I neonati del mondo non piangono tutti allo stesso modo: le tonalità che esprimono con i primi vagiti sono fortemente influenzati dalla lingua parlata dalla loro mamma. I più “melodici” sembrano essere i figli delle donne che parlano le cosiddette lingue tonali, in cui bastano piccole variazioni di tono di una stessa sillaba per variarne il significato. Un esempio su tutti? Il mandarino, sulla bocca di oltre un miliardo di persone tra Cina, Singapore e Taiwan.
Lo ha scoperto un gruppo internazionale di ricerca, coordinato dall’università tedesca di Wurburg, analizzando i “vocalizzi” di 55 neonati di Pechino e di 21 bimbi originari del Camerun, messi a confronto con le performance di coetanei tedeschi e francesi.
I risultati, pubblicati sulle riviste Speech, Language and Hearing e Journal of Voice, indicano che «il pianto dei figli di madri che parlano lingue tonali hanno una maggiore variabilità melodica rispetto, ad esempio, ai neonati tedeschi», afferma la coordinatrice dello studio, Kathleen Wermke. Molto caratteristico sembra essere il pianto dei bambini della provincia nord-occidentale Nso del Camerun, nati in una regione fortemente rurale dove la tecnologia è ancora un miraggio. La loro voce riesce a fare delle vere e proprie acrobazie, variando fortemente la tonalità perfino nello stesso vocalizzo nel giro di pochissimi istanti. «Il loro pianto sembra una cantilena», spiega Wermke. Risultati simili si sono osservati anche nei bimbi cinesi, sebbene il loro canto sia un po’ meno melodico dei coetanei africani.
Lo studio, sottolineano i ricercatori, dimostra che «i mattoni fondamentali per lo sviluppo del linguaggio vengono deposti fin dalla nascita, e non solo quando i bambini cominciano a fare versetti e a pronunciare le prime sillabe». Un’osservazione preziosa, che in futuro potrebbe essere usata per mettere a punto nuovi metodi di diagnosi precoce per i disturbi del linguaggio.
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