infezione virale. Per contrastare questo disturbo è necessario indagare sulle cause scatenanti, per poi intraprendere una terapia concordata eventualmente con lo psicologo» conclude Ahmad Kantar.

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