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Cefalea ortostatica: cause, sintomi, diagnosi e terapie

Il mal di testa si scatena stando in piedi, e il dolore può scendere al collo e alle spalle ed essere accompagnato da nausea e un ronzio continuo alle orecchie. L'esperto di OK Enrico Ferrante spiega come affrontarla e in quali casi utilizzare il cosiddetto blood patch

Focus sulla cefalea ortostatica a cura di Enrico Ferrante, direttore del Centro cefalee dell’Ospedale Niguarda di Milano

La cefalea ortostatica, il male che ha colpito anche George Clooney, è un particolare dolore alla testa che compare quando si sta in posizione eretta (dal greco «orto», che significa diritto) e si attenua o, addirittura, svanisce quando ci si sdraia. Questo tipo di mal di testa, che è stato diagnosticato per la prima volta a inizio degli anni Novanta e da allora sempre più studiato, colpisce circa cinque persone ogni 10mila. 

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Cause

La cefalea ortostatica si sviluppa a causa della perdita o della riduzione di quantità del liquor cerebrospinale all’interno della teca cranica, sostanza che protegge il midollo spinale e il cervello. La cefalea può essere di tipo primario: cioè sorgere spontaneamente a causa della debolezza congenita della membrana durale o in seguito a forte tosse, una caduta o un colpo di frusta, cioè piccoli traumi capaci di far diminuire la pressione del liquor. Oppure, nel 30% dei casi circa, può essere di tipo secondario, cioè comparire in seguito a puntura lombare o ad altri interventi chirurgici.

Sintomi

Nel 70% dei casi diagnosticati oltre ai dolori alla testa, concentrati in genere sulla sola fronte o nella zona occipitale oppure estesi a tutto il cranio, compaiono anche altri sintomi. I più frequenti sono mal di collo e di spalle, nausea, vomito e disturbi uditivi, come un ronzio continuo nelle orecchie (il cosiddetto acufene) e la sensazione di ovattamento come in alta montagna o sott’acqua. In qualche caso, meno frequente, i fastidi alle orecchie sono gli unici sintomi, per cui risulta più complicato diagnosticare la malattia. Possono comparire anche disturbi visivi, come la diplopia, cioè la visione doppia. Nei casi più gravi, invece, i pazienti affetti da cefalea ortostatica possono entrare in coma, sviluppare ematomi subdurali oppure trombosi seno-cerebrale. La durata dell’emicrania è variabile. Il dolore si può risolvere da solo in una giornata oppure durare a lungo.

Diagnosi

Alla comparsa dei sintomi è bene rivolgersi al pronto soccorso oppure al proprio medico che indicherà uno specialista. La cefalea ortostatica sarà, poi, diagnosticata dal neurologo dopo un esame clinico del paziente e confermata da una risonanza magnetica dell’encefalo. 

Terapie

Nel 90% dei casi la cefalea ortostatica si risolve spontaneamente dopo un lungo riposo a letto, anche per quattro o otto settimane, durante il quale il paziente dovrà idratarsi molto.

Altrimenti si ricorre a un trattamento, piuttosto veloce ma delicato. Il cosiddetto blood patch, una sorta di tappo composto dal sangue del paziente impastato con colla di fibrina che viene iniettato nello spazio epidurale del midollo per bloccare il gocciolamento di liquido cerebrospinale. Il blood patch si effettua in anestesia locale e dura circa mezz’ora. Al termine del trattamento, il paziente viene inclinato di 30 gradi circa a testa giù. In questa posizione, che dovrà essere mantenuta per diverse ore, il sangue scorre per gravità verso la colonna cervicale e la testa in modo da chiudere il punto di fistola.

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