Il ministero della Salute, che insieme all’Agenas ha varato una campagna di informazione proprio sul corretto uso dei servizi di emergenza, ha formulato in alcune semplici schede il vademecum su come (e quando) chiamare soccorso.
Nel dettaglio, si legge nella scheda, «In tutte quelle situazioni in cui ci può essere rischio per la vita o l’incolumità di una persona come nel caso di: difficoltà o assenza di respiro; dolore al petto; perdita di coscienza prolungata (la persona non parla e non risponde); trauma e ferite con emorragie evidenti; incidente (domestico, stradale, sportivo, agricolo, industriale); difficoltà a parlare o difficoltà/ incapacità nell’uso di uno o di entrambi gli arti dello stesso lato; segni di soffocamento, di avvelenamento, di annegamento o ustione».
In attesa dei soccorsi, ecco cosa fare: «Attenersi alle disposizioni telefoniche date dal personale del 118; coprire il paziente e proteggerlo dall’ambiente; incoraggiare e rassicurare il paziente; in caso di incidente, non ostacolare l’arrivo dei soccorsi e segnalare il pericolo ai passanti slacciare delicatamente gli indumenti stretti (cintura, cravatta) per agevolare la respirazione».
Fondamentale non farsi prendere dal panico, non spostare la persona traumatizzata, e non dare farmaci. Inoltre, cosa a cui spesso non si pensa, «Non occupare mai la linea del numero telefonico utilizzato per chiamare i soccorsi: si potrebbe essere contattati in qualsiasi momento dalla Centrale Operativa per ulteriori chiarimenti o istruzioni». Va da sé che il 118 non va chiamato, specifica il ministero, «per tutte le situazioni considerabili non urgenti; per richiedere consulenze mediche specialistiche; per avere informazioni di natura socio sanitaria: orari servizi, prenotazioni di visite o indagini diagnostiche, farmacie di turno».
Stesso discorso per i Pronto Soccorso, che non vanno ingolfati con richieste inutili: «È bene utilizzare il Pronto Soccorso per problemi acuti urgenti e non risolvibili dal medico di famiglia, dal pediatra di libera scelta o dai medici della continuità assistenziale (ex guardia medica)»