Dimenticate i soliti centri sociali per anziani, le noiose partite a carte e le infinite sfide a bocce. Dalle Marche arriva una nuova idea per aiutare i nonni ad invecchiare in salute rimanendo attivi più a lungo: trasferire le loro attività educative e di gruppo direttamente in campagna.
Laboratori artigianali e di cucina, esperienze di orticoltura e apicoltura, ginnastica posturale, esercizi di memoria e pet-therapy: tutto viene organizzato con il supporto di psicologi, assistenti sociali, agronomi e fisioterapisti all’interno di aziende agricole che, dal canto loro, guadagnano pubblicità e importanti collaborazioni con case di riposo, cooperative e associazioni di volontariato.
Il primo esperimento di “agricoltura sociale” ha già dato i primi frutti, come dimostrano i risultati della sperimentazione condotta dall’IRCCS Istituto Nazionale Riposo e Cura Anziani (INRCA) nell’ambito del progetto “Longevità attiva in ambito rurale”.
Promosso nel 2012 dalla Regione Marche (in occasione dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni), il progetto ha coinvolto otto imprese agricole marchigiane, con l’obiettivo di stimolare iniziative rivolte a persone in età avanzata, legate alla socializzazione e alla promozione della qualità della vita.
Sono stati ben 112 gli anziani coinvolti, tra i 69 e gli 87 anni, tutti autosufficienti ma con storie e problemi diversi alle spalle. Ogni impresa agricola ha presentato progetti differenti a seconda delle loro necessità e dopo un anno i risultati non sono tardati ad arrivare, come spiega la coordinatrice del progetto Cristina Gagliardi, del Centro Ricerche Economico-Sociali sull’Invecchiamento: «è stato dimostrato l’effetto positivo delle proposte, sia sugli stili di vita, dove il 66% degli anziani ha adottato un’alimentazione più sana con più frutta e verdura e meno prodotti non raffinati, sia dal punto di vista relazionale, poiché oltre il 90% ha dichiarato di aver incontrato persone nuove o approfondito la conoscenza di quelle già conosciute. Ciò li ha portati a rapportarsi con più frequenza anche con i familiari». Positivi i riscontri anche dal punto di vista del benessere percepito: il 100% dei partecipanti ha affermato di sentirsi meglio al termine dell’esperienza, «mentre il 63% – aggiunge Gagliardi – ha aumentato il tempo dedicato all’esercizio fisico o si sente più energico nello svolgimento delle attività quotidiane». In alcuni casi si è avuto un visibile aumento dell’autonomia motoria e dello stimolo ad uscire, come dimostrano le testimonianze dei “senior” che hanno partecipato in prima persona alle attività: «da quando vengo qui è cambiato qualcosa perché mi sentivo inutile, invece qui ho iniziato a rivivere». E ancora: «Mia figlia mi chiede: cosa ti metti domani per andare in campagna? A mia figlia io dico di non preoccuparsi per quello che mi metto, perché ora me lo preparo da sola. Questa esperienza mi ha fatto recuperare un po’ di autonomia: adesso riesco ad infilarmi i calzini e prima non ci riuscivo. E poi ci tengo a venire qua carina e vestita bene!».
di Elisa Buson
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