Non avrei potuto recitare in teatro, come invece amo fare e ho fatto. Mi immaginate mentre interpreto una battuta drammatica o brillante e mi soffio il naso? Sarebbe potuto accadere, vi spiego perché.
Ho vissuto sino ai quarant’anni non soffrendo di alcuna allergia, poi, improvvisamente durante i primi mesi della mia seconda gravidanza, nel 2005, mentre aspettavo mia figlia Maria, ho iniziato ad accusare dei sintomi fastidiosissimi e in qualche modo invalidanti per chi fa il mio mestiere, corre da un set all’altro e lavora davanti alla macchina da presa, sotto gli sguardi attenti dei telespettatori.
La festa della donna per me era un incubo, perché anche le mimose mi davano fastidio. Soffrivo di un raffreddore cronico, avevo congestione nasale, prurito agli occhi gonfi e lacrimazione eccessiva, starnutivo di continuo. Ho cominciato a preoccuparmi, mi sono rivolta a un medico e ho fatto dei test scoprendo di essere allergica alle parietarie (le piante, cioè, che nascono dalla famiglia dell’ortica) e alle graminacee. Per diverso tempo, prima di trovare la cura adatta, ho utilizzato farmaci decongestionanti e qualunque lenitivo potesse alleviare i miei problemi.
Per anni sono andata sui set fornita di spray nasali, che utilizzavo di continuo per lenire i frequenti disturbi. Facevo anche uso anche di antistaminici. Sui set televisivi ero costretta a correre ai ripari durante le pause, ogni fine battuta, per farmi truccare il naso rosso. Anche in teatro sarebbe stato un disastro recitare un monologo di Pirandello o di Tennessee Williams con il naso chiuso e il raffreddore a cadenzare le battute. Certo, sia il cinema sia il teatro hanno vantaggi e svantaggi in questo senso: un set cinematografico dura 12 ore, per cui il naso tappato può essere problematico, però puoi truccarlo, mentre per il teatro (durando solo due ore circa) puoi usare lo spray e c’è il vantaggio che il naso rosso si vede poco, perché non hai il regista che ti fa i primi piani come in Tv.
Per me la soluzione è arrivata grazie all’incontro con quello che ancora oggi è il mio allergologo: Samuele Paparo Barbaro dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, che ha anche una profonda conoscenza della medicina tradizionale cinese. Lui mi ha indicato una via di uscita attraverso una visione della medicina non a senso unico, cioè con una terapia che cura sia con la medicina allopatica sia con la medicina omeopatica. Scelgo sempre medici che abbiano una visione ampia, che coniughino le varie discipline della medicina.
Da anni, unendo sia le gocce omeopatiche, che prendo regolarmente tre volte a settimana, sia farmaci tradizionali, riesco a convivere con le mie allergie. Nelle fasi più acute, dopo gennaio, mi è sufficiente ricorrere a un po’ di spray nasale con antistaminico.
Sono anche molto attenta all’alimentazione, non solo perché ho fatto mio il detto «mens sana in corpore sano», ma perché alcuni alimenti che contengono nichel potrebbero complicare ulteriormente i miei problemi. Il mese scorso, anche durante la festa della donna, con le mimose nell’aria, ho potuto respirarne il profumo.
Elena Sofia Ricci
Testimonianza raccolta da Mariagloria Fontana per OK Salute e Benessere aprile 2016
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