Come smettere di fumare? Dieci domande e risposte sul fumo a cura di Roberto Boffi (puoi chiedergli un consulto), pneumologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, e di Chiara Marabelli, psicologa consulente presso il Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori. Ecco come smettere di fumare.
In questo articolo
1. Come smettere di fumare: perché il fumo dà dipendenza?
Ci sono due tipologie di dipendenza date dal fumo di sigaretta, la prima è fisica e la seconda è psicologica. L’intrecciarsi e il rafforzarsi a vicenda delle due è uno dei motivi che rendono i tentativi di smettere di fumare talvolta molto difficili. La dipendenza fisica è data dalla presenza di nicotina nel tabacco. Fumando, la sostanza raggiunge molto rapidamente il cervello. Qui stimola i recettori presenti sulla superficie delle cellule nervose e induce la liberazione di dopamina e adrenalina. Si tratta di neurotrasmettitori associati a sensazioni di piacere, euforia e benessere. Subito dopo il primo tiro, però, la concentrazione di nicotina crolla, i recettori ormai moltiplicati restano «a bocca asciutta» e il bisogno di un’ulteriore dose aumenta.
La dipendenza psicologica è invece data dall’illusione che la sigaretta aiuti a superare momenti particolarmente difficili o emotivamente intensi, oltre ad accompagnare momenti di vuoto. Il fumo però non risolve i disagi emotivi. Anzi, secondo alcuni studi, pare che proprio il calo di livelli di nicotina nel sangue acuisca ansia e irritabilità. L’abitudine al fumo non fa quindi che peggiorare il malessere e aumentare la dipendenza, in un circolo vizioso difficile da spezzare.
2. Quali meccanismi impediscono alle persone di smettere di fumare?
Fumare è un’attività piacevole anche perché la nicotina stimola la liberazione di dopamina e, se viene a mancare, si attiva un meccanismo opposto, con la liberazione di noradrenalina e lo scatenarsi di una serie di sintomi fastidiosi, in genere limitati ai primi due o tre mesi e ai fumatori con un grado di dipendenza medio-alto e che sono il segnale della presenza di crisi di astinenza. Quest’ultima si presenta con almeno 4 tra i seguenti sintomi:
- umore disforico o depresso;
- insonnia;
- irritabilità,
- frustrazione o rabbia;
- ansia;
- difficoltà di concentrazione;
- irrequietezza;
- diminuzione della frequenza cardiaca;
- aumento dell’appetito o del peso.
La nicotina è una droga
La nicotina, del resto, è stata definita una droga a tutti gli effetti e gli stimoli neurochimici che produce sul cervello sono simili a quelli di anfetamine e cocaina. La dipendenza dalla nicotina, però, non spiega tutto. Spesso, infatti, la sigaretta assume per il fumatore un ruolo di vera e propria automedicazione. Si fuma per rilassarsi, per concentrarsi, per calmarsi, per superare la noia e persino per prendere decisioni. E, se si sta senza sigarette, sembra invece che tutto vada storto e sia più difficile da fare. I benefici del fumo in questi casi sono nettamente sopravvalutati, diventano più importanti della sua portata nociva e l’idea di averne bisogno si rafforza sempre più. Oltre che dalle sensazioni piacevoli, l’assuefazione viene alimentata anche dall’aspettativa, ossia dal fatto che ci si aspetta un effetto positivo.
3. Come smettere di fumare: in quanti ce la fanno?
In Italia il 22,7% (11,8 milioni di persone) della popolazione fuma. Sono invece 7,8 milioni le persone che hanno smesso di fumare, più di 725.000 nell’ultimo anno. Il 90,1% dei tentativi di smettere, però, se condotti senza nessun tipo di supporto, non giunge a buon fine.
Quali sono le motivazioni di chi è riuscito a smettere?
- Per motivi di salute: 41,4%
- Perché fumare fa male: 35,9%
- Per gravidanza o nascita di un figlio: 5,9%
- Me l’ha chiesto il medico: 4,4%
- Per risparmiare: 3,4%
- Per imposizione del partner o dei familiari: 3%
- Perché non piaceva più, dava fastidio: 1%
- Per i divieti nei luoghi pubblici: 0,2%
- Altro: 4,9% (fonte: indagine Doxa-Iss 2011).
4. Come smettere di fumare: le terapie
Esiste una gran quantità di risorse a cui gli aspiranti ex fumatori possono ricorrere. Alcune, come la terapia nicotinica sostitutiva, il bupropione, la vareniclina e il supporto psicologico, sono state convalidate da evidenze scientifiche, altre no (o almeno non ancora). Alcune puntano a contrastare l’assuefazione, altre ad alleviare i sintomi dell’astinenza o i danni arrecati dal fumo pregresso. Spesso un approccio non esclude l’altro, anzi, l’integrazione di vari tipi di sostegno può servire a compensare diversi tipi di disagio.
5. Quali sono le terapie utilizzate nei corner farmaceutici per smettere di fumare?
In farmacia sono disponibili sia i prodotti da banco per la cosiddetta terapia nicotinica sostitutiva (cerotti, inalatori, gomme e pastiglie) sia quelli disponibili solo su ricetta medica, quali vareniclina e bupropione. Altri medicinali possono poi giocare una parte importante come complemento della terapia antifumo e come supporto della disassuefazione, perché utili a ridurre i sintomi di disturbi come l’ansia, l’insonnia, la stipsi.
I farmaci sostitutivi nicotinici (Nicotine Replacement Therapy) servono soprattutto:
- ai fumatori al primo tentativo che temono gli effetti dell’astinenza
- ai fumatori con una dipendenza moderata
- come sostegno durante altre terapie farmacologiche o psicologiche
- per chi vuole ridurre gradualmente il numero delle sigarette.
