La sindrome dell’intestino irritabile, chiamato anche semplicemente colon irritabile, è sempre più diffuso. «È un disturbo estremamente comune. Colpisce il 10-15% della popolazione mondiale e in prevalenza il sesso femminile di giovane età, cioè tra i 20 e i 50 anni». Giovanni Barbara è professore dell’Università di Bologna ed ex presidente della Società Europea di Neurogastroenterologia.
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Ci sono ancora molti falsi miti intorno alla sindrome dell’intestino irritabile
I sintomi tipici sono dolori, gonfiori addominali, diarrea o stipsi. Ne soffre più di un italiano su 10. La diagnosi non è sempre scontata per via del dubbio che i sintomi possano essere causati da altre malattie. Bisogna stare particolarmente attenti alla colite microscopica. Si stima che un caso su tre con diagnosi di colon irritabile, abbia in realtà quest’ultima malattia. Ci sono tra l’altro molti falsi miti intorno alla sindrome da colon irritabile.
«Il costo annuo per paziente è estremamente alto poiché la diagnosi viene spesso fatta tardivamente dopo molte indagini. Ci sono poi i costi indiretti legati all’assenteismo dei pazienti sul lavoro o al loro cosiddetto “presentismo”, cioè quando le persone vanno comunque in ufficio ma hanno una scarsa produttività a causa del disturbo. La sindrome dell’intestino irritabile ha infatti un impatto molto elevato sulla vita di una persona». Può essere utile seguire la la dieta FODMAP.
Quali sono i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile?
Ci sono i criteri di Roma, cioè criteri diagnostici stabiliti dalla Rome Foundation e aggiornati ogni 10 anni grazie al lavoro di oltre 200 ricercatori nel mondo. Questi ci dicono che si tratta di sindrome dell’intestino irritabile quando il paziente ha:
- dolori addominali,
- funzioni intestinali irregolari, quali stipsi, diarrea o una fastidiosa alternanza dei due sintomi,
- spesso la pancia gonfia,
- ansia dovuta all’incertezza della diagnosi o all’impatto che i sintomi hanno sulla quotidianità e sulla vita sociale del paziente. Uno studio italiano ha dimostrato che l’impatto sul microbiota è lo stesso per la IBS e per l’ansia.
Quali sono i campanelli d’allarme?
È importante escludere i cosiddetti campanelli d’allarme. Tra questi:
- la febbre,
- il dimagrimento improvviso e non giustificato da una dieta,
- la presenza di sangue nelle feci,
- anemia.
In tutti questi casi il medico deve effettuare le indagini opportune per identificare una causa differente da quella dell’intestino irritabile.
Perché colpisce di più le donne?
La motivazione non ha ancora una certezza scientifica. Secondo i ricercatori però alla base di questa sindrome ci sarebbe un fattore biologico. Sappiamo che le alterazioni dell’assetto ormonale, legate anche alle mestruazioni, possono sicuramente influire sulle funzioni digestive dell’intestino.
Quali sono le cause dell’intestino irritabile?
Per lungo tempo si è pensato che la causa dell’intestino irritabile fosse lo stress. Oggi è stato dimostrato che spesso lo stress nasce da alterazioni delle funzioni intestinali. Una delle cause potrebbe risiedere in quei miliardi di batteri che popolano il nostro intestino. Sono utilissimi per molte funzioni, ma che in alcuni casi possono diventare nocivi e liberare sostanze che alterano le funzioni intestinali. Inoltre comunicano segnali anomali al cervello attraverso la liberazione di tossine o sostanze simili ai neurotrasmettitori del cervello, modificando il nostro umore in senso negativo.
Le ipotesi più gettonate
Per questo, oggi iniziamo a ipotizzare che chi soffre di intestino irritabile possa avere un’origine del suo stress proprio nel tubo digerente. Tra i fattori scatenanti della patologia, invece, ci sono i cibi Fodmap. Si tratta di alimenti altamente fermentabili che possono determinare produzione di gas e sostanze irritanti nell’intestino peggiorando i sintomi dell’IBS. Colpevole può essere anche il glutine, ma solo in alcuni limitati casi. È chiaro che infezioni come la gastroenterite possono generare la sindrome, soprattutto nei soggetti più fragili come anziani e bambini.
