È iniziata la nuova era delle protesi robotiche: non più solo l’arto artificiale per rimpiazzare quello che non c’è più, per amputazione o perdita di funzionalità, ma un vero kit che comprende anche tutori “intelligenti” per bilanciare il movimento, evitare le cadute e interpretare le intenzioni di chi li indossa. La prima realtà è Cyberlegs (The CYBERnetic LowEr-Limb CoGnitive Ortho-prosthesis), progetto triennale europeo da 2,5 milioni di euro coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che si è appena concluso, dopo il successo dei primi test condotti su 11 volontari alla Fondazione Don Carlo Gnocchi di Firenze.
L’arto bionico per tornare a camminare
La sfida di bioingegneri e ricercatori, iniziata nel 2012, era di restituire la capacità di camminare a persone sottoposte ad amputazione transfemorale (della gamba, al di sopra del ginocchio), la più difficile da compensare attraverso le protesi meccaniche finora disponibili. Il dispositivo progettato è costituito da un arto bionico che comunica con scarpe “intelligenti”, dotate di sensori che rilevano la pressione durante il cammino e l’inerzia, e un sistema miniaturizzato, indossabile in uno zainetto, che riceve i segnali del movimento e trasmette a sua volta la cadenza del ritmo. Attraverso una comunicazione bidirezionale, i pazienti che hanno sperimentato l’innovativa gamba robotica sono stati capaci di camminare, sedersi, alzarsi, salire e scendere le scale, mantenendo movimenti simmetrici e minimizzando il rischio di cadute.
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