Sono prodotti da banco a base di sola nicotina, efficaci e con pochi effetti collaterali. Sono adatti come prima opzione per contrastare i sintomi di astinenza nel tentativo di smettere, specialmente se la dipendenza da nicotina non è particolarmente elevata. Rispetto alla sigaretta, rilasciano nicotina in modo più lento e graduale. In questo modo evitano l’onda d’urto della nicotina sul sistema nervoso che è un elemento cruciale per produrre dipendenza. Per farne un uso più consapevole e tarare il dosaggio, in ogni caso, è utile il consiglio di un medico il quale può misurare il monossido di carbonio espirato tramite un apposito dispositivo.
Bupropione
Serve soprattutto a :
- i fumatori che non hanno smesso con altri sistemi
- a chi fuma molto nonostante sia a rischio
- ai fumatori con altre patologie che impongono di smettere al più presto
- ai fumatori che temono di ingrassare.
È un farmaco della classe degli antidepressivi che agisce sui neurotrasmettitori coinvolti nella dipendenza da nicotina, la dopamina e la noradrenalina. In questo modo stimola la prima (legata alle sensazioni di piacere) e inibisce l’attivazione della seconda. In genere questo si verifica quando viene a mancare la nicotina producendo effetti negativi, come ansia, insonnia, disturbi dell’umore, aumento dell’appetito e altro ancora.
Il risultato di queste interazioni biochimiche è quello di attenuare il desiderio di fumare e la sindrome da astinenza.
Vareniclina
Serve soprattutto a:
- i fumatori che non hanno smesso con altri sistemi
- a quelli con un’elevata dipendenza dalla nicotina
- ai fumatori che vogliono un farmaco che renda difficile fumare.
Svolge una funzione di agonista parziale della nicotina. Agisce cioè sui recettori cerebrali della sostanza, bloccandone il legame e allo stesso tempo stimolando parzialmente il rilascio di dopamina, sostanza del piacere. In questo modo rende più difficile fumare e riduce i sintomi dell’astinenza e della dipendenza.
6. Come smettere di fumare: i farmaci utilizzati sono di supporto?
I farmaci normalmente utilizzati agiscono in maniera diversa e hanno tutti una buona efficacia. È però sempre fondamentale la motivazione del fumatore, che può essere implementata dall’azione del supporto psicologico.
7. Quanto conta il supporto psicologico?
Il supporto psicologico è molto importante all’interno del percorso di chi decide di provare a smettere di fumare. Serve soprattutto:
- a definire e consolidare le motivazioni individuali e la disponibilità al cambiamento
- a gestire i momenti di crisi
- ad attenuare i sintomi sgradevoli.
Le tecniche comportamentali e cognitive normalmente usate puntano ad agire sulla consapevolezza del fumatore e su atteggiamenti che aiutano la cessazione. Possono essere svolte individualmente o in gruppo, con la guida di un terapeuta esperto. Il counseling individuale, con incontri ripetuti nel tempo, sembra dare risultati più incoraggianti, specie se associato alla terapia con sostitutivi della nicotina. A volte la comunicazione avviene al telefono, spesso dopo una prima serie di incontri faccia a faccia. Questo metodo, il cui valore aggiunto è l’accessibilità, funziona soprattutto se il contatto dura per alcuni mesi e serve in particolare a ridurre il rischio di ricadute.
La terapia di gruppo
Le terapie di gruppo, invece, danno la possibilità di confrontarsi con altre persone e condividere problemi e soluzioni. Sono spesso fonte di incoraggiamento e l’esperienza degli altri è utile a capire che col tempo le cose migliorano, che non si è i soli a sognare le sigarette di notte, ad aver paura di ricominciare o a sentirsi un po’ giù.
8. Come smettere di fumare: quanto tempo occorre per portare a termine la cura?
Normalmente si prevede un percorso di 3 mesi, indipendentemente dall’opzione farmacologica scelta e/o dal tipo di supporto psicologico. È però possibile che questi tempi diventino più lunghi in base ai bisogni della persona presa in carico.
9. E quante persone riescono a smettere di fumare?
La percentuale dei fumatori che afferiscono ai Centri Antifumo e che riescono a smettere e a mantenere lo stop fumo per almeno un anno è purtroppo ancora solo del 30%. Allo scopo di migliorare questa percentuale è attualmente in corso all’Istituto Nazionale dei Tumori un importante studio sul «Ruolo del profilo genetico nella valutazione del fumatore e nella personalizzazione delle terapie antitabagiche». Scopo del progetto è quello di migliorare l’efficacia dei trattamenti farmacologici dei fumatori al fine di aiutarli a smettere di fumare. Viene infatti valutata l’ipotesi che un particolare profilo genetico moduli l’efficacia dei trattamenti farmacologici antifumo.
Lo studio genetico permetterà di chiarire quali dei polimorfismi genetici a carico del recettore nicotinico CHRNA5, o di altri geni non ancora noti, sono associati ad una scarsa risposta individuale alle terapie antifumo. L’individuazione degli individui che, sulla base del loro profilo genetico manifesteranno, con elevata probabilità, maggiori difficoltà a ricevere benefici dalla terapia antifumo, potrà consentire, in studi successivi, di offrire loro delle terapie personalizzate e più efficaci.
10. I costi?
Il costo per smettere di fumare varia a seconda del sostegno psicologico e/o del farmaco che viene scelto. La Vareniclina, per citare il farmaco più costoso, costa 380 euro e prevede una cura di dodici settimane. Il SSN, purtroppo, non rimborsa i farmaci che aiutano a smettere di fumare. Se si considera, però, che fumare 15 sigarette al giorno implica mediamente una spesa di 101 euro al mese, si tratta certamente di un costo accettabile e sicuramente di soldi ben spesi per la propria salute!