Che tipo di impatto ha sulla vita quotidiana il colon irritabile?
La sindrome dell’intestino irritabile può avere un effetto devastante sulla quotidianità. Le persone con i sintomi più gravi non escono neanche di casa perché hanno paura di avere degli attacchi quando si trovano, per esempio, a fare la spesa o fuori con gli amici. Solo migliorando la gestione della malattia si potrà permettere a queste persone di avere una vita normale.
Intestino irritabile: come si arriva alla diagnosi?
Oltre alla visita dal gastroenterologo, possono essere richiesti alcuni esami specifici:
- Test del respiro o Breath test al lattosio: è utile per capire se c’è la Lattasi. Si tratta dell’enzima necessario per digerire gli zuccheri (lattosio) presenti nei latticini. Se l’enzima non dovesse esserci, l’ingestione di latticini può essere la causa di sintomi tipici della Sindrome dell’Intestino Irritabile. L’eliminazione degli alimenti contenenti lattosio può risolvere i problemi;
- Colonscopia: permette di analizzare il colon attraverso l’introduzione di uno dispositivo, il colonscopio, che ha una telecamera. Si possono fare anche piccoli prelievi di mucose o asportare polipi.
- Tomografia computerizzata: riproduce immagini degli organi interni, a livello dell’addome e della pelvi.
- Esami del sangue per la malattia celiaca: la malattia celiaca è dovuta all’allergia al glutine e si può presentare con sintomi simili alla Sindrome dell’Intestino Irritabile.
Quali sono le nuove cure?
Oltre ai nuovi criteri diagnostici, aggiornati con i criteri di Roma IV e utilissimi per avere una diagnosi più precoce e alleggerire i costi, ci sono anche nuovi farmaci usciti negli ultimi due anni in grado di migliorare i sintomi nei pazienti e di fornire ai medici nuovi ed efficaci strumenti terapeutici nella gestione moderna del paziente.
Tra questi spicca la linaclotide, un medicinale che combina un effetto analgesico sul dolore e migliora la stipsi. Oltre ai medicinali, la dieta è fondamentale e deve essere volta a ridurre i cibi irritanti. Ideale può essere l’assunzione di probiotici. In alcuni casi può essere utile:
- limitare il caffè,
- alcune spezie,
- le verdure a foglia larga o ricche di fibre insolubili,
- le cipolle,
- i carciofi,
- gli eccessi di dolcificanti.
Attenzione però a non correre il rischio di escludere eccessivamente senza un’opportuna integrazione con i cibi che hanno effetti benefici sulle funzioni digestive, quali ad esempio le fibre solubili in chi soffre di stitichezza. Ci sono anche diversi rimedi naturali che si possono provare provare di assumere farmaci. Secondo alcuni studi c’è anche una mancanza di vitamina D all’origine dei problemi. Alcuni studi si sono concentrati sulla terapia a base di menta piperita.
Che consigli pratici può dare per prevenire o alleviare la sindrome dell’intestino irritabile?
- Una lieve attività fisica adeguata all’età e alle condizioni generali del paziente è sempre consigliata.
- Poi bisognerebbe cercare di rispettare il nostro fisico e i nostri orologi biologici affrontando i problemi con tranquillità e riducendo lo stress (oggi possiamo ricorrere a varie tecniche di rilassamento),
- seguire abitudini quotidiane corrette come non saltare i pasti e dormire adeguatamente. Spesso non accade per motivi lavorativi o sociali, ma il debito di sonno può essere fonte di stress fisico e psicologico.
- Evitare l’abuso di antibiotici, che distruggono in parte il nostro microbiota, popolato da batteri molto importanti per le nostre funzioni digestive.