Tradurre il pensiero in azione nel giro di una decina di secondi: ci riesce un originale sistema di interfaccia cervello-computer, studiato alla Fondazione Santa Lucia di Roma per i malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla).
Il prototipo si chiama Brindisys e, rispetto ai modelli precedenti (per esempio quelli che utilizzano chip impiantati nel cervello), non è invasivo ed è completo: è formato da una cuffia, che rileva i segnali inviati dalla corteccia cerebrale, e da un dispositivo che li traduce in comandi e li trasmette a un tablet. Da quest’ultimo parte, poi, l’input per l’esecuzione dell’azione.
«Non si tratta di lettura del pensiero – commenta Febo Cincotti, ricercatore della Fondazione Santa Lucia e responsabile del team di ricerca – ma di un sistema che interpreta la volontà del paziente e gli dà la possibilità di scelta. Poniamo, per esempio, che voglia spegnere la luce. Ecco allora che, sul tablet, compaiono una lampadina spenta e una accesa e un pallino che passa da una all’altra. Quando il pallino è sulla lampadina spenta, cioè indica l’azione che il paziente desidera, il cervello automaticamente genera un certo tipo di impulso (si chiama potenziale P300) che viene rilevato, interpretato (da un elaboratore miniaturizzato) e dà il via all’azione».
Questi esperimenti sono condotti nell’ambito di un progetto di ricerca (il sistema Brindisys non è attualmente disponibile per i pazienti), finanziato dalla Fondazione AriSla, con il contributo dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, e richiedono una casa domotica, attrezzata cioè per eseguire automaticamente i comandi inviati dal tablet.