Gli ultimi dati epidemiologici raccolti dall’International Diabetes Federation (IDF) parlano chiaro: 415 milioni di persone nel mondo sono costrette a convivere con il diabete ed entro il 2040 questa patologia colpirà 1 adulto su 10, causando 642 milioni di casi. Anche per quanto riguarda il nostro Paese i numeri sono allarmanti: negli ultimi 30 anni l’incidenza della malattia è raddoppiata, arrivando a coinvolgere oltre 3,5 milioni di italiani.
Il diabete mellito è una patologia cronica caratterizzata da livelli di zucchero nel sangue (cioè il glucosio) più alti rispetto alla norma: questo può succedere a causa di una inadeguata o addirittura assente produzione dell’insulina nell’organismo (diabete di tipo 1) o di un’incapacità dei tessuti di utilizzare l’insulina presente nel corpo (diabete di tipo 2). Quest’ultima tipologia interessa il 90% di tutti i casi di diabete.
Per sensibilizzare la popolazione in merito all’inarrestabile progressione di questa malattia e alle sue possibili complicanze (che possono nel tempo portare a danni cardiovascolari, renali, oculari e nervosi), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di incentrare la Giornata Mondiale della Salute 2016 in programma per il 7 aprile proprio sul diabete.
Carlo Bruno Giorda, direttore della struttura complessa di malattie metaboliche e diabetologia dell’Asl 5 di Torino, cerca di fare chiarezza su questa patologia (puoi chiedergli un consulto qui).
Quest’anno la Giornata Mondiale della Salute è dedicata al diabete. Come mai, secondo lei, è stato scelto questo tema?
Perché il diabete è uno dei maggiori problemi sanitari di questo secolo. Si stima che questa, insieme alla piaga dell’obesità, sia una patologia in grado di ridurre la speranza di vita delle prossime generazioni. Per centinaia di anni l’età media delle persone è aumentata: nei prossimi anni, invece, c’è il serio rischio che si possa tornare indietro. Non solo: il diabete è anche una delle malattie più costose che esistano, in grado di assorbire il 10-11% della spesa totale della sanità.
Non a caso è di qualche giorno fa la notizia che nel 2050 il diabete sarà una delle malattie più diffuse. È così?
In realtà il diabete è già una delle malattie più diffuse e si spera di invertire questa triste tendenza a partire dai prossimi anni. Attualmente in Italia interessa il 5-6% della popolazione, ma in alcune zone della penisola arabica e in India la percentuale sale al 10-15%.
Fondamentale quindi è la prevenzione: da dove possiamo cominciare?
La prevenzione primaria consiste nel correggere e curare lo stile di vita della popolazione. In particolare è necessario ridurre le calorie medie ingerite nell’arco della giornata e svolgere attività fisica. Negli ultimi 100 anni, invece, abbiamo seguito la direzione opposta, a causa di un ingente aumento della disponibilità alimentare e di una sempre maggiore sedentarietà: dall’automobile ai dispositivi elettronici, dal computer al Web. Purtroppo tutti i sistemi innovativi contemporanei fanno sì che la gente si muova meno.
Quali sono i fattori di rischio del diabete di tipo 2?
Il maggior fattore di rischio in questo caso è il sovrappeso, che spesso sfocia in obesità: più si aumentano le calorie ingerite e si riduce l’attività fisica, maggiore è il rischio di ammalarsi di questa patologia. Inoltre non bisogna sottovalutare l’invecchiamento della popolazione perché in età avanzata si è più predisposti.
A tavola con il diabete: come comportarsi?
Per quanto riguarda i soggetti con diabete di tipo 1 non esistono particolari limitazioni alimentari: basta sincronizzare la dose di insulina con quello che si mangia. Per chi, invece, ha il diabete di tipo 2, il fattore da controllare è l’ingestione totale di calorie giornaliere: non esistono cibi “assolutamente” da prediligere o da evitare, l’importante è non aumentare di peso.
È possibile che il diabete sia un compagno “silenzioso”, cioè che lui veda noi ma noi non vediamo lui?
È vero: nelle fasi iniziali si può avere il diabete e non rendersene conto. Non a caso un terzo dei casi di diabete non è diagnosticato: esistono persone che si accorgono di avere questa malattia solo quando hanno già complicanze renali in corso o sono ricoverati per infarto. Tuttavia, il diabete esordisce in maniera sintomatica con sete, perdita di peso e infezioni ricorrenti.
Secondo un’indagine Doxa Pharma il diabete è ancora una delle malattie di cui ci si vergogna di più. Perché?
La tendenza a “vergognarsi” di questa patologia è dovuta al fatto che si è soliti associare il diabete alla trasgressione: molti infatti sono propensi a pensare che si diventi diabetici a causa dei troppi zuccheri ingeriti. Inoltre la credenza più diffusa è che si tratti di una malattia banale, facilmente correggibile. In realtà non è così.
Il Lazio ha lanciato un piano rivoluzionario rispetto all’assistenza ai diabetici. In cosa consiste?
Oltre che nel Lazio, un piano simile sta per essere lanciato in Piemonte e sta partendo anche in Emilia Romagna. La rivoluzione sta nel fatto che si devono trovare percorsi condivisi tra il medico di famiglia e le strutture diabetologiche, in modo da agevolare il controllo della malattia, la periodicità dei controlli e potenziare l’educazione terapeutica. Per cui bisogna agire in modo che il team diabetologico abbia anche la possibilità non solo di dare la cura ma di convincere ed educare il paziente a curarsi. Quindi i nuovi piani hanno il pregio di abbattere barriere, cioè far lavorare insieme il medico di base, il diabetologo ed eventualmente l’ospedale che deve ricoverare il paziente diabetico, e soprattutto di evitare duplicazione di esami o la mancanza di comunicazione tra gli operatori.
Esistono nuove e innovative terapie?
Negli ultimi 10 anni l’industria farmaceutica ha investito tantissimo sul diabete perché è un problema sanitario serio. Per questo sono state sviluppate nuovissime classi di farmaci che fino a 10 anni fa erano quasi impensabili per i diabetologi. Vi sono farmaci che riescono a controllare il diabete senza passare attraverso il meccanismo diretto dell’insulina: tra questi, le glifozine o glicosurici, che fanno perdere peso e controllano meglio il diabete, e le incretine, che agiscono sull’ormone GLP-11 che è in grado di regolare molti processi metabolici. Questi medicinali hanno il pregio di far calare il peso corporeo, diversamente dai “vecchi” farmaci, che davano ipoglicemia o facevano ingrassare.
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