L’unico rimpianto della regina del «Tuca tuca» è di non aver avuto un figlio. Troppo presa dal successo da ragazza, Raffaella Carrà si è trovata a fare i conti col desiderio di maternità troppo tardi. Nel giorno della sua scomparsa, avvenuta all’età di 78 anni, riscopriamo l’intervista esclusiva rilasciata a OK Salute e Benessere qualche anno fa.
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Raffaella Carrà: «Avevo trent’anni e pensavo non fosse il momento giusto»
Da bambina il mio grande sogno era diventare una coreografa di balletti classici. Volevo dirigere altri da dietro le quinte e invece mi sono trovata davanti alle telecamere e con sorpresa sono arrivati il successo, i viaggi, i concerti, i bagni di folla, i fiori, i riconoscimenti. Tutto questo mi aveva fatto credere che avrei potuto fare qualunque cosa quando ne avessi avuto voglia. E invece non era così, presto mi sono dovuta ricredere. Un figlio non si può programmare come si fa con uno spettacolo televisivo o un concerto. Avevo trent’anni e le mie giornate si susseguivano rapide e concitate tra interviste, prove a teatro, show e musica. Erano gli anni di Milleluci e Canzonissima, giravo il mondo cantando Rumore e il Tuca tuca, lavoravo con i più grandi artisti, da Mina a Mario Monicelli e Gino Landi. Era difficile fermarmi e non volevo neanche viaggiare col pupo nel cestino. Perciò avevo deciso che non erano i momenti giusti.
Raffaella Carrà: «Quando mi sono decisa, ormai era troppo tardi»
Non ho mai amato fare le cose a metà. Volevo avere la possibilità di dedicare tutta me stessa a mio figlio e non fare la mamma part-time. Oltretutto sia Gianni Boncompagni che Sergio Japino avevano avuto figlie dalle loro relazioni precedenti e con le ragazze il mio rapporto è stato sempre ottimo. Eppure, quando ho comunicato a Sergio il mio desiderio di avere un bambino, siamo impazziti di gioia entrambi. Camminavamo mano nella mano per le vie di Roma guardando con tenerezza i negozi dedicati all’infanzia e già immaginavamo una stanza dai colori pastello e con una piccola culla al centro. Ma è stata una felicità breve. I mesi passavano e questo bimbo non arrivava. Sono andata dal ginecologo per un controllo e lì ho fatto l’amara scoperta: ormai era troppo tardi. Il medico mi ha detto: «Raffaella, ti devi rassegnare, il tuo fisico non ti permette più di affrontare una gravidanza».
È stato come sbattere la faccia contro un muro. Come se la vita, all’improvviso, mi avesse costretta a fare un bagno di realtà. Mi sono dovuta rendere conto che non potevo governare ogni elemento della mia esistenza. Ed è stato un po’ per punire questo mio atteggiamento di “organizzatrice” che non mi sono voluta sottoporre ad alcuna terapia per indurre la gravidanza.
Raffaella Carrà: «La natura era più forte di me, lo dovevo accettare»
La natura era più forte di me e lo dovevo accettare. È seguito un periodo piuttosto triste. Mi sentivo disarmata e ripensavo a mia madre, alla sua forza e alle sue paure, e un pochino mi riconoscevo in lei. In quella donna che per prima a Bologna, negli anni Cinquanta, si era separata dal marito e aveva cresciuto con fatica me e mio fratello, e per farlo aveva dovuto progettare ogni momento delle sue giornate. Ripensavo a mia nonna, alla dolcezza con cui mi aveva allevato e a quanto le dovessi per avermi fatto amare la musica e l’opera. Per aver fatto nascere in me la voglia di diventare un’artista. Anch’io volevo donare qualcosa di buono come lei aveva fatto con me.
L’amore verso i nipoti
Così ho riversato tutto l’amore che avevo dentro sui miei due nipoti. Mio fratello, purtroppo è scomparso giovane, a soli 55 anni, così sono diventata per loro una sorta di “papà” più che di zia. Poi mi sono dedicata alle adozioni a distanza: a oggi sostengo circa 12 bambini un po’ in tutto il mondo e di tanto in tanto li vado a trovare. Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato quando sono stata in Guatemala a incontrare Luis, che allora aveva otto anni. C’era la madre e un altro fratellino che subito mi si è stretto al grembo. Mi sono, per così dire, circondata di infanzia, riuscendo a colmare quel vuoto che avevo dentro. La spontaneità e l’innocenza di questi bimbi mi permette di invecchiare in modo sereno, di placare l’irruenza del mio carattere, lasciando spazio a una Raffaella più pacata, razionale e paziente.
Raffaella Carrà