Michela Ruggeri, 43 anni, impiegata a Gallarate (Varese), per tre anni ha sofferto di vertigini dovute all’atassia vestibolare.
Come se avessi bevuto qualche bicchiere di troppo o avessi la pressione a terra. Una sorta di vertigine costante che mi rendeva difficile qualunque azione quotidiana. Dopo l’ufficio non avevo forza di far nulla: dalla palestra agli adorati viaggi con mio marito.
Mai avrei pensato che a stravolgermi la vita fosse un organo così piccolo come il vestibolo. Eppure tutti i miei mali partivano proprio da lì, dall’interno dell’orecchio, e da un doppio trauma che ha mandato in tilt il sistema vestibolare.
Già nel 2003 avevo avuto qualche fastidio del genere in seguito a un colpo di frusta causato da un incidente stradale. Sentivo un fischio nell’orecchio sinistro, il cosiddetto acufene, e provavo una leggera vertigine. Non sembrava nulla di grave: con qualche mese di esercizi riabilitativi ero tornata alla mia vita attiva e piena di impegni.
Pochi giorni prima del Natale 2007 una brutta caduta ha rimesso tutto in discussione. Subito ho cominciato ad avere vertigini fortissime, riuscivo a malapena a stare in piedi e camminavo sbandando verso sinistra. Disturbi che mi hanno tenuta a lungo lontano dal lavoro e hanno azzerato la mia vita sociale.
Non ho pensato immediatamente all’incidente che avevo avuto quattro anni prima, anche perché gli accertamenti otorinolaringoiatrici avevano dato risultati nella norma. All’inizio ero convinta che fosse un trauma alla colonna vertebrale, poi la cervicale, poi un’errata posizione della mandibola.
Medici, fisioterapisti, osteopati, dentisti, chiropratici: ho passato in rassegna decine di specialisti pur di trovare una soluzione. Purtroppo senza esito. Fino a quando un neurochirurgo ha intuito che erano stati sottovalutati i risultati dell’esame all’orecchio.
Ed era ancora una volta il vestibolo a provocarmi tutti quei disturbi. A quel punto ho deciso di rivolgermi a un centro specialistico, l’Istituto Maugeri di Veruno, in provincia di Novara. Qui la diagnosi definitiva: il vestibolo sinistro aveva un grave deficit, ereditato dal primo incidente e riacutizzato con la caduta. In poche parole il mio sistema d’equilibrio era andato completamente in tilt.
Sono stata subito ricoverata per quattro settimane di riabilitazione. Prima mi sono esercitata su una pedana mobile, una specie di tapis roulant che, oscillando, permette al cervello di ricreare la propria mappa dell’equilibrio. Quindi a corpo libero, seguita da un fisioterapista.
Quando sono stata dimessa i sintomi si erano già affievoliti ma, solo proseguendo con costanza gli esercizi a casa, sono spariti del tutto e ho potuto camminare di nuovo senza avere la sensazione di cadere. Per fortuna questa brutta esperienza mi ha lasciato solo qualche dolore alla colonna vertebrale, ma nessuno strascico grave a livello fisico e mentale.
Sì, perché è difficile sopportare un disturbo che non ti lascia tregua, specie se non sai di cosa si tratta. La mia fortuna? Il sostegno di mio marito e di mia mamma, e la determinazione con cui ho peregrinato tra mille medici fino a trovare la soluzione giusta. Oggi la palestra, le uscite con gli amici, le vacanze fanno di nuovo parte della mia vita… E finalmente ho ritrovato un equilibrio: il mio!
Michela Ruggeri (testimonianza raccolta da Lucia Panagini)
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