“Dolly clones age well”, cioè “I cloni di Dolly vivono bene”. Così titola la prima notizia del sito di Nature Communications, la rivista scientifica su cui è stato pubblicato uno studio sullo stato di salute dei cloni della pecora Dolly. Loro sono Debbie, Denise, Dianna e Daisy e sono più sane e longeve della loro “prima sorella gemella”, morta a poco più di 7 anni a causa di un’infezione polmonare. Le quattro pecorelle, nate dalle stesse cellule di Dolly, hanno tra i 7 e i 9 anni (l’equivalente di 60-70 anni nell’uomo) e sono la prima dimostrazione di come i cloni possano vivere a lungo e in buona salute.
Lo studio pubblicato su Nature Communications è stato coordinato da Kevin Sinclair, dell’Università di Nottingham, e rivela che gli esami fatti sui 4 cloni per valutare l’insorgenza di malattie legate all’invecchiamento hanno dato tutti esito negativo, chiudendo le discussioni sui possibili rischi che erano stati sollevati da alcuni ricercatori riguardo la tecnica di clonazione usata per Dolly nel 1996.
Dolly era stata ottenuta inserendo il nucleo di una cellula della ghiandola mammaria di una pecora adulta nell’oocita di un’altra pecora e, una volta diventato embrione, trasferito nell’utero di una terza pecora. A soli 5 anni, però, Dolly mostrò i segni dell’insorgenza di osteoartrite, una malattia considerata insolita per la sua giovane età, e morì a poco più di 7 per un’infezione polmonare. Questi problemi medici avevano sollevato polemiche e dubbi sulla tecnica, considerata la causa dell’insorgenza precoce di malattie dell’invecchiamento. I dati pubblicati nello studio condotto da Sinclair, però, sfatano definitivamente questa ipotesi.
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