Freddie Mercury, il leader della leggendaria band dei Queen, è morto ormai quasi 25 anni fa, ma è ancora considerato uno dei migliori cantanti rock della storia. Talento, cretività, senso dello spettacolo, trasformismo, ma soprattutto la sua voce lo hanno reso immortale.
Uno studio europeo, pubblicato su Logopedics Phoniatrics Vocology, ha voluto indagare dal punto di vista scientifico proprio la sua voce. Il professor Christian Herbst, che da sempre si occupa nelle sue ricerche della voce, ha affermato che è rimasto affascinato dalla tecnica vocale di Mercury sin dalle prime volte che lo ha ascoltato. Secondo le sue analisi la chiave della sua grandezza sta nel suo vibrato, che si differenzia seppur leggermente da quelli di altri cantanti professionisti.
Dal punto di vista delle doti fisiche, Freddie viene definito “normale”, ma con un grande controllo della voce, usata spesso fino a raggiungere il limite, più alto di quello a lui congeniale. Centrale anche la padronanza di tecniche vocali rare.
«Freddie Mercury – spiega Herbst – usa un tono più alto di quello usato generalmente dai baritoni nella lirica, anche se in modo più irregolare di quanto possano fare loro, ma questo crea un’impronta vocale unica».
Nell’analisi i ricercatori hanno selezionato attentamente il materiale per evitare che fosse “corrotto” dalla post produzione in sala di incisione. In questo modo il team ha verificato l’estensione del cantante, che si attesta a 37 semitoni, poco più di tre ottave, e non le quattro ottave dichiarate altrove. Un’estensione di tre ottave non ha niente di straordinario, ma rientra nella media dei cantanti di età simile.
Francesco Bianco
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