Camila Raznovich racconta a OK Salute e Benessere di avere avuto la polmonite all’ottavo mese di gravidanza e, per questo motivo, di essere stata costretta a prendere gli antibiotici, non senza un bel carico di ansia. Ecco la sua testimonianza.
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Camila Raznovich: «Sono finita KO per una polmonite»
Non bevo, non fumo, pratico sport e sto attenta all’alimentazione. So che condurre uno stile di vita sano e mangiare in modo vario ed equilibrato aiuta a mantenere sempre alte le difese immunitarie e a prevenire tante malattie. Tuttavia mi trascino dall’infanzia i problemi stagionali che assillano molte persone. E quasi ogni anno, anche da adulta, ai primi freddi mi trovo a combattere contro febbre alta e placche in gola. Ma non avrei mai pensato di finire ko per una polmonite, oltretutto senza rendermene conto.
Come l’ho scoperto? Da una radiografia, la scorsa primavera, in seguito a un periodo in cui ero stata davvero male. In quei giorni non sono riuscita neppure a presenziare alla conferenza stampa della venticinquesima edizione del Concerto del primo maggio di Roma, che mi ha vista debuttare su quel palco per la prima volta. Non dimenticherò mai la faccia del medico quando ha osservato la lastra: «Lei fuma molto?», mi ha chiesto, facendosi scuro in volto. «Nemmeno una sigaretta», ho risposto. La spiegazione era un’altra: alla fine della seconda gravidanza ho contratto una polmonite che io, fino ad allora, avevo scambiato per una bronchite.
Camila Raznovich: «Ho sottovalutato i sintomi»
Fino all’ottavo mese di attesa di quell’anno (era il 2012) tutto era filato liscio, non una nuvola all’orizzonte: avevo una bimba di due anni, Viola, un’altra in arrivo, Sole, una relazione felice, conducevo una trasmissione che mi piaceva, Mamma mia che settimana, in diretta su La7d. Poi, improvvisamente, è iniziata una violenta tosse, accompagnata da brividi e febbre. La notte dormivo male, tra la gola infuocata, i dolori alla schiena e la difficoltà a respirare. Il mattino mi trascinavo agli studi televisivi per senso del dovere, ma appena rientravo a casa crollavo sul letto: ero letteralmente a pezzi, non riuscivo a stare in piedi. Ho dovuto chiedere aiuto anche a mia madre, che si è trasferita a vivere da noi con la tata fino a quando non mi sono ripresa.
Antibiotici… E tanta ansia!
Ma il recupero non è stato per nulla immediato. Anzi: nonostante l’aspirina, i litri d’acqua assunti per combattere la disidratazione e il miele per attenuare la tosse, i giorni passavano e la situazione peggiorava. Poi, quando la febbre ha superato i 39 gradi, il medico mi ha prescritto l’antibiotico, avvisandomi però del rischio, seppur minimo, che avrebbe potuto compromettere la salute della bambina in arrivo. Potete immaginarvi la mia angoscia. Come se non bastasse, i farmaci hanno stentato a riportarmi alla normalità. Risultato? Prima di tornare in forma, ho passato due settimane davvero tremende.
Nessuna conseguenza su Sole
Dopo questo periodo terribile, fortunatamente non ho avuto più problemi per le restanti settimane di gravidanza né, soprattutto, ci sono state gravi conseguenze per Sole. Certo, anche il suo apparato respiratorio non è perfetto. A differenza della sorella maggiore, soffre spesso di tosse e mal di gola, ma la tengo sotto controllo e ai primi sintomi di malessere la faccio visitare dal medico. Tornando alla mia esperienza, ecco un consiglio per i lettori di OK: in assenza di problemi particolari, vaccinatevi subito contro la polmonite da pneumococco. Ho imparato la lezione sulla mia pelle: non basta stare attenti per non ammalarsi, l’unica vera azione di difesa è la prevenzione e l’unica arma di prevenzione è il vaccino. Tenete presente che la polmonite è ancora la prima causa di morte per malattie infettive nei Paesi occidentali. Per gli adulti è sufficiente una sola iniezione per firmare un’assicurazione per tutta la vita.
Camila Raznovich (Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti)